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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Bet Magazine Rassegna Stampa
07.05.2025 L’infanzia negata: bambini-soldato per la jihad. Indottrinati per la vittoria o per il martirio
Commento di Ludovica Iacovacci

Testata: Bet Magazine
Data: 07 maggio 2025
Pagina: 6
Autore: Ludovica Iacovacci
Titolo: «L’infanzia negata: bambini-soldato per la jihad. Indottrinati per la vittoria o per il martirio»

Riprendiamo dal BET Magazine online, la cronaca di Ludovica Iacovacci dal titolo "L’infanzia negata: bambini-soldato per la jihad. Indottrinati per la vittoria o per il martirio".

Ludovica Iacovacci • Tutti gli articoli ...
Ludovica Iacovacci

Hamas indottrina i bambini palestinesi alla guerra sin dalla tenera età. Un'infanzia rubata

L’indottrinamento sistematico all’odio contro gli ebrei è una piaga sociale e culturale che a Gaza così come nei Territori palestinesi colpisce sia i grandi, sia i piccoli. La reazione in Palestina al massacro del 7 ottobre 2023 ne è un emblema. Quel giorno gli arabi esultarono di gioia sapendo che Hamas era riuscito a compiere una strage di ebrei. Gli arabi festeggiarono quando i pick-up dei terroristi tornarono a Gaza con gli ostaggi israeliani, distribuendo dolcetti per il “gran successo” del 7/10 in Israele. Era lì da vedere.

Insieme agli adulti, celebrarono anche i bambini. Uscirono poi da Gaza svariati filmati e foto di piccoli palestinesi che, impugnando kalashnikov, esultarono, innalzando le armi al cielo e gridando “gloria ad Allah e morte agli ebrei”. L’episodio più orrendo, trasmesso anche dalle televisioni, è stato il ballo e i canti dei bambini palestinesi sul palco con le bare dei fratellini Bibas, Kfir ucciso a 9 mesi e Ariel a 4 anni, strangolati dai terroristi di Hamas. Ma l’odio contro i nevrim non è solo farina del sacco dei piccoli né dipende esclusivamente dalle famiglie arabe di appartenenza. L’educazione che ricevono, infatti, è firmata Nazioni Unite.

Si scrive UNRWA, si legge diseducazione

Indottrinamento sistematico all’odio contro gli ebrei. Attenzione: ebrei, non israeliani. Di questo si tratta quando c’è da descrivere come i bambini palestinesi vengono educati nelle scuole dell’UNRWA – l’organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. L’organizzazione è al centro di un’indagine interna a seguito delle accuse promosse da Israele circa il coinvolgimento di alcuni suoi dipendenti nel massacro del 7 ottobre 2023 compiuto dai terroristi di Hamas nel sud del Paese. L’UNRWA è la stessa organizzazione che si occupa di educare e formare le nuove generazioni di bambini palestinesi facendo capo alle Nazioni Unite. Secondo il sito UNRC.org, prima della guerra “Il programma educativo dell’UNRWA a Gaza era il più grande tra quelli gestiti dall’agenzia, con 284 scuole che operavano in 183 strutture educative nella Striscia, con oltre 10.500 addetti all’istruzione, che servivano circa 300.000 studenti registrati”.

Inoltre è scritto che “Sebbene l’UNRWA non abbia il mandato di modificare i programmi di studio o i libri di testo (che sono una questione di sovranità nazionale), l’agenzia si impegna a garantire che ciò che viene insegnato nelle scuole che gestisce aderisca ai valori e ai principi delle Nazioni Unite”. Una dettagliata indagine di 71 pagine condotta dall’Institute for Monitoring Peace and Cultural Tolerance in School Education (IMPACT-se) identifica almeno dodici presidi e vicepresidi scolastici dell’Unrwa che erano anche membri attivi di organizzazioni terroristiche, nelle quali molti di loro ricoprivano posizioni di comando.

