Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Netanyahu prepara la risposta militare Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 15 aprile 2024 Pagina: 9 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Netanyahu prepara la risposta militare»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/04/2024, a pag. 9, con il titolo "Netanyahu prepara la risposta militare", la cronaca di Amedeo Ardenza
Netanyahu in una sessione del gabinetto di guerra. Il governo israeliano discute sul tipo di risposta da dare all'Iran, dopo che il suo grande attacco missilistico è stato sventato
Ci sarà una risposta israeliana all’attacco iraniano di sabato notte e se sì quando e di che tipo? La domanda non interroga solo le cancellerie internazionali perché anche al proprio interno la maggioranza di governo in Israele – un’alleanza Likud (conservarori) e destra nazionalista allargatasi dopo il 7 ottobre ai centristi del generale Benny Gantz – si interroga sulla strategia da seguire. I “falchi” Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben-Gvir (Sicurezza interna) hanno sollecitato una risposta «che risuoni in tutto il Medio Oriente». Ben-Gvir ha sottolineato che «i concetti di contenimento e proporzionalità sono morti lo scorso 7 ottobre”. Il sei volte primo ministro Bibi Netanyahu non ha però mai incluso i due ministri nazionalisti religiosi nel gabinetto di guerra formato lo scorso ottobre. Del gabinetto fa invece parte il ministro della Difesa ed ex generale Yoav Gallant, del Likud. «Insieme agli Stati Uniti e ad altri paesi abbiamo stabilito un’alleanza forte e potente, con la sincronizzazione tra le istituzioni di difesa dello Stato di Israele, degli Usa dei nostri partner», ha dichiarato Gallant al fianco dell’ambasciatore Usa in Israele, Jack Lew, ricordando come Israele abbia superato quasi indenne «una delle notti più drammatiche con centinaia di missili sparato al suo indirizzo, inclusi oltre 100 missili balistici, ciascuno con centinaia di chilogrammi di esplosivo». Lo Stato ebraico è uscito quasi indenne dall’attacco anche grazie all’aiuto dei suoi alleati. E numerose capitali straniere hanno condannato l’aggressione da parte della Repubblica islamica. Piena intesa dunque fra Gallant e l’ex capo di stato maggiore Gantz, anch’egli parte del gabinetto di guerra. Il leader centrista ha affermato che «di fronte alla minaccia dell’Iran, costruiremo una coalizione regionale: faremo pagare il prezzo all’Iran nei modi e nei tempi che ci saranno più consoni. E soprattutto, di fronte al desiderio dei nostri nemici di farci del male, ci uniremo e diventeremo più forti». Parole ribadite nel pomeriggio in un colloquio con la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock: «Abbiamo discusso innanzitutto dell’imperativo di formare un fronte unito globale per contrastare l'aggressività iraniana, direttamente e attraverso i suoi alleati, a livello regionale e globale», ha scritto Gantz su X. Toni moderati molto apprezzati alla Casa Bianca: ieri il presidente Usa Joe Biden, ha riferito il New York Times, avrebbe dissuaso Netanyahu dal dare il via libera a un immediato attacco di ritorsione contro Teheran. Le forze armate israeliane hanno invece colpito «un importante sito di produzione di armi di Hezbollah» nella zona di Al Nabi Sheet nel Libano centro-orientale.
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