Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Nell’islam le minoranze hanno solo due scelte: la valigia o la tomba Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti Data: 03 maggio 2025 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Nell’islam le minoranze hanno solo due scelte: la valigia o la tomba»
Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Nell’islam le minoranze hanno solo due scelte: la valigia o la tomba".
Giulio Meotti
Massacri delle minoranze in Siria. E non dite che non ce lo si poteva aspettare, dal momento che hanno preso il potere gli jihadisti di Hts (dunque: Al Qaeda sotto un'altra sigla). Le minoranze in Siria fanno la fine di tutte le minoranze nei regimi islamici.
Qualcosa deve essere andato storto nella grande festa multiculturale, come la BBC aveva definito a dicembre il nuovo Califfato siriano, che La Repubblica edulcorava come “miliziani pragmatici”.
“La situazione in Siria? Dobbiamo tutelare le minoranze ed evitare un ritorno dell'Isis”, aveva detto il nostro ministro degli Esteri “sì ma” Antonio Tajani. Cosa poteva andare storto, la UE non stava riaprendo la sua ambasciata a Damasco?
Era ancora dicembre e gli ottimisti della volontà alla BBC e alla Farnesina non potevano certo prevedere quello che sarebbe successo. Io che sono un pessimista della ragione lo avevo previsto e il 2 dicembre scrivevo: “I confini dell’Islam grondano sangue, perché sanguinario è chi vive al loro interno”.
Non ci voleva un genio. Basta sapere qualcosa di storia, religione e Medio Oriente e magari aver letto Huntington anziché Fukuyama per sapere che le minoranze nell’Islam, per usare il vecchio slogan algerino, hanno soltanto due scelte: la valigia o la tomba.
Dopo le fosse comuni di alawiti (almeno 1.800 morti in 72 ore), i nuovi padroni islamici di Damasco sono passati a cacciare un’altra minoranza: i drusi, piccola comunità esoterica sparsa fra Libano, Siria e Israele e che non ha mai fatto male a una mosca.
Finora, 102 morti drusi nel silenzio dei media, delle cancellerie europee e dell’Onu (se la vittima non è islamica, l’Onu non parla). Secondo altre fonti, oltre 500 civili drusi massacrati dai militanti jihadisti e molti altri rapiti.
Per capire perché attaccano i drusi basta vedere questo video di Sweida durante il Natale dell'anno scorso.
Sweida è l'unica regione in Siria in cui i non musulmani godono di una qualche forma di autonomia. Vi vivono mezzo milione di persone, oltre il 90 per cento sono drusi e quasi il 10 per cento cristiani, con pochissimi musulmani. Nonostante la stragrande maggioranza drusa, è l'unica regione della Siria veramente sicura per i cristiani. I drusi celebrano il Natale, la Pasqua e frequentano persino la chiesa insieme ai loro vicini cristiani. Ed è proprio per questo che i drusi sono ora sotto attacco in Siria. Gli islamici non possono tollerare l'idea che i non musulmani possano governarsi da soli e vivere in pace. Fortunatamente, i drusi sono armati.
Dunque è in corso uno sterminio religioso di cui parla il saggista inglese Gerard Russell in un libro, Heirs to Forgotten Kingdoms: Journeys Into the Disappearing Religions of the Middle East. “Vogliono sterminare alcune delle religioni più antiche del mondo”, scrive Russell. Nel mirino degli islamisti, antichissime religioni come gli yazidi, vittime di un genocidio dieci anni fa (in questi giorni sono stati trovati altri due yazidi in mano all’Isis); “e poi i kakai, che considerano Gesù e i fondatori dello sciismo come figure sacre; gli shabak, i cui antenati erano adoratori del fuoco; gli alawiti e i drusi, la cui tradizione è ancorata nella filosofia greca”. I kakai sono la “Gente della Verità” e l’ultima comunità devota a Mitra. Si dice che se il Cristianesimo avesse subito un arresto per cause interne, il mondo sarebbe mitraico. E poi i mandei, gli ultimi gnostici sulla terra, gli eredi dei nestoriani e dei giacobiti, e che oggi vivono in Canada, Siria, Australia. Come i sabei, originari dello Yemen, i figli delle civiltà sudarabiche e della regina di Saba, che compare nella Bibbia e nel Corano.
I musulmani in Siria marciano contro drusi ed ebrei, dichiarando la jihad contro entrambe le comunità. Urlano: “Khaybar Khaybar, o ebrei, l'esercito di Maometto è tornato. Ascoltate, ascoltate, oh Drusi! Ascolta, nemico dell'Islam: guerra e fuoco. Non c'è pace!”.
