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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'equanime Cazzullo 28/04/2025

2 Lettere

1. L'equanime Cazzullo

Cara Deborah,

oggi, nella rubrica della posta del Corriere, Cazzullo trascura un attimo il suo nuovo impiego come biblista e risponde a un paio di lettori.

Il primo sostiene che i bambini di Gaza siano nella stessa condizione degli ebrei nei campi di sterminio nazisti. E neppure ha bisogno di dirci chi sarebbero i nuovi nazisti.

Il secondo fa più l'equanime e riconosce l'esigenza di sicurezza del popolo ebraico, ma anche quello alla pace dei palestinesi, come se qualcuno di innominato intendesse negargliela.

Cazzullo colma le lacune degli allusivi lettori: la colpa è di Netanyahu e di Trump.

Anche lui però vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Arriva addirittura a riconoscere che c'è stato persino qualche leader ebraico che voleva la pace. Rabin per esempio, che per questo è stato ucciso. 

Qualche palestinese d'altra parte ha qualche piccola responsabilità. Per esempio Hamas, che ha commesso "il crimine e pure l'errore" che tutti sappiamo, "ma di nuovo questo non giustifica la spropositata reazione israeliana".

Nel bar sotto casa gli avventori casuali svolgono analisi più approfondite e meno faziose.

Andrea Atzeni 

Caro Andrea,

Hai ragione. Spesso chi si trova davanti a un boccale di birra e chiacchiera con gli amici, può fare ragionamenti più intelligenti e più giusti. Purtroppo la maggior parte dei giornalisti italiani, se non è completamente ignorante riguardo la storia di Israele, è di parte, naturalmente, “sinistra”. È diventato di moda offendere Netanyahu, considerarlo un dittatore e non il premier di una democrazia, eletto più volte al governo di Israele per la sua bravura e per la sua intelligenza politica. È un modo subdolo per non attaccare Israele e non passare per antisemiti, in realtà è proprio là che vogliono andare a parare. Sono dei gran vigliacchi perché sanno che accusare Hamas dell’orrore commesso e di aver iniziato questa guerra con l’unico scopo di fare dei morti tra la loro gente mettendo così tutto il mondo contro lo stato ebraico, potrebbe costargli non solo il posto di lavoro ma, forse, anche la vita. Charlie Hebdò insegna. Cazzullo non fa eccezione e preferisce apparire ignorante e ipocrita piuttosto che dire le cose come stanno. Parlare di “errore di Hamas e di reazione sproporzionata di Israele” invece di dire che piazzare missili e bombe sotto case private, scuole e ospedali è un crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra, è molto grave e immorale. Uno dei pochi, forse l’unico giornalista di razza che non si lascia intimorire né zittire è Daniele Capezzone infatti non lo invitano più in nessun salotto televisivo dove si parli di Israele. Purtroppo anche il coraggio ha un prezzo.

Un cordiale shalom

Deborah Fait

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2. La fionda di Davide

Brava, brava, brava! E con tutta la mia solidarietà.

La par condicio nel giudicare che invoca quel signore, è poi, mi creda, quella per cui quel benpensante e tanti ipocriti (filistei?) vorrebbero fosse data una fionda anche a Golia, scordando statura e muscoli di entrambi; e, ancora,  chi ha attaccato per primo e per qual ragione. Che è poi -artefatto e stravolto- il sugo della fabula del lupo e dell’agnello.

Creda, a certa gente non c’è nulla da docere: la malafede e l’ignoranza nascono sullo stesso terreno, quello fecondato dal letame.

Secondo la morale che ne trasse Dayan, allo scorpione non si possono concedere le armi pari: per salvarsi, occorre stare alla larga, se possibile; o schiacciargli la testa… magari distruggendone il pungiglione, cioè l’aviazione… (lei mi intende…).

La saluto con cordialità.

Riccardo Brondolo

 

Caro Riccardo,

La ringrazio per le sue graditissime parole!

Le sue ultime righe sono quanto di più vero si possa pensare! Lo scorpione va schiacciato se no si rischia di fare la fine della rana e trovarsi il pungiglione velenoso infilato nella schiena. Israele lo ha capito benissimo, purtroppo sono gli altri a non rendersene conto e a darci addosso pretendendo, in nome di un ipocrita idea di pace, che mai ci sarà concessa dai nostri acerrimi nemici, che Israele rischi la propria esistenza. In questo ultimo anno e mezzo Israele è ricoperta da scritte azzurre su fondo bianco come la nostra bandiera che dicono ” Il popolo di Israele vive! Insieme vinceremo!”

Con il mio più cordiale shalom

Deborah Fait


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