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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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La Repubblica Rassegna Stampa
30.05.2024 L’Ucrania vuole colpire Putin
Analisi di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 30 maggio 2024
Pagina: 4
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «Obiettivo Krasnodar. L’Ucraina vuole colpire basi e logistica oltre il confine russo»

Riprendiamo da LA REPUBBLICA di oggi, 30/05/2024, a pag. 4, con il titolo "Obiettivo Krasnodar. L’Ucraina vuole colpire basi e logistica oltre il confine russo" l'analisi di Gianluca Di Feo.

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Gianluca Di Feo
Obiettivo Krasnodar: l'Ucraina vuole colpire basi e logistica oltre il confine  russo - la Repubblica
Il territorio di Krasnodar si affaccia sul Mar Nero ai confini della Crimea, gli ucraini sanno che è il principale punto di snodo per i fornimenti nelle zone meridionali del fronte, colpire lì porterebbe un grande vantaggio strategico

I missili di giugno prenderanno il posto dei “Cannoni di agosto”? Il celebre libro di Barbara Tuchman descrive l’incoscienza con cui l’Europa diede inizio alla Prima Guerra Mondiale: è la lettura che durante la crisi di Cuba ha fatto capire a John Fitzgerald Kennedy quanto fosse facile scivolare in una tragedia immane. Oggi le linee rosse tracciate per impedire che il conflitto ucraino si allarghi a uno scontro tra Russia e Occidente stanno vacillando. La pressione sulla Casa Bianca continua ad aumentare e c’è la sensazione che presto Washington si schiererà sulla posizione di Londra e Parigi, permettendo l’impiego di armi devastanti contro il territorio russo. Il problema è capire quanto in profondità questi attacchi verranno lanciati. L’unico riferimento sui nuovi limiti può essere tentato analizzando le parole pronunciate dal presidente Macron: bisogna consegnare a Kiev «missili a medio e lungo raggio per neutralizzare le riserve sul territorio ucraino e le zone da cui partono gli attacchi». Il primo punto — bersagliare le aree dove il Cremlino concentra le sue forze — rappresenta un aumento quantitativo ma non qualitativo: vengono assaltate già ora da un vasto arsenale ucraino, a cui contribuiscono sul Donbass e nei dintorni di Mariupol anche ordigni americani ed europei. Molto più difficile definire il secondo caveat: «Colpire le zone da cui partono le azioni di Mosca». La mappa esibita da Macron e Scholz nella conferenza stampa congiunta mostra la regione di Belgorod, quella da cui viene condotta l’offensiva contro Kharkiv. Gli ucraini tirano contro quella zona ondate di razzi e droni, con una capacità distruttiva limitata che non ha ostacolato le manovre del Cremlino. I generali di Putin hanno elaborato tattiche innovative, mandando avanti soprattutto fanteria con pochi mezzi corazzati, e questo fa temere che ci siano ancora reparti massicci pronti a mettersi in marcia. La situazione sul campo sembra essere stata tamponata dai rinforzi ucraini e da oltre una settimana i successi russi paiono essersi arenati davanti al fuoco incrociato dei reparti scelti. Per ottenere questo risultato il comando di Kiev hadovuto sguarnire il resto del fronte: nel Donbass come a Zaporizhzhia ci sono preoccupanti segnali di logoramento. L’unica soluzione per dare sollievo all’esercito ucraino è stroncare l’avanzata contro Kharkiv martellando la rete logistica che alimenta l’armata russa. Questo significa distruggere depositi di munizioni e carburante, caserme e concentrazioni di tank ben oltre Belgorod, spingendo la pioggia di ordigni verso Voronez, grande centrale militare sovietica. I missili Atacms, consegnati in numeri crescenti dagli Stati Uniti, sono stati progettati per questo compito: alcuni hanno una testata che penetra nel cemento dei bunker; altri un’ogiva cluster che semina 900 granate sull’obiettivo. Il video di un recente raid contro una batteria missilistica testimonia un effetto infernale: chilometri di terreno inceneriti, senza dare scampo a macchine e uomini. Non è tutto. Il presidente Zelensky ha indicato quale è lo strumento più incisivo che oggi apre la strada agli invasori: le bombe planantisganciate dagli aerei. Ha parlato di tremila ordigni piovuti in un mese. Le più diffuse sono da mezza tonnellata, alcune sono grandi il triplo e sbriciolano interi palazzi. I Sukhoi le gettano da oltre dieci chilometri di distanza, senza temere i piccoli missili terra-aria tipo Stinger: solo i Patriot potrebbero fermarli, ma l’Ucraina ne ha pochi, relegati a proteggere metropoli, fabbriche e infrastrutture strategiche. E non si può sperare neppure nell’esordio dei caccia F-16 — i primi sono attesi il prossimo mese — che all’inizio rischiano di avere vita dura contro la rediviva aviazione russa. Ecco che la priorità per Kiev è fermare questo incubo ma l’unico modo è assalire i jet negli aeroporti. Gli Storm Shadow regalati da Gran Bretagna, Francia e — su scala ridotta — dall’Italia lo stanno già facendo sulla Crimea. Questi missili scagliati dagli aerei hanno una portata di quasi 500 chilometri e vennero progettati alla fine della Guerra Fredda proprio per crivellare piste e hangar. Inoltre hanno un sistema di guida che riconosce i profili del suolo e quindi non viene accecato dalle contromisure elettroniche russe. Le basi dei bombardieri però sono sparse intorno a Krasnodar, a Rostov, a Millerovo. Zone da cui partono gli attacchi contro l’Ucraina e perciò secondo le parole di Macron possono diventare obiettivi leciti. Aggredirle significa portare il conflitto nel cuore del consenso putiniano, in città dove il nuovo Zar ha distribuito lavoro e benessere. Cosa accadrebbe se — per un errore o perché deviato dalla contraerea — un missile occidentale sventrasse un condominio nel pieno della notte? Come reagirebbe Putin davanti alle immagini di una strage di civili causata da uno Storm Shadow o da un Atacms? Agli ucraini non interessa: vivono questo orrore da due anni e mezzo, hanno messo in conto persino l’eventualità di una bomba nucleare tattica. Un rischio che gli analisti della Nato continuano a escludere. C’è un elemento però da tenere presente: il tempo a disposizione del Cremlino per raggiungere una vittoria si consuma velocemente ed entro due mesi gli aiuti americani ed europei ribalteranno i rapporti di forza. Un fattore che potrebbe spingere Putin a osare l’impensabile.

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