Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il nemico ideale, su cui si può dire tutto. Del 7 ottobre e degli ostaggi ci si è già dimenticati. I terroristi di Hamas a Gaza, vengono trasformati in partigiani, e dal 1948 Israele è la colpa di tutti i mali. Questo è il magico mondo dei pro-Palestina, un mondo di menzogne costruite per giustificare il loro odio antisemita
Dare la colpa allo Stato ebraico non è una novità. Sono i capi d’imputazione che cambiano.
C'è chi, e purtroppo sono molti, gli attribuisce semplicemente la colpa di esistere. A volte si tratta degli stessi che, prima della Seconda guerra mondiale, dicevano agli ebrei che non avevano nulla a che fare con l'Europa e che avrebbero dovuto semplicemente “tornare in Palestina.”
La maggior parte degli altri hanno in comune la scarsa conoscenza dei fatti. Troppo facile, purtroppo, per una giovane generazione che non ha mai sentito parlare della Shoah e che è pronta a credere che gli israeliani abbiano invaso la Palestina nel 1948 ed espulso con la forza le popolazioni “indigene.” E non dite loro che gli ebrei vivono lì da migliaia di anni e che i primi arabi arrivarono solo nel 638 con gli eserciti dell'Islam sotto il califfo Omar. Oggi, termini che evocano il regime razzista del Sudafrica e gli orrori del nazismo, come apartheid e genocidio, vengono sempre più spesso utilizzati contro questo Stato: accuse infondate ripetute fino alla nausea, facilitate dalla maggioranza automatica di cui godono i nemici di Israele alle Nazioni Unite. Ciò porta le anime buone ad esclamare e cantare in coro: ‘Come può, un popolo che si lamenta di aver sofferto così tanto, mostrare tanta indifferenza verso le sofferenze causate agli sfortunati bambini palestinesi di Gaza?’ Ancora una volta, non ha senso sottolineare che Hamas è la causa principale di queste sofferenze, che è stato lui ad aver dato inizio all'attuale scontro e che lui avrebbe potuto porvi fine molto tempo fa liberando gli ostaggi. Ma ciò che non si può fare a meno di notare in queste accuse di indifferenza, è che sono accompagnate da un'indifferenza ancora più scandalosa: l'indifferenza verso le atrocità commesse da orde di palestinesi alimentate dall'odio il 7 ottobre 2023. Primo obiettivo: una festa rave all'aperto, con uomini e donne che ballano e cantano di amore e amicizia. Falciati senza pietà, aggrediti, alcuni catturati e ancora detenuti a Gaza. Poi sono arrivati i raid contro comunità pacifiche, gli stupri, le torture, i bambini uccisi, bruciati, i massacri e nuovi ostaggi trascinati nei sinistri tunnel della Striscia di Gaza. 59 di loro sono ancora lì dopo quasi 600 giorni. Coloro che hanno avuto la fortuna di riconquistare la libertà, denunciano violenze fisiche e sessuali e abusi psicologici. Parlano di privazione di cure e cibo e di condizioni di detenzione disumane. E queste storie vengono accolte con un'indifferenza non meno disumana. Nemmeno una condanna da parte delle Nazioni Unite, nessuna manifestazione di massa. Queste ultime sono riservate ai “poveri palestinesi” che il 7 ottobre hanno applaudito le nefandezze di Hamas. Hamas, che ancora oggi sogna palesemente un nuovo 7 ottobre. Pensiamo a questi versi di Corneille: “Cosa?, vorresti essere risparmiato, e non hai mai salvato nulla! Pensa ai fiumi di sangue in cui si è bagnato il tuo braccio!” (“Cinna”, atto IV, scena 2)