Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Le divergenze tra Trump e Netanyahu Analisi di Niram Ferretti
Testata: Informazione Corretta Data: 14 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: Niram Ferretti Titolo: «Le divergenze tra Trump e Netanyahu»
Le divergenze tra Trump e Netanyahu Commento di Niram Ferretti
Trump e Netanyahu non condividono più gli stessi interessi. Lo scenario mediorientale cambia rapidamente e non a vantaggio di Israele
Lo scenario mediorientale sta cambiando rapidamente e in un modo che a Israele porta vantaggi minimi. Nonostante i comunicati ufficiali secondo i quali tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu i rapporti permangono solidi, l’evidenza dice altro.
Nel suo viaggio in Medioriente che lo vede protagonista a Riad, Doha, e Abu Dhabi, tappe di lucrosi deals, si profila anche una convergenza che non è solo economica ma politica. L’attore principale è il Qatar, il minuscolo ricchissimo Stato che da anni gioca più ruoli in commedia, promotore del jihadismo, grande investitore in Occidente e mediatore su più molteplici tavoli.
L’uomo di maggiore fiducia di Trump, suo vecchio sodale, Steve Witkoff, con il Qatar ha una consolidata familiarità, fatta di affari, tra cui l’acquisto per oltre seicento milioni di dollari di un suo albergo a New York che non stava andando bene. A Witkoff, Trump ha delegato i principali dossier di politica estera, quello relativo alla crisi russo-ucraina, quello relativo a Israele e quello relativo all’Iran, facendone di fatto il vero Segretario di Stato al posto di Marco Rubio.
E’ stato Witkoff che a gennaio, pochi giorni prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca ha imposto a Netanyahu dietro mandato di Trump, l’accordo con Hamas al quale aveva strenuamente resistito fino a quando Biden era rimasto in carica. Sempre Witkoff ha suggerito che con Hamas bisogna dialogare direttamente, rompendo la prassi di tutte le amministrazioni precedenti. Di seguito ha dichiarato in una intervista a Tucker Carlson che Hamas non è poi così radicalizzato.
La recente liberazione dell’ostaggio americano Edan Alexander è frutto della sua disinvoltura. Ma se Hamas non è così radicalizzato perché non lasciarlo a Gaza? Il Qatar ne sarebbe lieto, e anche l’Iran. Se accettasse di disarmarsi e di liberare i restanti ostaggi, si potrebbe metterlo ai margini in un futuro governo di coalizione, magari retto da Fatah. Tutto questo implica però una cosa, che la guerra a Gaza abbia fine. E’ questo che Trump desidera e che desiderano anche gli arabi e gli sciiti. Il grande problema di Netanyahu è attualmente proprio questo, una guerra troppo lunga che ha fatto a pezzi internazionalmente l’immagine di Israele sotto l’onda d’urto della propaganda, una guerra che Israele non ha vinto e che prima Biden e ora Trump, vogliono archiviare.
Se Netanyahu pensava di ritrovare alla Casa Bianca l’inquilino di otto anni fa, pronto a fare a Israele concessioni straordinarie, da Gerusalemme capitale alla dichiarazione di sovranità israeliana sul Golan, alla marginalizzazione dell’Autorità Palestinese, ha dovuto ricredersi, soprattutto quando dopo la visita a Washington del 7 aprile, Trump ha congelato il programmato attacco israeliano ai siti nucleari iraniani annunciando di preferire i negoziati. Si è trattato di una doccia fredda, a cui è seguito di rincalzo il leak del piano, nei suoi dettagli portanti, fatto pervenire al New York Times. C’è stato poi il negoziato separato con gli Houti che Trump ha annunciato di sorpresa senza avere informato l’alleato, appena dopo che i ribelli yemeniti avevano lanciato un missile vicino all’aeroporto di Tel Aviv.
La seconda doccia fredda, per Netanyahu potrebbe arrivare oggi da Doha, dove Trump, in presenza dell’Emiro Al Thani potrebbe dichiarare che la guerra a Gaza ha già causato troppi morti, che è necessario un ulteriore e definitivo negoziato con Hamas per la liberazione degli ostaggi a seguito del quale la guerra deve terminare, il che implicherebbe la non sconfitta di Hamas. Musica per gli orecchi del Qatar e dell’Iran.