Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Tutte le cellule terroristiche sono le responsabili a Gaza delle eliminazioni locali Analisi di Shachar Kleiman
Testata: israele.net Data: 28 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: Shachar Kleiman Titolo: «Non solo Hamas. Gaza pullula di gruppi armati che mirano al controllo della popolazione e degli aiuti umanitari con un solo obiettivo: guerra eterna allo stato ebraico»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un'analisi di Shachar Kleiman tradotto dal Israel HaYom, dal titolo "Non solo Hamas. Gaza pullula di gruppi armati che mirano al controllo della popolazione e degli aiuti umanitari con un solo obiettivo: guerra eterna allo stato ebraico".
Shachar KleimanDopo l'eliminazione di gran parte della leadership di Hamas, tra cui Muhammad Sinwar, il movimento appare indebolito, lasciando spazio ad altri gruppi terroristici attivi nella Striscia di Gaza. Oltre alla Jihad Islamica Palestinese, sostenuta dall’Iran, operano oltre 15 fazioni, tra cui i Comitati di Resistenza Popolare, le Brigate Mujaheddin, i Fronti marxisti e cellule legate a ISIS e al-Qaeda. Molti di questi gruppi agiscono in autonomia o con appoggi esterni. La frammentazione del potere rende difficile ogni ipotesi di disarmo. Il futuro di Gaza è incerto e intriso di islamismo
Scrive Shachar Kleiman: Con la probabile eliminazione di Muhammad Sinwar, Hamas si ritrova quasi completamente priva di dirigenza.
Le figure rimanenti sono i comandanti di battaglione della sua ala militare che dovrebbero assumere il controllo: Izz al-Din al-Haddad e Raed Saad.
Secondo le valutazioni israeliane, anche il comandante del battaglione di Rafah, Muhammad Shabana, era presente nel bunker sotto l’Ospedale Europeo a Khan Yunis e sarebbe rimasto ucciso insieme a Muhammad Sinwar.
Inoltre, la maggior parte dei membri dell’ufficio politico di Hamas a Gaza, il cosiddetto governo-ombra, sono stati eliminati o sono fuggiti all’estero.
In questo contesto, sembra che sia destinata a rafforzarsi la posizione di altre organizzazioni terroristiche di Gaza. Non si tratta solo della Jihad Islamica Palestinese, che riesce ancora occasionalmente a lanciare razzi verso le comunità israeliane.
Nella Striscia sono attivi più di 15 altri gruppi e cellule minori. Alcuni operano come gregari dell’Iran, altri sono allineati con lo Stato Islamico (Isis) e al-Qaeda.
Jihad Islamica Palestinese: il feroce “fratello minore”. Alla vigilia del massacro del 7 ottobre, si stima che circa 10.000 terroristi operassero sotto l’egida della Jihad Islamica Palestinese: il secondo gruppo più grande a Gaza, fondato nel 1981 da Fathi Shaqaqi ispirandosi alla Rivoluzione islamica komeinista in Iran.
Gli esperti ritengono che oggi sia direttamente subordinato alle Guardie Rivoluzionarie della Repubblica Islamica e che riceva decine di milioni di dollari di sostegno.
A differenza di Hamas, i vertici della Jihad Islamica Palestinese sono tutti basati all’estero: il Segretario generale Ziyad al-Nakhalah, il suo vice Muhammad al-Hindi e il comandante dell’ala militare Akram al-Ajouri.
La struttura a Gaza rispecchia i 24 battaglioni di Hamas, ognuno responsabile di un settore diverso.
Dopo il crollo del regime di Assad in Siria, che la Jihad Islamica Palestinese aveva sostenuto per via della sua fedeltà all’Iran, la presa del potere da parte di ribelli islamisti ha portato all’arresto di diversi capi della Jihad Islamica Palestinese e alla rimozione di altri.
I Comitati di Resistenza Popolare: più estremisti di Hamas. La terza organizzazione per grandezza a Gaza, dopo Hamas e Jihad islamica, sono i Comitati di Resistenza Popolare, che gestiscono un’ala militare nota come Brigate Salah al-Din.