Il rapporto IMPACT-se cita, ad esempio, le scuole preparatorie ed elementari maschili Al Zeitoun, il cui preside Mohammad Juma Shuwaideh prestava servizio come comandante di squadra nella Brigata Città di Gaza di Hamas; la scuola preparatoria maschile Al-Maghazi B, dove sia il preside Khaled Said Mustafa Al-Massri che il vicepreside Ahmad Samir Mahmoud El Khatib erano comandanti di squadra nella Brigata Khan Younis di Hamas;
la scuola elementare maschile Al-Mughraqa il cui preside, Raed Khaled Abu Mukhadda, era un agente di Hamas nel Battaglione Deir al-Balah; la scuola preparatoria maschile Nuseirat C, diretta da Mahmoud Faez Sarraj, un agente dell’ala militare di Hamas nel Battaglione Nuseirat;
la scuola preparatoria maschile Ahmad Abdel Aziz, guidata da Mahmoud Ahmad Hamdan, verosimilmente un membro di Hamas che ha apertamente promosso le violenze al confine di Gaza denominate “Marcia del Ritorno”. Eccoli, i nomi e cognomi.

L’istigazione all’odio è anche una forma attiva di insegnamento. Alla Al-Maghazi i materiali didattici celebravano la violenza, incluso un inquietante riferimento ad un attacco con ordigni incendiari contro un autobus israeliano definito un “party barbecue”. Materiali d’esame targati Unrwa includevano questionari in cui bisognava affermare che “liberare la moschea di al-Aqsa [di Gerusalemme] e fare sacrifici per essa è un dovere per tutti i musulmani”.

Hamas ha denominato il massacro del 7 ottobre 2023 “alluvione di Al-Aqsa”. Alla scuola Ahmed Abdel Aziz, le mappe geografiche cancellano completamente Israele, mostrando l’intero territorio come “Palestina”. L’indagine sui materiali scolastici ha evidenziato pratiche educative quantomeno discutibili all’interno di queste scuole. Nella scuola Al-Zaytun, gli studenti di quinta elementare venivano educati a glorificare la terrorista Dalal Mughrabi, responsabile del “massacro della strada costiera” del 1978 che costò la vita a 38 israeliani. I materiali didattici presentavano Mughrabi come un “leader combattente” e un “eroe”, incoraggiando gli alunni a dare il suo nome ai propri figli e alle proprie strade. Anche Izz ad-Din al-Qassam, un predicatore estremista islamico al quale è intitolata l’ala militare di Hamas, veniva venerato dagli educatori a lezione come “martire” ed “eroe”. È anche attraverso figure di questo calibro che ai bambini palestinesi viene insegnato a contare alle elementari.

Il ballo della morte di Gaza

Dalla scuola alla strada. Durante le cerimonie d’umiliazione della riconsegna degli ostaggi israeliani messe in scena da Hamas a Gaza, vari sono stati i momenti in cui i bambini palestinesi hanno festeggiato e ballato sui corpi morti degli israeliani. La data del 20 febbraio 2025 è stata molto significativa. In quel giorno, è stata effettuata la riconsegna da parte di Hamas dei corpi della famiglia Bibas (i fratellini Ariel e Kfir insieme alla mamma Shiri). Sul palco dove le quattro bare erano state disposte – c’era anche quella del 83enne Oded Lifshitz – i bambini palestinesi ballavano, cantavano ed esultavano tutti insieme, mentre alle loro spalle un grande cartellone con il viso insanguinato del Primo Ministro Benjamin Netanyahu recitava che il premier fosse un assassino e un criminale di guerra.

I saltellanti bambini palestinesi sul palco facevano il simbolo della “V” con le dita, come a dire: vittoria degli arabi sui corpi morti degli ebrei. I canti in arabo erano di vittoria e di gloria, il ringraziamento nei confronti di Allah onnipresente. La scena descritta è stata una delle più virali che, nello sgomento degli spettatori, è circolata in rete.

