Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Siamo già sottomessi perché siamo stupidi Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti Data: 11 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Siamo già sottomessi perché siamo stupidi»
Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Siamo già sottomessi perché siamo stupidi".
Giulio Meotti
Siamo stupidi o sottomessi all'islam? Entrambe le cose: siamo sottomessi perché stupidi
“Siamo stupidi o sottomessi?”, chiedevo giorni fa riguardo all’asilo cattolico in Veneto che ha portato i bambini a prostrarsi in moschea. Ha ragione l’acuta lettrice che mi ha risposto: “Siamo già sottomessi perché siamo stupidi”.
Lo siamo da quando, anziché dismettere il senso di colpa politicamente corretto che inibisce l’Occidente, abbiamo deciso, con il corteggio vile della presa di distanza dei governi europei e della nostra casta intellettuale, di lasciare solo e di dannare Benedetto XVI, dopo che osò affermare l’ovvio a Ratisbona, ovvero la differenza fra la nostra e la loro civiltà e l’intimo collegamento della predicazione islamica e della violenza come mezzo di conversione, e lo scandalo della verità ratzingeriana fu sepolto dalla diplomazia vaticana e dal chiacchiericcio giornalistico.
Scrive sull’ultimo New Statesman quello che è, a mio avviso, il filosofo più originale del nostro tempo, il liberale inglese John Gray:
“La Cristianità occidentale è priva di qualsiasi identità che la distingua dalle mode del momento e la Chiesa cattolica sotto Papa Francesco ha rispecchiato la confusione dello zeitgeist. Intanto, come la globalizzazione avrebbe dovuto diffondere il capitalismo democratico, l’immigrazione di massa avrebbe dovuto portare alla conversione ai valori liberali. Ma sta accadendo il contrario. Tra una generazione o giù di lì, se le tendenze attuali persistono, l’Europa che conosciamo sarà un lontano ricordo”.
Basta leggere l’intervista al Corriere della Sera di Stefania Bazzo, direttrice della scuola dell’infanzia cattolica di Susegana (Treviso). Un documento rivelativo di quello che dice Gray.
“Ci crediamo molto e dopo tutto il dibattito che si è scatenato ci siamo resi conto che serve fare ancora di più perché l’inclusione e l’accoglienza arrivino nelle scuole ma anche nella società che troppo spesso ha paura” ha detto la Bazzo.
Ora, non mi aspetto che Ilaria Salis o Massimo Gramellini o Corrado Augias (questo tronfio commissario della cultura che irrideva il fisico di Eugene Ionesco per il suo anticomunismo) o tutta la desolante parata di caporali della “cultura” parlino una lingua diversa da questa di legno. Ma la direttrice di scuola cattolica?
Non c’è davvero più religione e ha ragione John Gray: siamo al capolinea.
Non lontano dall’asilo cattolico, un professore ha pensato di esonerare i musulmani dallo studio della Divina Commedia di Dante.
I bambini veneti sono stati dunque portati alla moschea Emanet, che era già finita sotto controllo per la presenza di estremisti islamici.
“Sono rimasti molto colpiti dal grande tappeto rosso, si sono spontaneamente seduti a terra” racconta la Bazzo. Hanno tutti pregato. “Sì e per la pace. I bambini hanno imitato un gesto che era stato descritto dall’imam per spiegare le modalità di preghiera dei musulmani. Questa è una delle cose più belle dei bambini: sono curiosi”.
Dunque, secondo la direttrice dell’asilo i bambini avrebbero fatto tutto da soli, ispirati forse da Allah. Ma la foto pubblicata su Facebook mostra i piccoli che, alla maniera dei musulmani, pregano tutti con la faccia sul pavimento. In nome della “pace”. Pacifisti che pensano di dare lezioni morali agli israeliani che rifiutano la conversione all’Islam dopo 500 giorni nei tunnel di Gaza.
Poi la direttrice di Susegana ha detto che i bambini musulmani dell’asilo preparano il presepe, che problema c’è a portare i cristiani a prostrarsi verso la Mecca?
I bambini dell’asilo di Susegana (Veneto)
Ora, se non comprendiamo la differenza fra un presepe e sottomettersi ad Allah in moschea, significa che qualcosa nella nostra comprensione è definitivamente saltato.
Anche i vertici della Chiesa “benedicono” la preghiera dell’asilo in moschea. “Aprirsi al dialogo interreligioso - scrive la diocesi di Vittorio Veneto- richiede una reale reciprocità, che nel caso di Ponte sulla Priula è effettivamente vissuta”. Lo certifica un monsignore, Dino Pisolato, direttore della Caritas diocesana e vicario del patriarca.
Da Avvenire si legge: “Dello stesso parere il Pd provinciale di Treviso”. Poca sorpresa, qui.
Così ha fatto anche la Maisonnette, scuola privato italo-francese di Roma: “Nella giornata di oggi le classi seconda e terza hanno fatto visita alla moschea El Fath di Roma. Qui hanno avuto la possibilità di dialogare con l’imam Sami Salem, il capo religioso della struttura”. Nel video di apertura, realizzato dalla moschea, si vedono le bambine della scuola elementare di Roma che si velano, l’imam che le abbraccia, la musica allegra di sottofondo.
In Inghilterra le visite scolastiche alle moschee sono una operazione di propaganda: andate sul sito visitmymosque e troverete un elenco dei siti islamici che accolgono gli studenti britannici. E speriamo che avvengano almeno nella metà di moschee inglesi non affiliate ai Talebani.
Ha ragione Souad Sbai quando, sull’asilo veneto, parla di “una strategia di islamizzazione soft, soprattutto in un contesto di crisi demografica e di crescente influenza dell’Islam politico in Europa”.
