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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
26.06.2002 Iuri Maria Prado
Plauso a Iuri Maria Prado

Testata: Libero
Data: 26 giugno 2002
Pagina: 1
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «»
"LIBERO", 26 Giugno 2002

di Iuri Maria Prado

Dice il presidente degli Stati Uniti che per la nascita di uno Stato palestinese occorrono "nuove istitituzioni basate sulla democrazia, l'economia di mercato, e azioni contro il terrorismo". Risposta dell’Europa: "No alla defenestrazione di Arafat". Che cosa significa? Delle due, l’una. O l’Europa ritiene che la leadership di Arafat sia tale da garantire lo sviluppo in quel senso della società civile e politica palestinese, ma allora avrebbe dovuto fare proprio integralmente il discorso di Bush e affidarlo all’esecuzione del "presidente" palestinese. Oppure l’Europa ritiene che la nascita dello Stato palestinese possa prescindere da quelle condizioni (democrazia, economia di mercato, lotta al terrorismo), ma allora avrebbe dovuto respingere integralmente la prospetttiva "americana" e legittimare dichiaratamente una leadership, quella di Arafat, nella sua connotazione di impedimento appunto alla realizzazione di quelle condizioni.

L’Europa non poteva coerentemente sostenere né una cosa né l’altra. E infatti ha incoerentemente risposto in quel modo ambiguo. Come al solito, per il tramite di suoi rappresentanti irresponsabili, ha deciso di non decidere. Non decidere su un punto imprescindibile, ormai, nell’osservazione e gestione della crisi israelo-palestinese: se cioè la soluzione stia nei "Due popoli, due Stati" di cui si vagheggia nelle manifestazioni continentali "per la pace"; o se non stia piuttosto, e con più prospettive (anche di pace), nel fatto che alla democrazia israeliana si giustapponga un’altra democrazia, quella palestinese appunto. Vale a dire la democrazia che ora non c’è, e che con l’attuale leadership palestinese è almeno improbabile che possa esserci.

Al discorso di Bush, il portavoce della segreteria dell’Onu prima, e il "presidente" Arafat poi, oppongono che è il popolo palestinese che deve scegliersi il suo leader. E’ il principio dell’autodeterminazione cui s’è fatto ricorso da parte di ogni tiranno che si rispetti in mezzo secolo e oltre di deriva postcoloniale: un principio tanto bello teoricamente quanto disgraziato, di fatto, nella sua capacità di coprire e legittimare i crimini più efferati. In primo luogo, il crimine "tipico" di cui storicamente si rendono responsabili, ai danni dei propri popoli, quelli che rivendicano il diritto all’autodeterminazione: cioè, appunto, la negazione delle condizioni minime di libertà e democrazia.

L’Onu e l’Europa protestano contro la "defenestrazione" di Arafat. Ma chi la richiede questa "defenestrazione"? La richiede Bush, quando reclama democrazia per i palestinesi? O è questa democrazia, la democrazia ancora mancante ai palestinesi, che per affermarsi richiede un’altra leadership? Arafat può esser fatto salvo dal "discorso" di Bush: non dalla realtà che esso evoca.



Iuri Maria Prado

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