Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'orgoglio ebraico contro il nuovo antisemitismo Intervista a Fiamma Nirenstein
Testata:Sette Autore: Sara Gandolfi Titolo: «Cara sinistra, ora basta. E' tempo di Jewish Pride»
Riportiamo l'intervista a Fiamma Nirenstein firmata da Sara Gandolfi, pubblicata su Sette - Corriere della Sera venerdì 8 agosto 2003. E' stato un grido di battaglia, o un urlo di disperazione. Oppure una miscela di entrambi, rafforzata dall'urgenza di voler essere trattati come tutti gli altri popoli e Paesi del mondo. "Se sei prevenuto nei confronti di Israele, sei contro gli ebrei". Si è consumato così, con questa frase bruciante, il definitivo divorzio di Fiamma Nirenstein con la sinistra, o meglio con una certa sinistra, quella che "si è dimostrata una vera culla dell'attuale antisemitismo" con "stereotipi e menzogne specifiche e generiche, che da menzogne sugli ebrei hanno ampliato il loro raggio e sono diventate menzogne su Israele... Il "nuovo ebreo", che cerca di non soffrire e che, soprattutto, può e vuole difendersi, perde immediatamente tutto il suo fascino agli occhi della sinistra". Ad ascoltare la giornalista e scrittrice italiana, forte del suo passato di ex giovane comunista e di femminista senza rimpianti, il 14 aprile scorso all'Yivo Institute for Jewish Research di New York c'era il fior fiore del "new conservatorism", che sta forgiando l'America di Bush junior: c'erano maitre à penser della nuova destra come il direttore di New Republic, ma anche intellettuali ebrei del rango di Daniel Jonah Goldhagen e Paul Berman, autore di Terror and liberalism. Tutti ad applaudire quell'intervento, al terzo e ultimo giorno del megaconvegno sull'antisemitismo. Fino alla sua conclusione: "La parola d'ordine degli ebrei dovrebbe essere 'orgoglio ebraico'. Nel senso di orgoglio per la nostra storia e per la nostra identità nazionale, ovunque ci troviamo". Jewish pride, orgoglio ebraico. "Non a caso l'ho chiamato come il Gay Pride", spiega a Sette Fiamma Nirenstein, che è delegata al Congresso nazionale delle Comunità ebraiche italiane per la lista di centro-destra "Per Israele": "Mi hanno molto criticata perchè, si dice, è un termine abusato. Ma ho fatto apposta a utilizzare un'espressione che ha una caratteristica di sinistra. Se gli ebrei finalmente tolgono la legittimazione alla sinistra, hanno in mano un'arma formidabile per combattere il nuovo antisemitismo, quello che abbiamo visto in azione anche al vertice dei diritti umani di Durban". Come? Con un colorato caravanserraglio, sul modello delle manifestazioni gay? "No, guai ai caravanserragli. Ma contro chi ha sostenuto menzogne su Israele, negandogli il diritto all'autodifesa, posso usare l'arma più forte che ho a disposizione: non gli permetterò più di piangere insieme a me i morti dell'Olocausto". Il suo intervento, già ripreso in Italia su Il Foglio di Giuliano Ferrara (con poche reazioni, "e ne sono molto stupita"), sarà pubblicato in autunno anche dalla rivista Liberal. Ma intanto ha già fatto il giro in Internet, in centinaia di migliaia di copie. Sui giornali online Jewish World Review, World Net Daily e Honestreporting.com ma anche sulla webpage di molti ebrei d'America. Fiamma Nirenstein, al pari di un giornalista-stratega come David Hanson, ha ottenuto il plauso di Commentary, mensile neo-conservative diretto da Kosodoy, e di altri pezzi grossi dell'intellighenzia ebraica, ma soprattutto è stata travolta dalle e-mail dei comuni cittadini (inclusi molti cristiani fondamentalisti) che si dicono pronti:"E adesso che si fa?", scrivono. In America quel grido di battaglia, quel "Basta" ripetuto più e più volte, è diventato così qualcosa di più: un movimento, ancora in fieri, che aspetta solo un leader carismatico. Fiamma Nirenstein fa la ritrosa: "Io seguito a fare il mio lavoro di giornalista, a riportare correttamente quello che accade in Medio Oriente, a scrivere libri (L'Abbandono sarà presto pubblicato anche in Usa, nrd). Ma l'ondata di antisemitismo che ha accompagnato questi tre anni di seconda Intifada ha superato qualsiasi limite di buon senso e di buon gusto. E gli ebrei sono pronti a ribellarsi. Un leader può sorgere ovunque. Non sono io". E gli alleati? "Nessuna sinistra e nessuna destra. Non daremo alla sinistra il potere di decidere dove dobbiamo stare", diceva la Nirenstein a New York... Ma poi, parlando con Sette, diventa possibilista: "Alleati li vedo da tutte e due le parti. Nella sinistra molti hanno capito che bisogna decidersi per una politica che vada nella direzione di Abu Mazen e non in quella di Arafat. Penso a Fassino, a Ranieri, anche a Rutelli..." Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Sette- Corriere della sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.