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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Libero Rassegna Stampa
25.11.2024 Femministe contro le donne
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 25 novembre 2024
Pagina: 1/3
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «E' un jihad anti-maschio, ma il vero patriarcato oggi è quello islamico»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 25/11/2024, a pag. 1/3, con il titolo "E' un jihad anti-maschio, ma il vero patriarcato oggi è quello islamico", editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La lotta delle femministe contro il patriarcato è diventata una guerra santa contro il maschio (bianco e occidentale), fuori misura e ideologica. E pensare che un patriarcato esiste ed uccide, anche in Italia: quello islamico. Ma quel problema le femministe non lo vogliono neppure vedere.

Signore e signori (come dicevano i bravi presentatori di una volta), un po’ di equilibrio non guasterebbe.
C’è un problema legato ai femminicidi in Italia? Sì, e ovviamente anche un solo delitto sarebbe troppo e continuerebbe a suscitare la nostra sacrosanta ripulsa morale. Su un altro piano: c’è una questione di disparità salariale a danno delle donne, in alcuni settori, anche quando svolgono mansioni identiche o simili a quelle affidate a un uomo?
Purtroppo sì. Qualsiasi persona ragionevole, indipendentemente dal fatto che sia uomo o donna, e a prescindere dalle sue opinioni politiche, non avrà difficoltà a riconoscere queste elementari quanto spiacevolissime verità, che ci impongono di compiere ancora molti passi nella direzione di una società più libera, rispettosa e competitiva.
Tuttavia, con altrettanta serenità, possiamo e dobbiamo chiederci: la nostra Presidente del Consiglio non è forse una donna? E la leader dell’opposizione? Anche lei. E ancora, pure in ambiti meno esposti rispetto ai vertici della politica e delle istituzioni, ci sono settori in cui – e non da ora ma da qualche tempo – essere una donna in Italia è una carta in più, un valore aggiunto, il contrario di uno svantaggio o di una penalizzazione? Certo che sì.
E allora queste due opposte verità vanno guardate entrambe, per evitare di scattare una fotografia mossa e in ultima analisi inattendibile.
Con grande rispetto: i toni delle manifestazioni ultrafemministe di questi giorni ci sono sembrati eccessivi, ideologizzati, fuori misura, non di rado a loro volta violenti. “Se non vedi il patriarcato, allora il patriarcato sei tu”, abbiamo letto e sentito. Gentili signore, ma che dite? Questi toni e questo approccio non rappresentano nemmeno la maggioranza delle donne, e meno che mai una descrizione attendibile della società italiana.
Il nostro (non dispiaccia ad alcune pasdaran) è un paese pieno di famiglie, luoghi di lavoro, ambienti umani e professionali dove uomini e donne convivono, competono, si incontrano, si scontrano, facendo i conti – com’è assolutamente fisiologico – con simpatie, antipatie, successi, insuccessi, felicità o delusioni, ma senza che vi siano comportamenti criminali. La regola, la normalità, è questa. L’abuso – per fortuna – è una remota, ultraremota eccezione da perseguire.
E semmai, in qualche caso, oggi ad aver bisogno di riscatto è anche l’uomo, vittima di una specie di nuovo maccartismo, di un generalizzato processo di intimidazione, di una sistematica presunzione di colpevolezza. O anche di un cono d’ombra per cui alcune realtà non sono nemmeno raccontate: quanti uomini sono letteralmente rovinati, anche economicamente, dopo un divorzio? Perché non se ne può parlare? Sia consentito dirlo: esistono tanti stronzi (maschi), ma esistono pure un mucchio di stronze (femmine). E allora – com’è giusto – critichiamo in ogni campo chi si comporta male, dimenticando per un momento se si tratta di un lui o di una lei.
Ma questo impone che si abbandoni il linguaggio e l’approccio anche psicologico di certe uscite e di non poche manifestazioni. L’inclinazione psico-politica di alcune protagoniste ideologizzate di oggi mi pare quella di colpevolizzare il maschio in quanto tale, aggredire un genere in modo indistinto, far pensare che gli uomini – tutti – si dividano tra stupratori e possibili stupratori, assassini e possibili assassini.
Una specie di generalizzata quanto stupida jihad anti-maschile.
A proposito di jihad: il paradosso più clamoroso scatta proprio quando ci si accosta agli eccessi e alla radicalizzazione della cultura e della fede islamica. È lì – anche sul territorio italiano – che occorrerebbe cercare il vero e più temibile patriarcato. Vogliamo parlare della piaga delle mutilazioni genitali femminili, vietata ma largamente praticata in Italia? O della sottomissione di mogli e figli, nelle famiglie islamiche, anche nelle nostre città?
O del clima di intimidazione che circonda troppe ragazze o donne che vogliono togliersi il velo, vivere all’occidentale, fidanzarsi in modo non combinato dalle famiglie, respirare un poco di libertà? Curioso doppio standard: si ingigantisce il patriarcato “italico” che quasi non c’è più, ma si chiudono gli occhi davanti al patriarcato se per caso è di marca islamica. Servirebbe – da tutte le parti – meno faziosità, minore propensione al pregiudizio politico, e un più sincero amore per quella cosa fragile e preziosa che si chiama “libertà”.

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