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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
01.05.2025 Il rogo apocalittico per rovinare la festa
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 01 maggio 2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il rogo apocalittico per rovinare la festa»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 01/05/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Il rogo apocalittico per rovinare la festa".


Fiamma Nirenstein

Vasti incendi attorno a Gerusalemme, chiusa l'autostrada fra la capitale e Tel Aviv. Un rogo apocalittico che rovina la festa del 77mo anniversario della nascita di Israele. Hamas invita online, pubblicamente, a bruciare tutto. Gli incendi, come le menzogne della propaganda, strumenti di guerra contro Israele.

Oggi Israele compie 77 anni, mentre la guerra lo tormenta e da ieri infuria un incendio vicino a Gerusalemme. È un rogo apocalittico, tutta la maggiore arteria che conduce da Tel Aviv a Gerusalemme è bloccata, i soccorritori nell’inferno del fumo e delle fiamme corrono da un’auto all’altra cercando se ci sono donne e bambini rinchiusi dietro gli sportelli bruciati. Israele combatte a mani nude senza aerei in volo, dai paesi amici, compresa l’Italia, arrivano i canadair pieni d’acqua dal cielo. Hamas (si capisce!) ha subito rivendicato la meravigliosa operazione di disturbo della festa dell’indipendenza nazionale. Forse non è vero che è riuscita in una tale impresa di orrore e morte come sua abitudine, ma tuttavia comunque sia avvenuto e chiunque sia responsabile, dai gitanti irresponsabili fino agli arabi criminali, tutte le grandi manifestazioni destinate a festeggiare dopo questi due terribili anni il riaffacciarsi alla vita sono state cancellate per estremo senso civico verso la popolazione che avrebbe dovuto gioire qualche ora dopo tanto dolore e tanta guerra.

Nel tornado che alza le fiamme, per la festa della vittoria sul destino di vittima predestinata, sulla fatica enorme nella ricostruzione della casa ancestrale in cui 30mila fra ebrei, arabi, circassi, drusi, beduini hanno dato la vita, Israele combatte adesso un’ennesima battaglia contro il fuoco e per ritrovare l’ottimismo. I martiri di cui si è revocata la memoria ieri erano soldati in servizio e civili aggrediti dai terroristi. Quasi bambini oggi combattono e muoiono come leoni per il Paese. Hanno lasciato alla fidanzata, alla mamma, al Paese, messaggi affettuosi, pieni di pace. Ogni biografia è un mondo di aspirazioni, una risposta all’assalto terrorista che crea un popolo orbato. Eppure i dati di questi giorni ci rivelano una verità speciale: il 91% degli israeliani, oggi in guerra di sopravvivenza e per gli ostaggi, si dichiara felice. Superando la rete di pregiudizi e di bugie sullo Stato ebraico (di cui un esempio è stato il preteso programma tv Presa Diretta, che ha destato una giusta protesta e poi una difesa populista che nega la chiara criminalizzazione nella presente ondata di antisemitismo) non sarà dunque arrivato il tempo di ascoltare Israele, nel giorno del suo compleanno? A Gaza, mi ha detto un soldato sul campo, se vuoi trovare le armi, vai diritto alla camera dei bambini, negli ospedali, nelle scuole dell’Unrwa, dove Hamas stipa i civili a scudo dei lanciamissili e dei suoi armati, là è la risposta al numero alto dei morti. Che, ormai è appurato, sono fasulli: l’unica fonte è Hamas.

Israele con avvisi, spostamenti, cibo e medicine, ha cercato di minimizzare ciò che Hamas ha pianificato, la morte dei suoi. Ma «noi amiamo la morte più di quanto voi la vita» è la sua politica, come la violazione di tutti i diritti: perseguita donne e gay, tortura i dissidenti. Come si può ignorarlo? Israele è il contrario. Per questo la gente è felice: il suo significato è a 77 anni, vita e democrazia. La proposta di condivisione è vecchia come i suoi anni. Criminalizzarlo non è informazione. Nadav Cohen 21 anni, volontario della Croce Rossa Israeliana ha scritto a Zeitoun dentro Gaza prima di morire sul campo: «Penso agli altri ragazzi, all’università, alle feste, mentre postano video Tik Tok, io sto a Gaza con un elmetto in testa e difendo il mio Paese. Non sapranno mai cos’è vedersi morire accanto un amico. Li invidio? Sì. Vorrei scambiare? Mai. Non gli succederà di riabbracciare la madre e sentirsi il ragazzo più fortunato del mondo, non sapranno cosa sono i compagni-fratelli, il cibo di casa, il tuo letto, la ragazza che ami, un momento di quiete». Nadav è l’esempio di cui tutti i giovani hanno bisogno, è il significato di Israele a 77 anni. Menzogna è il suo opposto. Israele ce la farà anche contro il fuoco. Ma quanta fatica se le bugie accompagnano ogni giorno il suo cammino.

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