Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Telefonata Trump-Zelensky Cronaca di Carlo Nicolato
Testata: Libero Data: 10 maggio 2025 Pagina: 16 Autore: Carlo Nicolato Titolo: «Slovacchia e Ungheria alla parata. Da Bucarest Simion annuncia la svolta: meno aiuti a Kiev. Telefonata Trump-Zelensky: «Piano Usa per la tregua»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/05/2025, pag. 16, con il titolo " Slovacchia e Ungheria alla parata. Da Bucarest Simion annuncia la svolta: meno aiuti a Kiev. Telefonata Trump-Zelensky: «Piano Usa per la tregua»", la cronaca di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Trump e Zelensky si sentono di nuovo al telefono per discutere i termini di una tregua in Ucraina. Quando Trump smetterà di fidarsi di Putin? Sarà sempre troppo tardi.
Alla fine tra i leader ribelli dell’Unione Europea si è presentato solo Robert Fico. Della sua partecipazione alla parata di Mosca per il Giorno della Vittoria rimarrà una fotografia in cui stringe la mano a un soddisfatto Vladimir Putin sulle scale del Cremlino. Orban invece ha preferito soprassedere: quando a luglio dello scorso anno aveva incontrato il presidente russo a Mosca da presidente di turno del Consiglio ne era venuto fuori un tale putiferio che stavolta è rimasto a Budapest senza dare troppe spiegazioni.
Tale scelta tuttavia non ha impedito l’ennesimo scontro con il governo ucraino che giusto ieri, in concomitanza con la parata, ha annunciato di aver smantellato una rete di intelligence militare operante nella Transcarpazia e di aver arrestato due agenti che farebbero capo all’Ungheria. Secondo l’intelligence gli obiettivi delle spie erano la raccolta di informazioni sulle difese militari, l’identificazione delle vulnerabilità nei sistemi di difesa terrestre e aerea e la valutazione delle opinioni dei residenti locali in vista di un improbabile schieramento della truppe ungheresi come «contingente di pace».
«PROPAGANDA»
Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha detto di non aver ricevuto alcuna informazione ufficiale in proposito e ha liquidato la faccenda come «propaganda da trattare con cautela». Anche Fico per la verità ha rischiato di non arrivare alla parata. Mentre infatti gli occhi di tutto il mondo erano puntati verso il Vaticano, la Lituania e gli altri Stati baltici hanno chiuso il loro spazio aereo, costringendo il premier slovacco a un’importante deviazione. Il suo aereo per arrivare a Mosca ha dovuto sorvolare Ungheria, Romania, Mar Nero, Georgia e Daghestan russo. Stessa sorte è toccata al leader serbo Vucic, anche lui presente alla parata. La Serbia ovviamente non fa parte dell’Unione Europea ma proprio per questo rischia molto di più della Slovacchia per la quale le conseguenze, salvo malumori e proteste, saranno di fatto nulle.
Belgrado infatti è in lista d’attesa per entrare nella Ue e qualche settimana fa in un intervento molto discusso l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri Kallas aveva avvisato di possibili conseguenze per i candidati che si fossero recati a Mosca per il 9 maggio. «Non riesco proprio a capirlo. Tutti coloro che sostengono la libertà, l'indipendenza e tutti i valori europei dovrebbero essere in Ucraina oggi, nel Giorno dell'Europa, e non a Mosca» ha detto ieri la Kallas riferendosi all’incontro di Leopoli con gli altri ministri europei. Ovviamente tra gli invitati a Mosca o Leopoli non avrebbe potuto esserci il recente vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, George Simion.
Il largo vantaggio ottenuto alla prima tornata fa pensare a una sua possibile agevole vittoria finale e ciò sta destando preoccupazione nelle cancellerie europee, soprattutto per le sue posizioni sulla guerra in Ucraina. Ieri il candidato di destra ha detto in un’intervista di essere un eurorealista e di non nutrire in realtà alcun sentimento anti-ucraino. «La nostra posizione nei confronti della guerra russa è molto chiara. È una guerra russa contro l'Ucraina, contro tutti i trattati internazionali, e le nostre speranze e preghiere sono rivolte a una soluzione pacifica dell’amministrazione Trump in questa regione, perché l'escalation del conflitto Quanto alla parata di Mosca va segnalato ovviamente il discorso di Putin, più breve del solito, in cui ha voluto sottolineare che «la verità e la giustizia sono dalla nostra parte» e che la Russia «è stata e sarà un ostacolo invalicabile al nazismo, alla russofobia e all'antisemitismo e combatterà contro le atrocità commesse dai seguaci di queste convinzioni aggressive e distruttive». Il presidente russo ha fatto per la prima volta riferimento anche al contributo cinese alla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale omaggiando la presenza del presidente Xi Jinping che si trova a Mosca per una visita di 4 giorni e che ha già incontrato per un bilaterale in cui si sono ribaditi amicizia imperitura.
E mentre oggi in Ucraina si terrà una riunione della coalizione dei volenterosi secondo fonti diplomatiche francesi Stati Uniti e Paesi europei sono al lavoro per stendere una proposta di cessate il fuoco di 30 giorni tra Ucraina e Russia, che prevede in caso di rifiuto di Mosca ulteriori sanzioni. In serata il leader ucraino ha chiamato Donald. «È stato un buon colloquio», ha detto Karoline Leavitt, portavoce di Trump, «hanno anche parlato del cessate il fuoco di 30 giorni che il presidente ha propostoe che l’Europa sostiene».
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