Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Stoltenberg: Aiuti rapidi poi Ucraina nella NATO Cronaca di Claudio Tito
Testata: La Repubblica Data: 04 aprile 2024 Pagina: 12 Autore: Claudio Tito Titolo: «Stoltenberg lancia un Sos per Kiev 'Aiuti rapidi, poi Ucraina nella Nato'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/04/2024, a pag. 12, con il titolo "Stoltenberg lancia un Sos per Kiev 'Aiuti rapidi, poi Ucraina nella Nato'" la cronaca di Claudio Tito.
Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. In vista delle prossime turbolenze interne all'Alleanza lancia un appello per aiuti urgenti all'Ucraina. A cui va promesso l'accesso alla Nato. Ungheria contraria. A guidare la linea contro l'imperialismo russo, l'inedito asse Francia-Germania-Polonia
«È importante che gli alleati prendano decisioni rapidamente, inclusi gli Stati Uniti». La Nato compie 75 anni e si trova a fronteggiare una delle crisi più gravi della sua storia. Ma in modo diverso rispetto alle intenzioni immaginate dai “fondatori”. Perché gli aiuti all’Ucraina sono indiretti e non prevedono al momento un ruolo attivo dell’Alleanza. Proprio per questo il segretario generale, Jens Stoltenberg, durante il vertice dei ministri degli Esteri ha insistito sulla velocità del sostegno. E poi fa una previsione che non piacerà al Cremlino: «Alla fine della guerra l’Ucraina entrerà nella Nato». Una prospettiva che cambia completamente lo scenario dei prossimi anni. La sua proposta di istituire un fondo quinquennale da 100 miliardi punta intanto a rendere sollecito e stabile il supporto a Kiev. Anche se su questo punto la decisione è rimandata. I dubbi non mancano a cominciare dall’Ungheria di Orbán che come al solito si offre come vassalla di Mosca e spinanel fianco del fronte occidentale.
«Gli ucraini - ha ripetuto Stoltenberg - non sono a corto di coraggio, stanno terminando le munizioni. Dobbiamo aumentare subito il nostro supporto e far sì che sia durevole ». Anche perché la controffensiva di Putin è partita e il presidente ucraino Zelensky è corso ai ripari abbassando l’età del reclutamento da 27 a 25 anni. Il momento è dunque delicatissimo «Qualsiasi ritardo nel fornire sostegno - ha sottolineato il segretario di Stato Usa Blinken - ha conseguenze sul campo». Anche a suo giudizio, serve allora «un’assistenza affidabile e prevedibile della Nato all’Ucraina, in modo da fare meno affidamento sui contributi volontari».Da Kiev parte un grido di allarmee una richiesta specifica: «Tutte le batterie di missili “Patriot” disponibili nel mondo e che ci possono essere fornite - chiede il ministro degli Esteri Kuleba - devono essere consegnate al più presto». Il tema di questi giorni, però, restano i soldi: il fondo da 100 miliardi. «È assolutamente chiaro - ha detto la portavoce del governo tedesco, Christiane Hoffmann - che la Nato non deve diventare parte del conflitto. Un maggiore coinvolgimento della Nato non è però collegato a questa eventualità». Il dubbio di alcuni è infatti che un aiuto strutturato possa essere interpretato da Mosca come un intervento diretto della Nato.
«Noi - ha ripetuto il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. non manderemo un solo soldato italianoa combattere in Ucraina ma non faremo mancare tutto il nostro apporto ». Tajani non è contrario al fondo da 100 miliardi e spera che l’Ue assuma un ruolo crescente nella Difesa rilanciando l’idea degli eurobond per finanziare questo settore. «La soluzione - ha ripetuto nel corso di un Forum organizzato dall’ Ansa con il Parlamento europeo - è quel che è accaduto con il Recovery Fund». Nell’Ue sta prendendo corpo un’alleanza- guida a tre composta da Francia, Germania e Polonia. Lo dimostra un editoriale congiunto scritto dai tre ministri degli Esteri: «L’imperialismo russo va fermato. Una politica di concessioni alla Russia, nella speranza che riporti la pace o la stabilità nel continente, è ingenua».
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