Storia dal Marocco

È il novembre del 2023 ed è da qualche giorno iniziata la guerra a Gaza, l’offensiva militare che Israele ha lanciato il 27 ottobre in risposta al massacro compiuto da Hamas tre settimane prima ai danni del sud del Paese. In una delle piazze principali di Casablanca, in Marocco, una grande folla sventola all’unisono migliaia di bandiere della Palestina. Tra i partecipanti, c’è un piccolo bimbo. Lui è interamente coperto, da capo a piedi. È nascosto anche il suo viso, gli si intravedono a malapena gli occhi. Avrà 5 anni, non di più. È irriconoscibile, potrebbe tranquillamente essere un piccolo componente di Hamas.

Indossa in fronte una fascia verde che recita la shahādah (la testimonianza di fede islamica, ndr) e con la mano destra tiene il microfono vicino alla bocca. Grida in arabo dinanzi alla platea: “Gaza è una tomba e una jihad di vittoria o di martirio. Che la pace sia con voi”. Nella mano sinistra impugna una pistola che, nonostante sia giocattolo, non cambia il significato che rappresenta rispetto a quello che ha appena detto il bambino. Il fanciullo armato di nero viene filmato dagli smartphone dei presenti che poi caricheranno la ripresa in rete.

Da novembre 2023 in poi è lunga la lista di video, per lo più filmati atti ad innalzare l’orgoglio, che gli arabi faranno dei loro bambini e riguardo ai quali si vanteranno mentre i loro piccoli gridano morte al nemico ebreo.

Bambini palestinesi come strumento di propaganda informativa

Oltre all’indottrinamento e all’utilizzo dei bambini palestinesi da parte dei terroristi, è polemica a Londra per il ruolo della stampa inglese che vede la BBC legarsi alle vicende dei piccoli arabi della Striscia. Gaza: how to survive a warzone è il documentario della società Hoyo Films mandato in onda dalla BBC e poi rimosso dalle piattaforme. Perché? Si è scoperto che Abdullah Al-Yazouri, uno dei tre bambini protagonisti del documentario, è il figlio del Viceministro dell’Agricoltura di Hamas. L’emittente britannica, finita sotto accusa, ha scelto di fare ulteriori verifiche sulla storia del ragazzo prima di rendere di nuovo disponibile il reportage dalla Striscia. Il punto è che i registi non avrebbero informato l’emittente dell’appartenenza politica della famiglia di Abdullah e ora l’emittente crede di dover fare indagini al fine di verificare quanto i racconti del bambino fossero veritieri e non frutto della propaganda o dell’influenza politica della famiglia. O dell’educazione al terrorismo.

Per tali ragioni, al momento la produzione del documentario è stata sospesa. Forti le grida delle Ong palestinesi: “Bbc non ceda ai tentativi di impedire che escano storie dalla Striscia”. E Save the Children? Amnesty? Non pervenuti. Le organizzazioni Umanitarie non sono interessate all’educazione dell’Infanzia?

Il bambino di Gaza – Infanzia rubata

Un bambino di Gaza con armi e fascia con le insegne delle “Brigate Al-Mujahedeen”, l’organizzazione terroristica che ha rapito e assassinato i bambini Kfir e Ariel Bibas e la loro madre, Shiri. Fa con le dita la V di vittoria, il suo futuro è già segnato. Tutto quello che vuole non è fare il pompiere o l’astronauta, ma diventare un martire, dare la sua vita per la jihad, la lotta armata contro gli ebrei e gli “infedeli”, la dimensione di una “spiritualità” tossica che vede nel massacro dei nemici l’unica via. Glielo insegnano a scuola docenti palestinesi che lavorano per le Nazioni Unite nelle istituzioni “educative” dell’UNRWA. E tutto questo nel silenzio dell’UNICEF, di Save the children, di Amnesty International, delle organizzazione che l’infanzia dovrebbero tutelarla, non da un inesistente “genocidio” israeliano ma da una società, quella arabo-palestinese, che abusa costantemente dei bambini, facendone scudi umani e automi della morte. (E. M.)

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