All’inizio della guerra è stato eliminato il loro comandante, Raafat Harb Hussein Abu Hilal. Il gruppo è composto da defezionisti di Hamas, Fatah, Fronte Popolare e altre fazioni.
I Comitati vennero fondati durante la seconda intifada (l’intifada delle stragi suicide dei primi anni Duemila ndr) da Abu Jamal Samhadana, un terrorista palestinese che aveva collaborato con Hamas.
Il gruppo ha scavato molti tunnel per il contrabbando lungo il Corridoio Filadelfia (al confine fra Gaza ed Egitto) e ha goduto del sostegno di Hezbollah e dell’Iran.
Il fondatore, Samhadana, venne ucciso in un attacco aereo israeliano nel giugno 2006, cosa che determinò una scissione del gruppo in tre fazioni: il nucleo dei Comitati di Resistenza Popolare, il Movimento di Resistenza Popolare e Jaysh al-Islam (Esercito dell’Islam).
Questi ultimi due sono associati al potente clan Durmush, che gestisce diverse milizie armate a Gaza. Alcune di queste in passato avevano legami con Fatah (il movimento che fa capo ad Abu Mazen ndr) e persino con Mohammad Dahlan (ex esponete di Fatah ed ex capo a Gaza del Servizio di Sicurezza Preventiva dell’Autorità Palestinese, oggi esiliato da Abu Mazen ad Abu Dhabi ndr).
Inizialmente, questi gruppi cercarono di insidiare il potere di Hamas in collaborazione con Fatah. In seguito, divennero persino più radicali.
Una settimana fa, fonti palestinesi citate dal quotidiano saudita Asharq Al-Awsat hanno riferito che Ahmad Sarhan, un membro di spicco dei Comitati verosimilmente responsabile del rapimento di israeliani il 7 ottobre, è stato ucciso da un’unità delle forze speciali israeliane penetrate nel centro di Khan Younis.
Brigate Mujaheddin: la fazione dietro agli omicidi della famiglia Bibas. Un altro gruppo terroristico che ha fatto notizia sono le Brigate Mujaheddin. Questa fazione si è separata da Fatah a metà degli anni Duemila e include ex membri delle Brigate Martiri di Al-Aqsa di Fatah.
Come altri gruppi, partecipava alla “sala operativa congiunta” delle fazioni palestinesi a Gaza, guidata da Hamas. Collaborava con agenti di diverse organizzazioni e operava sotto la protezione di Hamas.
I terroristi delle Brigate Mujaheddin sono implicati nel rapimento e assassinio di Shiri, Kfir e Ariel Bibas. Vi prese parte anche una fazione minore chiamata “Signori del Deserto”.
Come Hamas, Jihad Islamica e Jaysh al-Islam, questi gruppi aderiscono al salafismo, una corrente fondamentalista islamica che mira a far rivivere l’era dei “Compagni del Profeta” e istituire un califfato che evoca quello del VII secolo.
Mentre Hamas ha una strategia a lungo termine che affonda le sue radici nella Fratellanza Musulmana, questi altri gruppi credono nella jihad immediata e nell’epurazione degli “infedeli”.
Il Fronte Popolare e il Fronte Democratico: un retaggio di terrorismo e frazionismo. Altri due gruppi terroristici che operano a Gaza sono il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP). Un tempo allineati all’ideologia marxista-leninista e al blocco sovietico, entrambi mantengono oggi legami con l’Iran e Hezbollah e hanno preso parte al massacro del 7 ottobre.
Il Segretario Generale del FPLP, Ahmad Saadat, sta scontando in Israele una condanna a 30 anni di carcere per aver orchestrato l’assassinio nel 2001 del Ministro del turismo israeliano Rehavam Ze’evi. Durante le trattative per il rilascio degli ostaggi, Hamas avrebbe chiesto il suo rilascio insieme ad altre figure iconiche del terrorismo palestinese.
