Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La 'mostrificazione' dell’ebreo Commento di David Elber
Testata: Informazione Corretta Data: 09 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: David Elber Titolo: «La 'mostrificazione' dell’ebreo»
La 'mostrificazione' dell’ebreo Commento di David Elber
Adesivi antisionisti sulle vetrine di Napoli. Il tutto per solidarizzare con una ristoratrice che ha cacciato clienti israeliani (perché israeliani) dalla sua taverna. Non è azzardato paragonare questo clima di odio a quello degli anni '30: il risultato di un processo di demonizzazione degli ebrei.
Il recente episodio di cronaca che ha visto la cacciata di una famiglia ebraica israeliana da un ristorante di Napoli non deve essere sottostimata nella sua gravità.
Probabilmente, l’aspetto peggiore di questo ignobile episodio è la reazione susseguente: da un lato, una poca e scarsa indignazione, dall’altro, la grande solidarietà mostrata nei confronti della ristoratrice da parte di politici, giornalisti, opinionisti e tantissima gente comune. Non è azzardato fare un paragone con il clima d’odio antiebraico che si è creato negli anni ’30 e, che ha preceduto, lo sterminio fisico degli ebrei. Sì, è proprio da episodi come questo che, in passato, si è giunti all’accettazione dello sterminio degli ebrei europei. È sempre utile ricordare che la distruzione fisica di un popolo è solo l’ultima, e più tragica, tappa di un processo di demonizzazione e autentica “mostrificazione” che inizia con eventi, solo apparentemente, disarticolati di odio, razzismo e boicottaggio. Questi fatti sono la conseguenza di un clima di odio più ampio, che vede i mass media e le università, come autentiche fucine di livore e astio che avvelena l’opinione pubblica. Un po' alla volta, questo clima diventa accettabile, e accettato dalla maggioranza della popolazione e le conseguenze sono le zelanti manifestazioni di così detta “denuncia sociale” come quella di Napoli. Esse sono sempre e solo a senso unico: hanno come obiettivo unicamente gli ebrei. Oggi prudentemente definiti “sionisti” per non essere accusati di antisemitismo. Infatti, nulla è mai è stato fatto nei confronti di altri popoli che sono – o sono stati – in guerra come aggressori o come aggrediti. Tale rigurgito per i “diritti umani” si attiva sono contro gli ebrei, come in passato. Sì perché in passato gli ebrei, di volta in volta, in base alle sfumature politiche dei zelanti paladini dei “diritti”, erano “capitalisti affamatori del popolo”, “sanguisughe della società”, “complottisti nei confronti delle società che li ospitano”, “assassini di bambini” perfino “deicidi”. Il tratto comune con gli odierni paladini dei “diritti umani” è l’accusa di ordire o compiere genocidi ai danni di altre popolazioni. L’accusa odierna di “genocidio” o di “uccidere deliberatamente i bambini” rivolta ai “sionisti” è falsa esattamente come quelle passate ma ciò, nell’opinione pubblica, sembra non avere più importanza, così come ha perso d’importanza la storia della Terra di Israele, del popolo ebraico e della nascita del suo piccolo Stato nazionale. Gli ebrei, ormai, sono colpevoli a prescindere. Per questa ragione, per troppe persone, diventa inutile studiare la storia, capire i fatti, verificare le fonti delle informazioni. Tutto passa in secondo piano. Oggi è diventato inaccettabile “girarsi dall’altra parte” di fronte ai “crimini sionisti”. Per ciò, con la stessa modalità degli anni ’30, diventa accettabile, anzi meritevole, l’applicare sticker, volantini o locandine che inneggiano al divieto di accesso ai “sionisti” (cioè agli ebrei), o al loro boicottaggio nei negozi, nei ristoranti, nelle università. È solo una questione di tempo prima che l’ipocrita termine “sionista” venga sostituito con quello di ebreo (cosa che accade già sui social media). Tale cancellazione degli ebrei dai locali pubblici, dai luoghi del pensiero e dagli spazi comuni è l’anticamera della loro cancellazione fisica e questo con l’assenso silente della gente comune, ridivenuta ingranaggio di un meccanismo di morte: prima civile poi fisica. A tutto questo, si aggiungono le premiazioni di giornalisti, fotografi, registi e scrittori che, senza vergogna o pudore, alterano i fatti, inventano la storia, calunniano, demonizzano e mostrificano un intero popolo. Le scuole e, soprattutto le università, già da anni sono in mano agli inquisitori che propongono corsi nei quali, gli ebrei vengono cancellati dalla storia per ricomparire improvvisamente in Terra di Israele da colonizzatori razzisti, usurpatori e genocidi, mentre lo Stato di Israele è descritto come un illegittimo risarcimento ai danni di un altro popolo.
Di questa orrenda involuzione, la cosa più pericolosa e avvilente è l’assordante silenzio della così detta “società civile” che non si scandalizza più di niente e che probabilmente pensa – nel migliore dei casi – che è solo una “fase”, è il troppo zelo di “alcuni” esaltati, ma, in fin dei conti “gli ebrei qualcosa avranno fatto se tutti ce l’hanno con loro”. Così la storia si ripete uguale a se stessa con la costante attualizzata dell’odio verso gli ebrei. Questo odio, ormai palese, ha solo bisogno di una grave crisi economica per riproporre le efferatezze della Shoah nell’indifferenza generale.