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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Foglio Rassegna Stampa
29.04.2025 Israele non è solo
Editoriale del Foglio

Testata: Il Foglio
Data: 29 aprile 2025
Pagina: 3
Autore: Editoriale
Titolo: «Israele non è solo»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/04/2024, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Israele non è solo".

Israele non è solo. L'assenza al funerale del Papa si è notata, il paese non  si chiuda in se stesso | Il Foglio
Israele aveva scelto di non inviare rappresentanti di alto livello al funerale di Papa Francesco, segnalando un distacco diplomatico evidente. Il rapporto con il Pontefice non è mai stato semplice. Israele sembra voler ribadire la propria autonomia: è nei momenti di bisogno che si riconoscono i veri amici di Israele

Da Israele né il presidente Herzog, né il premier Netanyahu, né i ministri sono partiti per presenziare al funerale di Papa Francesco e per quanto fosse presente l’ambasciatore presso la Santa Sede, Yaron Sideman, l’assenza dello stato ebraico, dopo il pasticcio delle condoglianze, si è notata. Come ha mostrato la serie di incontri nati attorno alle esequie, il funerale non è soltanto l’occasione per ricordare il Pontefice: chi conta c’è. Anche chi non conta c’è, e c’è proprio per far vedere al mondo che ha un posto tra gli uomini che fanno la storia. Il rapporto fra Israele e il Papa non è stato semplice, il Pontefice non ha mai sostenuto lo stato ebraico neppure nei suoi momenti più duri, ha avuto un approccio di parte. Le famiglie degli ostaggi avevano molto apprezzato il giorno in cui erano state ricevute in Vaticano. Lo scorso anno, poco prima dell’attacco di aprile da parte della Repubblica islamica dell’Iran contro Israele, l’Economist pubblicò un numero con una copertina quanto mai poco visionaria: la bandiera dello stato ebraico sola nel mezzo delle sabbie del deserto. Il titolo era: Israel alone, Israele è solo. Poco dopo, la risposta all’attacco iraniano dimostrò che invece gli alleati pronti a difendere Israele erano forti e uniti. Capita di sbagliare copertina, ma oggi sembra quasi che sia Israele a voler gridare: siamo soli e stiamo bene così. Israele è accerchiato, combatte una guerra su sette fronti, le minacce come Hezbollah in Libano sono ridotte, ma deve badare che non recuperino la loro forza. Hamas continua a organizzarsi nella Striscia di Gaza. Gli houthi mandano missili, in Siria c’è un regime ancora sconosciuto. E soprattutto gli Stati Uniti sono ansiosi di firmare un accordo sul nucleare iraniano con Teheran a qualsiasi costo. Anziché chiudersi, Israele deve cercare appigli, soprattutto con chi combatte guerre esistenziali come la sua, come l’Ucraina. La collaborazione segreta è vitale, ma a volte anche la diplomazia fa la differenza.

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