Inutile sorprendersi che in Francia ogni anno ci siano 5.000 conversioni all’Islam.
Quando l’istituto tecnico di Pioltello ha chiuso per il Ramadan, l’esperto di Islam di Avvenire, Paolo Branca, ha elogiato il “modello Pioltello” sul giornale dei vescovi e la diocesi di Milano ha approvato la chiusura per l’Islam: “Dialogo fra le religioni”.
Sono quelli che si dichiarano cattolici ma che a Lepanto avrebbero tifato Alì Pascia.
Mi torna in mente il mullah norvegese Krekar, estradato in Italia tre anni fa e ora in carcere a San Vittore, che ha detto degli europei: “Non sono riusciti a cambiarci. Siamo noi che li cambieremo”. L’imam di Susegana, e forse anche il monsignore, sarebbe d’accordo.
Quello che più sorprende è che siano riusciti in soli dieci anni a cambiare anche la Chiesa.
Dopo Ratisbona, infatti, come ha scritto Boualem Sansal sulla Revue des Deux Mondes, “per la Chiesa è stato solo un susseguirsi di stordimenti e autocensure, un atteggiamento suicida nel contesto segnato dalla vertiginosa espansione di un arrogante Islam esclusivista e radicale. È come vivere ai piedi di un vulcano e non capire che si prepara a scoppiare”.
Si potrebbe chiudere la questione citando la Madonna col burqa allestita nel presepe da un parroco di Potenza.
Ma la questione è davvero ben più seria. Stiamo assistendo, come scrive John Gray, allo zeitgeist (woke e filo-islamico) che si è impadronito della Chiesa.
Quando i musulmani pregarono davanti a San Petronio, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, attaccò “una sfida alla nostra civiltà che ha come obiettivo islamizzare l'Europa”. E il vescovo Ernesto Vecchi, vicario generale della diocesi di Bologna, disse: “È una sfida al nostro sistema democratico e culturale. C'è un progetto pilotato da lontano. Cosa prevede? L'islamizzazione dell'Europa”. Un altro vescovo, Alessandro Maggiolini di Como, disse che a questo ritmo sarà “necessario insegnare il Corano nelle scuole e tenere conto del venerdì come festa comandata”.
Non ci sono più figure come Carlo Liberati, arcivescovo di Pompei, che ha detto che Italia ed Europa "diventeranno musulmani" a causa della nostra "stupidità".
Non c’è più la Chiesa del cardinale Giacomo Biffi, che intervenendo a un seminario spiegò, anticipando i guasti del multiculturalismo, che “i musulmani hanno un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra, fino alla poligamia, e una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicché la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede, anche se aspettano prudentemente a farla valere di diventare preponderanti”.
Ora c’è la Chiesa dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia che dialoga con l’imam Baya, quello della preghiera jihadista all’Università di Torino.
C’è la chiesa di Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e capo dei vescovi, che troviamo seduto al fianco dell’imam Khan, espulso dall’Italia per i sermoni pro Hamas. Lo stesso Zuppi che vorrebbe le feste islamiche nelle nostre scuole.
Ora c’è la chiesa che celebra il Ramadan in parrocchia e che dà alle moschee i suoi terreni.
Non sono stati passi falsi, indicano una direzione precisa e lo si vede anche da tutto lo spin mediatico sul conclave: da Aveline, “il cardinale marsigliese del dialogo con l’Islam”, a López Romero, “da sempre al fianco dei migranti e sostenitore del dialogo religioso”.
Non esiste più la Chiesa di Piero Gheddo, il missionario che disse che “l’Islam conquisterà prima o poi la maggioranza in Europa”.
Ora, la moschea Emanet di Susegana dove sono andati a pregare i bambini dell’asilo è turca. E come spiega Gilles Kepel al mensile Causeur, “la Turchia è il luogo in cui i Fratelli musulmani si organizzano per la conquista dell’Europa”.
Oggi la Turchia controlla, direttamente o tramite fondazioni, 400 moschee in Francia, 900 moschee in Germania, 70 moschee in Belgio, 146 moschee in Olanda, 60 in Austria, 27 in Danimarca… Se non è un progetto di islamizzazione, gli assomiglia molto.
La figlia di Erdogan, Esra, sociologa che ha studiato in America a Berkeley e che conosce bene l’Occidente, sui social scrive: “La mezzaluna Islamica vincerà sulla croce dell’Occidente”. Erdogan è meno poetico della figlia e dice ai musulmani europei: “Fate cinque figli, l’Europa sarà vostra”. Memore del suo mento, l’ex primo ministro turco Necmettin Erbakan, che a Ludwigsburg, in Germania, nel 1991 già affermava che “l’intera Europa diventerà islamica e conquisteremo Roma”.
Qualcosa mi dice che non finirà bene tra un clero che porta i bambini cristiani a pregare in moschea e le civiltà delle moschee che vogliono conquistare l’Europa.
Oggi, in piazza San Pietro, la polizia ha fermato tre uomini che tenevano in mano uno striscione che inneggia all’Islam.
Ho sempre pensato che anche un Papa possa dire una serie di scemenze, ma penso che quelle di Francesco e della sua corte di vescovi e cardinali sull’Islam fossero, più che scemenze, scandali da prendere sul serio.
E ora che le porte del conclave si sono chiuse e tutti guardano il comignolo sulla Sistina, mi auguro che il nuovo Papa sia capace di riconoscere, amare e rispettare il frutto migliore della cristianità, ovvero la civiltà occidentale ed europea, che sia custode della libertà di coscienza e di parola, che sappia onorare queste libertà, difendere quella sola civiltà che la promuove e opporsi alle molte ideologie che la calpestano.
Ma nutro poche illusioni: si possono indossare talari, zucchetti e berretti, ma come diceva il Manzoni, il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare.
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