Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Riflessioni sulla "tregua" palestinese ovvero la cancellazione dello stato ebraico
Testata:Informazione Corretta Autore: Medialab Titolo: «Ecco la tregua palestinese»
L’hudna è sempre stata una farsa, nessuna trattativa possibile con chi vuole cancellare un popolo.
L’ennesima violazione della tregua da parte palestinese torna ad insanguinare in modo devastante il cuore di Gerusalemme, con un attentato kamikaze infame, da parte di un terrorista travestito da ebreo ultraortodosso, un militante di Hamas. È da quando è iniziata questa pseudo tregua che i palestinesi, guidati da un Abu Mazen che conta meno di niente, fanno di tutto per romperla ed addossare la colpa a Sharon (una ventina al giorno gli allarmi attentati a Gerusalemme). Spalleggiati in questo da una pletora di mass-media filo arabi che, specialmente in Europa, colmano l’etere di propaganda sul filo dell’antisemitismo, alcuni riproponendo ancora il famigerato massacro di Jenin (persino le tv arabe più nazionaliste hanno il pudore di non parlare più di un fatto mai esistito). Punti che non erano previsti dal processo di pace, come la liberazione di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e la questione del muro difensivo (la cui costruzione deve essere assolutamente accelerata viste le conseguenze), sono improvvisamente diventati discriminanti indispensabili per lo svolgimento della road-map. Nello stesso tempo, punti previsti e sottoscritti come lo scioglimento dei gruppi terroristi, la confisca delle armi, il ritorno della legalità in ampie zone sotto controllo dell’Anp, sono passate in secondo piano, nel perfetto stile di mistificazione della realtà sperimentato per anni dai palestinesi. Israele non può e non deve sottostare alle minacce di chi vuole la sua cancellazione, perché per quei pochi che ancora non l’avessero capito, la sostanza è questa: i gruppi armati palestinesi vogliono la cancellazione dello stato ebraico, non importa se in 50 o in 500 anni, ed è anche scritto nei documenti ufficiali. Attentati e intenti che stravolgono completamente ed in modo vergognoso gli insegnamenti del profeta tanto venerato dai seguaci di Allah; il migliore amico di Maometto fu proprio un ebreo, con il quale predicò tolleranza e fratellanza verso chi non professava la stessa fede. Si dice che se Arafat dovesse fermare il terrore, scoppierebbe la guerra civile. Strano, perché quando una delle organizzazioni del terrore palestinese rapì il governatore di Jenin alcune settimane fa, bastò una semplice telefonata di Arafat per porre fine al sequestro. Questa è l’ennesima prova della grande influenza che riesce ancora ad esprimere il vecchio raìs. Anche Hizbullah, ultimamente, ha alzato il tiro delle provocazioni, grazie a cospicui finanziamenti iraniani e siriani (il governo libanese è un fantoccio nelle mani di Damasco, "autorevole" presidente di turno del consiglio di sicurezza dell’Onu). Israele, in base alla risoluzione Onu n.425, si ritirò dal Libano tre anni fa, mentre Beirut, ad oggi, è in continua violazione, non garantendo la sicurezza e l’ordine nella zona. L’autorità palestinese non muove un dito riguardo l’arresto dei responsabili del terrorismo, il governo libanese, fantoccio in mano alla Siria, lascia scorrazzare in lungo e in largo il partito di Dio al confine con Israele e si pretende che Gerusalemme rimanga immobile davanti a tutto questo. Arafat-Mazen non fanno nulla? Allora ci pensa Sharon ad arrestare gli aspiranti kamikaze e quanti mandano loro al macello; il leader siriano non fa nulla per contenere le provocazioni di Hizbullah? Allora ci penserà Tshal, anche con voli di avvertimento sopra la residenza estiva del leader di Damasco. Ora sarà molto difficile contenere l’ira del governo israeliano, davanti alle dichiarazioni di circostanza di Mazen. Alle parole bisognerebbe far seguire i fatti, e i fatti dicono che Hamas sta utilizzando la tregua per riarmarsi di missili Qassam; i fatti dicono che le altre organizzazioni palestinesi stanno reclutando nuovi aspiranti kamikaze; i fatti dicono che sono sempre più copiosi i finanziamenti che giungono all'intifada e ad Hizbullah da Teheran e da Damasco. Sharon aspira ad essere ricordato come colui che riuscì a portare la pace in terra santa; non vorrei che venisse ricordato come colui che fece il tragico errore di concedere tregue.