Il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP) si è separato dal Fronte Popolare (FPLP) alla fine degli anni ’60. Il suo leader novantenne, Nayef Hawatmeh, risiede in Siria. Il gruppo ha riportato decine di morti tra i suoi combattenti durante gli scontri con le Forze di Difesa israeliane.
Un’altra fazione presente nella “sala operativa” di Hamas è il “Fronte Popolare-Comando Generale”, fondato nel 1968 da Ahmad Jibril dopo che aveva rotto con il Fronte Popolare (FPLP) per restare fedele al regime siriano di Hafez Assad.
Jibril è morto nel 2021. L’attuale Segretario generale, Talal Naji, di stanza a Damasco, è stato brevemente detenuto questo mese dal nuovo regime islamista siriano guidato da Ahmad al-Sharaa (Abu Mohammad al-Julani).
Cellule indipendenti: subappaltatori di Hamas. A Gaza operano anche diverse cellule terroristiche composte da defezionisti di Fatah, raggruppate in almeno quattro Brigate Martiri di Al-Aqsa “indipendenti”, finanziate dall’Iran.
Un altro gruppo, il Movimento Palestinese dei Cercatori di Libertà, è stato fondato da Ahmad Abu Hilal, che lo ha guidato fino al 2021 prima di giurare fedeltà ad Hamas. Come altre propaggini di Fatah, questi agenti agiscono spesso come subappaltatori di Hamas.
Fin qui abbiamo identificato 12 organizzazioni che collaborano con Hamas: la Jihad Islamica Palestinese, i Comitati di Resistenza, i tre Fronti, quattro fazioni delle Brigate Al-Aqsa, il gruppo di Abu Hilal, le Brigate Mujaheddin e i “Signori del Deserto”.
Questi gruppi hanno persino svolto addestramenti congiunti prima della guerra, coordinati da Ayman Nofal, comandante della Brigata Campi Centrali di Hamas, poi ucciso durante il conflitto.
Stato Islamico e Al-Qaeda: fedeli solo a se stessi. A Gaza sono inoltre attive diverse cellule terroristiche non affiliate a Hamas, che mirano a creare califfati fedeli allo Stato Islamico o al-Qaeda.
La principale fazione legata ad al-Qaeda è Jaysh al-Islam che, come detto, si è scissa dai Comitati di Resistenza e ha legami con il clan Durmush. È interessante notare che all’inizio della guerra questo clan era addirittura considerato un canale per gli aiuti umanitari.
Nel 2007, Jaysh al-Islam rapì il giornalista britannico Alan Johnston, che venne rilasciato dopo quattro mesi. Altri due giornalisti americani furono rapiti da una cellula legata a Jaysh al-Islam, nota come “Brigate della Santa Jihad”.
Insieme a Hamas e ai Comitati di Resistenza Popolare, Jaysh al-Islam fu coinvolto nel rapimento nel 2006 del soldato israeliano Gilad Shalit (rilasciato solo nel 2011 in cambio della scarcerazione di 1.027 terroristi detenuti, fra cui Yahya Sinwar ndr).
Funzionari egiziani accusano queste cellule di collaborare con agenti dello Stato Islamico nella Penisola del Sinai e d’essere implicate nell’attentato del gennaio 2011 alla chiesa copta dei Santi Marco e Pietri, ad Alessandria (23 morti ndr). Il gruppo ha rivendicato la responsabilità anche di altri attacchi terroristici in Egitto.
Disarmare Gaza? In definitiva, esaminare la mappa del potere dei gruppi terroristici a Gaza porta a una conclusione che fa riflettere.
Nonostante i vari piani per disarmare la Striscia nell’ambito di un accordo post-Hamas, l’elevato numero di fazioni armate solleva seri dubbi sulla fattibilità di tale obiettivo. Molti di questi gruppi non sono fedeli a Hamas e rispondono a potenze straniere come l’Iran.
Data questa complessità, il futuro di Gaza alla fine della guerra rimane più incerto che mai.
(Da: Israel HaYom, 21.5.25)
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