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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
07.05.2025 Trump annuncia: gli Houthi si sono arresi
Cronaca di Matteo Legnani

Testata: Libero
Data: 07 maggio 2025
Pagina: 12
Autore: Matteo Legnani
Titolo: «Trump annuncia la pace: «Gli Huthi si sono arresi»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/05/2025, a pag. 12, con il titolo " Trump annuncia la pace: «Gli Huthi si sono arresi»" l'analisi di Matteo Legnani.

Gli Houthi si sono "arresi" secondo Donald Trump. Ma sarà vero? Aspettiamo a vedere se lanceranno altri missili contro Israele, poi giudichiamo.

Gli Huthi «si sono arresi, l’ho appena saputo e noi rispetteremo questo loro annuncio sospendendo i nostri attacchi in Yemen». Dallo Studio Ovale, Donald Trump chiude il conflitto con i ribelli yemeniti, che «hanno chiamato per dire, per favore, non bombardateci più. Non vogliono piu combattere.
Semplicemente non vogliono piu combattere.
E noi onoreremo questa decisione.
Penso che sia molto positivo, avevano distrutto molte navi». Non si è ancora raggiunto «un accordo» per mettere fine agli attacchi contro le navi nel Mar Rosso e gli stessi Huthi non confermano e non smentiscono, Increduli, i giornalisti presenti per assistere al colloquio con il premier canadese Mark Carney, chiedono conferme e si sentono rispondere che si tratta di «buone fonti». Ma rimangono sempre in attesa perché sono in arrivo altre notizie: prima della partenza del presidente americano per il Medio Oriente ci sarà «uno dei più grandi annunci fatti in tanti anni su un certo argomento».
A convincere le milizie filoiraniane a cessare il fuoco non sono state solo le parole.
Il giorno dopo aver bombardato il porto yemenita di Hodeida, i jet dell'aviazione militare israeliana ieri hanno colpito diversi obiettivi nei pressi della capitale Sana'a, sita in quella parte del Paese che è sotto il controllo degli Huthi.
Nell’attacco, almeno 10 persone sono morte e 28 sono rimaste ferite. L’azione fa seguito a quanto accaduto domenica scorsa, quando un missile lanciato dai miliziani filo-iraniani aveva bucato le maglie della difesa aerea israeliana sfiorando l’aeroporto internazionale di Tel Aviv facendo otto feriti e causando ritardi a dozzine di voli. Ma, se avesse centrato il terminal, avrebbe provocato una strage. Il ministero degli Affari esteri del governo yemenita non riconosciuto dalla comunità internazionale, guidato dal gruppo filo-iraniano Ansar Allah, giura che «tale assalto non rimarrà impunito».
Troppo, perché la controffensiva lanciata da Gerusalemme si limitasse al porto di Hodeida. Il raid aereo condotto ieri su Sana'a ha avuto come principale obiettivo l'aeroporto della capitale. Su X, seguendo una procedura già adottata da Israele in Libano nei mesi della guerra contro Hezbollah, il portavoce in lingua araba dell’Idf aveva lanciato un’allerta ai civili, perché si allontanassero dalla zona: «Vi invitiamo a evacuare immediatamente l’area dell’aeroporto. Il mancato rispetto di questo ordine vi esporrà a pericolo». Poi è iniziato l’attacco, che ha completamente distrutto lo scalo.
Un tempo destinazione di parecchie compagnie mediorientali e del Nord Africa, dopo che i terroristi Huthi hanno di fatto chiuso il Paese l’aeroporto di Sana’a è stato usato dalla sola compagnia locale Yemenia per sporadici collegamenti con Amman in Giordania e da voli umanitari delle Nazioni Unite.
Il motivo dell’attacco lo ha spiegato lo stesso premier israeliano Netanyahu in un video: «Ieri (lunedì, ndr) avevo chiarito che la risposta all’attacco degli Houthi non sarebbe stata una sola ma più d'una. Abbiamo inferto un duro colpo al porto di Hodeida. E oggi (ieri, ndr) i nostri aerei hanno attaccato l’aeroporto di Sana’a, altro importante terminale per aiuti e armi per gli Houthi». Oltre allo scalo aereo, il blitz aereo ha centrato anche «diverse centrali elettriche così come il cementificio Al Imran, che costituisce una risorsa importante per il regime terroristico nella costruzione di tunnel sotterranei e altre infrastrutture», ha spiegato l’Idf.
Quando in Italia è tarda serata Trump annuncia: «Non è il momento di riammettere la Russia nel G7», e attribuisce la «colpa» dell’esclusione di Mosca dall’allora G8 a Obama. «Se la Russia fosse stata dentro, forse non ci sarebbe stara una guerra mortale».

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