A dicembre avevo previsto anche questo: “Prima uccidiamo quelli del Sabato poi della Domenica”.
Perché l’Islam radicale è lo stesso ovunque. Basta guardare le sconvolgenti somiglianze tra le forze terroristiche che hanno rapito i drusi siriani e i terroristi di Hamas che hanno rapito gli israeliani il 7 ottobre. La comunità internazionale deve essere unita contro l’Islam radicale prima che sia troppo tardi.
Gli islamisti hanno messi in fila i drusi costringendoli a radersi i baffi. Per i drusi, farsi crescere i baffi è un obbligo religioso. L’Occidente deve avere davvero paura di questi barbari.
Ma anche i cristiani sono perseguitati in Siria. A gennaio già bombardavano le chiese e a febbraio una decina di uomini cristiani sono stati rapiti da musulmani e secondo fonti sul campo torturati.
Qui studenti cristiani sono stati brutalmente picchiati e umiliati davanti alle telecamere dalla cosiddetta “polizia" della sharia, che ha rasato loro la testa, solo per essersi seduti nel campus con le compagne di classe musulmane. Sono definiti “maiali cristiani”.
Fratelli tutti, o quasi.
E come al solito, al netto di quei chiacchieroni di europei (che hanno appena persino dato 6 miliardi di euro ai macellai), ci ha pensato Israele a intervenire a difesa dei Drusi, che avevano implorato l’aiuto dello stato ebraico, in questi giorni travolto anche dagli incendi appiccati da palestinesi a Gerusalemme.
Uno degli attori più cinici di questa crisi è il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Appena una settimana dopo l'incontro con Abu Mohammad al-Jolani, ex membro di Al Qaeda e leader di Damasco, Guterres è comparso alla Commissione ONU sulla Condizione Femminile con un discorso sull'oppressione patriarcale. “I diritti delle donne sono sotto assedio, il veleno del patriarcato è tornato e in piena forza”, ha dichiarato Guterres, senza menzionare gli islamisti che aveva legittimato pochi giorni prima con la sua visita.
I francesi, un tempo “difensori dei cristiani d’Oriente”, nelle ultime 24 ore erano impegnati a firmare un accordo trentennale con il regime siriano guidato da Al Qaeda per lo sviluppo del porto di Latakia. Il terrorista di Damasco in piedi, soddisfatto.
Cinque anni fa, lo sceicco Mowafak Abu Tariff, capo spirituale dei drusi in Israele, si è incontrato con il comandante della divisione nord dell’esercito israeliano, Yoel Strick. Hanno stretto un accordo: se i terroristi islamici, oggi al potere a Damasco, avessero tentato di prendere i villaggi drusi, l’esercito con la stella di Davide sarebbe intervenuto per prevenire un massacro. Come quello ai 20 membri della minoranza drusa a Qalb Lawzah, in Siria.
All’origine dei massacri di drusi delle ultime ore c’è un video fake in cui un leader druso attacca Maometto. “Blasfemia”! La stessa che alcuni governi europei vorrebbero ora riportare in Europa per proteggere l’Islam dopo che un rifugiato cristiano iracheno è stato assassinato in Svezia.
Qualche giorno fa, la tomba del famoso rabbino Hayyim ben Joseph Vital del XVII secolo a Damasco è stata vandalizzata.
Il Wall Street Journal oggi pubblica un mappa spiegando da dove sono arrivati i fondamentalisti islamici per combattere contro le minoranze in Siria. Arrivano anche dalla Francia, ora terra di esportazione di tagliagole e dove anche oggi un altro professore è minacciato di decapitazione. Da Damasco a Digione, il Califfato è uno solo.
Dovevamo ascoltare l’arcivescovo caldeo di Mosul, Emil Nona, che purtroppo non sarà al conclave, e che al Corriere della Sera ha detto:
“Le nostre sofferenze sono il preludio di quelle che voi, europei e occidentali, soffrirete nel prossimo futuro. I vostri principi liberali e democratici non valgono nulla qui. Dovete considerare nuovamente la nostra realtà in Medio Oriente, perché accogliete nei vostri paesi un numero sempre crescente di musulmani. Siete in pericolo. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, anche a costo di contraddire i vostri principi. Voi pensate che tutti gli uomini siano uguali, ma non è vero: l'Islam non dice che tutti gli uomini sono uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capirete abbastanza presto, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra”.
Ma noi non vogliamo capire. E ora temo che sia tardi.
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