Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Zelensky accusa l’UE: alcuni leader non ci vogliono Analisi di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 05 maggio 2025 Pagina: 8 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Putin rispolvera l’atomica. La tregua è ancora lontana»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/05/2025, a pag. 8 con il titolo "Putin rispolvera l’atomica. La tregua è ancora lontana" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Zelensky, a Praga, è critico nei confronti dell'UE. Non tutti i governi europei, infatti, vogliono sostenere la difesa del suo paese. Inoltre non crede che Putin rispetti la tregua che ha promesso per il Giorno della Vittoria russo e chiede, semmai, 30 giorni di cessate il fuoco, se le intenzioni di pace russe sono vere.
Mentre la guerra russo-ucraina non lascia intravedere spiragli di tregua, resta alta la tensione attorno alla possibilità che la parata per la Vittoria della Seconda Guerra Mondiale, prevista a Mosca il 9 maggio, sia oggetto di attacchi e provocazioni che segnino una pericolosa escalation. Dopo che il presidente ucraino Volodymir Zelensky aveva balenato la possibilità che in qualche modo sia a rischio la sicurezza della parata, che ospiterà anche molti capi di stato stranieri, nella notte i russi hanno reagito con un nuovo massiccio attacco di droni su Kiev, che ha causato gravi danni nei quartieri Vvyatoshinsky e Obolonsky, uccidendo 3 persone e ferendone 11.
Erano ben 165 i droni russi e le difese ucraine affermano di averne abbattuti 69, mentre altri 80 sarebbero precipitati grazie a disturbi elettronici. La posta in gioco è alta, poiché ieri hanno confermato la loro presenza venerdì a Mosca dei big come il presidente cinese Xi Jinping e un ipotetico attentato in quel contesto potrebbe essere paragonabile all’attentato di Sarajevo del 1914, che fece scatenare la Prima Guerra Mondiale. Perciò il presidente russo Vladimir Putin ha fatto un nuovo accenno alla potenza nucleare di Mosca, come deterrente contro il superamento di linee rosse. Intervistato da Pavel Zarubin, lo “zar” ha spiegato: «Volevano provocarci, costringerci a commettere errori. Ma non c’era bisogno di ricorrere alle armi cui lei ha fatto riferimento (cioè le armi atomiche, ndr). E spero che non sarà necessario». Putin, quindi, avverte, “no” all’uso delle atomiche, ma c’è sempre la possibilità che la Russia ci si trovi tirata per i capelli, in caso appunto di qualcosa di inaudito a Mosca. Ha inoltre aggiungo che la lotta fra Russia e Occidente «è esistenziale» e che ciò «richiede un approccio serio sui possibili sviluppi». Frattanto, l’esercito russo ha già compiuto la scorsa notte prove della parata, facendo sfilare al buio, sulla via Tverskaja di Mosca, tutta la sua panoplia, dai carri armati ai camion che trasportano e lanciano droni, ma soprattutto i colossali autocarri-rampa mobile a 16 ruote che trasportano e lanciano i missili nucleari intercontinentali Yars.
Già il vicecapo della sicurezza nazionale, Dimitri Medvedev aveva avvertito che in caso di attentato alla parata, «Kiev non arriverà al 10 maggio». Gli animi sono esasperati dopo tre annidi guerra e lo stesso presidente americano Donald Trump, pur sempre impegnato per una mediazione, ha ammesso, parlando alla NBC: «Forse la pace non è possibile, c’è un odio tremendo fra Putin e Zelensky». Ha però anche sostenuto che «siamo vicini a un accordo con una delle due parti, ma non direi di quale parte si tratta».
Zelensky, che ieri ha incontrato a Praga il presidente cèco Petr Pavel, non è così ottimista. Non credendo che la Russia rispetterà quei giorni di tregua, 8-10 maggio, dichiarati unilateralmente da Putin per “coprire” la parata della Vittoria, ha ribadito che Kiev chiede una tregua di almeno 30 giorni.
Nelle ultime ore anche gli ucraini hanno rinnovato raid di droni sulla Russia, tanto che il ministero della Difesa di Mosca afferma di averne abbattuti 13. Sarebbe stato però con razzi Grad che gli ucraini hanno colpito la fabbrica Strelka di Suzemka, nella regione di Brjansk, che costruisce componenti per radar ed elettronica militare. Secondo le fonti ucraine l’impianto ha subito danni tali da fermare la produzione.
L’aviazione ucraina ha invece colpito nel Donbass, a Bakhmut, il centro di comando della 6° Divisione fucilieri russa. Sul fronte, il Gruppo di battaglia Est dell’esercito russo ha distrutto quattro centri di comando e controllo ucraini per la guida dei droni.
L’istituto americano ISW ha rilevato nelle scorse ore ulteriori, lente, avanzate delle truppe russe nei settori di Borova e Lyman, nel Lugansk, e di Siversk e Novopavlivka, nel Donetsk.
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