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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
00.00.0000 Plauso a Guido Olimpio
Attentato delle Brigate Al Aqsa, vicine al Fatah: 4 morti. Washington: «Sono nella lista nera del terrorismo»

Testata: Corriere della Sera
Data: 00 0000
Pagina: 1
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Un kamikaze colpisce al cuore Gerusalemme»
Un kamikaze colpisce al cuore Gerusalemme

Attentato delle Brigate Al Aqsa, vicine al Fatah: 4 morti. Washington: «Sono nella lista nera del terrorismo»
di Guido Olimpio

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - Le vie Jaffa e King George sono divenute il regno delle tenebre dove i kamikaze delle Brigate Al Aqsa continuano a mietere vittime innocenti. L’ultimo ha scelto per farsi saltare uno marciapiede nella zona più commerciale di King George.
«L’ho visto - ha raccontato tra le lacrime Rohen, 13 anni -. Si è portato una mano sulla pancia. Ed è esploso». Davanti a un negozio di giocattoli. Con lui sono morti 3 israeliani, 60 i feriti. Insieme alle vite dei passanti il terrorista ha ucciso le speranze di una tregua. Israele ha deciso di rinviare il previsto incontro sulla sicurezza e ha accusato Yasser Arafat di essere il responsabile. Le Brigate Al Aqsa, che hanno firmato l’attacco, sono infatti il braccio armato del Fatah, il movimento che si riconosce nel raís. Sconfessato dai suoi stessi seguaci e messo nell’angolo dagli americani, Arafat ha condannato la strage, ha promesso passi immediati per evitare altri attacchi contro i civili e ha annunciato che agirà contro i responsabili delle azioni. Le prossime ore rappresenteranno un test decisivo.
Tra i passanti di King George le parole di Arafat risuonano vuote. Negli occhi di tutti c’è l’orrore. Del kamikaze resta ben poco. La testa. I frammenti del corpo sparsi ovunque. Sulla finestra del primo piano, sulle transenne, sotto e sopra le auto, sulle persone. I religiosi addetti al recupero cercano tra le cartacce, infilano le mani guantate nei tombini, si arrampicano sugli alberi. Si inginocchiano, si chinano battendo centimetro per centimetro l’asfalto. A due-tre metri dal punto dell’esplosione è riverso il cadavere di una donna. L’esplosione l’ha tagliata in due. Poco più avanti un telefonino e una moneta. Sulla facciata del palazzo che domina il luogo dell’attentato è appeso uno striscione del Meretz, partito di sinistra: «L’occupazione ci uccide». Hanno ragione, ci vorrebbe una trattativa, ma è difficile parlare quando si ammazza. Lo sanno bene le Brigate Al Aqsa che puntano a sabotare qualsiasi iniziativa negoziale, cercano di evitare qualsiasi riavvicinamento Usa-palestinesi, alimentano il sogno di battere con le armi Israele. E’ vero che la fazione è legata al Fatah, ma è altrettanto vero che i miliziani, considerati degli eroi dalla popolazione palestinese, hanno la loro agenda.
Un portavoce, Abu Khaled, ha minacciato altre operazioni: «Non ci importa se la missione di Zinni fallirà o avrà successo». Nella telefonata di rivendicazione hanno identificato il kamikaze come Mohammad Hachikeh, 22 anni, di Talluza, vicino a Nablus. Gli israeliani hanno rivelato che il terrorista era stato arrestato 15 giorni fa dalla polizia palestinese su richiesta di Gerusalemme. Quindi era stato trasferito a Ramallah. I palestinesi lo hanno liberato in occasione dell’invasione israeliana nel timore che fosse ucciso. Hachikeh è sparito. Lo hanno rivisto ieri pomeriggio nel centro di Gerusalemme.
La sfida del gruppo può costare caro ai palestinesi. Il vicepresidente Usa Dick Cheney non aveva escluso un incontro con Arafat. Ma ora Washington è costretta a rivedere la sua posizione. Il presidente Bush si è detto «deluso» del leader palestinese e il segretario di Stato Colin Powell ha invitato, per la centesima volta, il raís a fermare la violenza. Un appello accompagnato da una minaccia. Il Dipartimento di Stato ha deciso di inserire le Brigate Al Aqsa nella lista nera del terrorismo. Il governo israeliano non si fa troppe illusioni.
Arafat, affermano gli 007, vuole continuare la politica del doppio binario. Violenza e negoziato. Ariel Sharon ha convocato il gabinetto di sicurezza per decidere la risposta: «La tregua non può essere unilaterale». A Gaza i tank hanno lanciato un blitz: una bimba è morente.


lettere@corriere.it

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