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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
11.05.2025 Sinistra appesa al sogno
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 11 maggio 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Sinistra appesa al sogno della rissa Leone-Trump»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 11/05/2025, a pag. 1, con il titolo "Sinistra appesa al sogno della rissa Leone-Trump", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Ci sarà lo scontro fra il presidente e il papa? Fra Trump e Leone XIV non si vede alcuna ostilità, ma i commentatori di sinistra pregustano il match e sperano che il capo della Chiesa universale dia una base spirituale alla loro lotta contro "l'uomo arancione".

Il mestiere dell’opposizione è – per definizione – quello di opporsi, questo è chiaro a tutti. Ma si può vivere di sola contrapposizione frontale? Si può restare intrappolati, anche mentalmente, in una perenne pars destruens senza mai uno straccio di approccio construens?
Il rischio è quello di assomigliare a una squadra di calcio talmente convinta della propria inferiorità fisica, tecnica e tattica, da poter sperare solo – alla vigilia del match – in una raffica di infortuni nello spogliatoio avversario, e poi – a partita iniziata – in qualche spettacolare autogol dell’altra squadra. In assenza di queste circostanze eccezionali, la partita appare già persa prim’ancora del fischio iniziale dell’arbitro.
Ecco: con rispetto parlando, sembra questa – ormai regolarmente – la condizione psicopolitica della sinistra e delle sue appendici mediatiche. È come se fosse venuta meno perfino la speranza di poter persuadere le persone comuni, gli elettori.
E allora cosa resta? Per un verso, la ricerca quotidiana dello scontro finale. Per altro verso, la mostrificazione degli avversari, invariabilmente presentati come “fascisti”, “onda nera”, “destra-destra”. Per altro verso ancora, la speranza di un evento disastroso che colpisca la parte avversa, un rovescio clamoroso, un naufragio devastante. O almeno – ecco la novità applicata all’arrivo sulla scena di papa Leone XIV – l’attesa miracolosa di una lite fiammeggiante tra lui e Donald Trump, la speranza di una rissa lampeggiante tra San Pietro e la Casa Bianca, la preghiera (laica, si capisce) di un incidente che mostri al mondo l’inguaribile nequizia dell’Uomo Arancione.
Per carità: può anche darsi che un’eventualità del genere prima o poi si realizzi. Del resto, a partire dal tema migratorio, non mancano le questioni dove si registra una distanza oggettiva tra il Presidente americano e le convinzioni del nuovo Pontefice.
Ma se invece non si arriva al match di pugilato né presto né in futuro? Se – com’è possibile, anzi come sarebbe naturale – le autorità spirituali dicessero quel che credono e le autorità politiche facessero quel che devono in base al rapporto fiduciario con gli elettori, a quale santo finirebbe per votarsi la sinistra? C’è da quelle parti qualcuno sufficientemente lucido da suggerire uno schema di pensiero diverso rispetto a quello dello sfascio (anzi: dell’auspicio dello sfascio)?
Tra l’altro, non solo questa attesa spasmodica della disgrazia in casa d’altri ha qualcosa di ridicolmente iettatorio. Non solo preclude alla parte progressista di tessere una tela minimamente apprezzabile, e di riproporsi agli elettori – piano piano – come una forza che abbia una sua offerta in positivo. No, c’è anche di peggio: questo tipo di vigilia permanente dell’Apocalisse, questa segnalazione costante dell’arrivo imminente del lupo cattivo, questo richiamo insieme nevrastenico e debole, non convince nemmeno quegli elettori progressisti ai quali tutta questa segnaletica e tutta questa gesticolazione sarebbero rivolte.
Non risulta – allo stato – che dopo l’elezione di papa Leone XIV i cittadini, al di qua o al di là dell’Atlantico, abbiano mutato i loro orientamenti di voto o le loro preferenze politiche.
Non risulta una corsa alla registrazione presso i dem Usa o al tesseramento con la comitiva Schlein-Bonelli-Fratoianni-Magi-Conte & associati. Solo chi è letteralmente “alienato”, cioè chiuso in una bolla di delirio politicista, può pensare che meccanismi mentali così perversi possano riguardare gli elettori comuni, a partire da quelli animati da sentimenti religiosi.
I quali – c’è da immaginare – ascolteranno la voce del Pontefice, impareranno a conoscerne le idee e gli orientamenti, saranno più o meno sensibili ai suoi richiami spirituali. E poi – su un altro piano – continueranno a votare liberamente secondo le proprie convinzioni politiche. “Cesare” e “Dio” sono entità diverse: vale per i laici intelligenti, e vale soprattutto per i credenti più sinceri. Ma a sinistra non l’hanno ancora capito.

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