Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Testata: Libero Data: 13 maggio 2025 Pagina: 2 Autore: Matteo Legnani Titolo: «Zelensky va a Istanbul. Putin invece fa il prezioso E Donald prepara il blitz»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/05/2025, a pag. 2, con il titolo "Zelensky va a Istanbul. Putin invece fa il prezioso. E Donald prepara il blitz" la cronaca di Matteo Legnani.
Erdogan si offre ancora come mediatore fra Russia e Ucraina. Zelensky accetta subito e vola a Istanbul, Putin no. A dimostrazione che l'Ucraina vuole seriamente la pace, la Russia no. Trump non vuole mancare e, anche se non conferma, potrebbe fare anche lui una presenza al tavolo negoziale turco.
Ci sarà sicuramente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Mentre il Cremlino non ha ancora precisato se ci sarà il presidente russo Vladimir Putin. Ma il carico da 90 che potrebbe rendere il primo vertice tra Russia e Ucraina un passo davvero decisivo nella soluzione del conflitto tra i due Paesi, potrebbe essere la presenza del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che nel primo pomeriggio di ieri ha annunciato che dopodomani a Istanbul potrebbe esserci anche lui.
«L'incontro di giovedì in Turchia sull’Ucraina sarà molto importante e ne usciranno buone cose», aveva detto Trump alla Casa Bianca, commentando la conferma della presenza da parte di Zelensky.
Poi il tycoon, a sorpresa, ha aggiunto: «Sto pensando di volare all'incontro di Istanbul, c'è una possibilità che ciò si verifichi, se penso che accadranno delle cose».
GUERRA DI NERVI In primis, la presenza in persona di Vladimir Putin. Il presidente russo, infatti, dopo aver lanciato al suo avversario la proposta di colloqui faccia a faccia tra i rispettivi Paesi a Istanbul per la soluzione del conflitto, non ha fatto sapere se ci sarà o meno, anche dopo che ieri mattina Zelensky ha confermato che lui in Turchia ci sarebbe andato comunque, pur in assenza di un cessate il fuoco da parte di Mosca che era stato richiesto, oltre che da Kiev, anche dai leader della Ue come condizione preliminare per l’avvio dei colloqui.
Nelle ultime ore Mosca, ignorando quelle richieste, ha annunciato la conquista di un altro villaggio nella regione di Donetsk dopo aver lanciato nella notte 108 droni sul territorio ucraino, proseguendo l'azione militare martellante delle ultime settimane. Sempre ieri, un raid aereo russo a Sumy ha colpito un'auto su cui viaggiavano alcuni lavoratori del settore energetico ucraino, uccidendo l'autista e ferendo altre tre persone.
«I russi stanno ignorando completamente l'offerta di un cessate il fuoco. Continuano ad attaccare le posizioni ucraine lungo tutta la linea del fronte. Mosca spreca un'altra opportunità per porre fine alle uccisioni. Ciò dimostra ancora una volta che l'unico obiettivo della Russia è prolungare la guerra». Così si è espresso su X il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, aggiungendo che «al contrario, l'Ucraina sta compiendo ogni sforzo per porre fine alla guerra e dare una possibilità alla diplomazia».
Ma se, a malincuore, Zelensky (e anche gli Stati Uniti) paiono essersi arresi alla possibilità che giovedì i colloqui di pace inizino pur in assenza di una tregua nei combattimenti (a favore della quale ieri si è espressa anche la Cina), altrettanto non sta accadendo sul fronte degli alleati europei di Kiev.
All'indomani dell'incontro che nella capitale ucraina ha visto convergere i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna, il gruppo ha mantenuto la linea dura nei confronti di Mosca, minacciando ulteriori sanzioni nei confronti della Russia se quest'ultima non accetterà di deporre le armi entro la giornata di domani, ossia alla vigilia dei colloqui.
A margine della riunione dei ministri degli Esteri del cosiddetto Gruppo di Weimar allargato a Kiev tenutasi ieri a Londra, la responsabile per la Politica estera dell'Unione europea Kaja Kallas ha definito «gravissime» le operazioni militari condotte da Mosca nelle ultime ore, ha ribadito «la necessità di rafforzare le pressioni sulla Russia» e si è mostrata scettica su sulle sue reali intenzioni del Cremlino «che continua a fare giochetti».
Da Mosca sono arrivate reazioni piccatissime: il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito l’ipotesi del un cessate il fuoco «un approccio semplicistico e inappropriato» e aggiunto che «il linguaggio degli ultimatum non è accettabile per la Russia, perché non si può parlare alla Russia in questo modo. Siamo comunque pronti a cercare seriamente soluzioni per una soluzione pacifica a lungo termine del conflitto» ha aggiunto Peskov.
VOLENTEROSI A questo punto potrebbe essere legittimo chiedersi se e in che misura la linea dura dei “volenterosi” europei alleati di Kiev possa effettivamente giovare alla causa di quest’ultima o, invece, rappresentare l’ennesimo pretesto al quale Mosca potrebbe aggrapparsi per far saltare ancora una volta tutto. Zelensky non ha voluto commentare la presa di posizione dei suoi alleati europei, preferendo invece esprimere grande soddisfazione per quanto dichiarato da Donald Trump: «Le sue sono parole molto importanti. Tutti noi in Ucraina apprezzeremmo se il presidente Trump potesse essere presente a questo incontro in Turchia. È un'idea giusta. Possiamo cambiare molto», ha dichiarato su X il presidente ucraino, che ieri ha anche avuto il primo colloquio telefonico con il nuovo Papa Leone XIV, invitandolo in visita nella capitale Kiev.
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