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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Foglio Rassegna Stampa
06.02.2024 Le vite appese degli ostaggi di Hamas
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 06 febbraio 2024
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Per liberare gli ostaggi, Hamas vuole fuori dal carcere gli uomini che servono a ripetere il 7 ottobre»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/02/2024, a pag. 1, con il titolo "Per liberare gli ostaggi, Hamas vuole fuori dal carcere gli uomini che servono a ripetere il 7 ottobre", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini

Roma. Ogni sera le voci di ottimismo riguardo alla rapidità con cui si potrebbe concludere un accordo tra Israele e Hamas per la liberazione degli ostaggi si soffocano un po’. Ogni sera si conclude con una risposta non data e Hamas, così amano dire i suoi portavoce, “studia la proposta”. Mentre studia, la guerra continua, i soldati israeliani si muovono a sud, Hamas fa capolino a nord per dimostrare di non essere sconfitta, ma sono apparizioni dimostrative: la sua infrastruttura non è distrutta, i suoi uomini non sono eliminati, ma la sua capacità di resistenza è compromessa. La sua forza non sta nei razzi che può lanciare contro Tel Aviv, non sta nella rete di tunnel, non sta neppure nelle imboscate. La sua forza continua a essere tutta nei centotrentasei ostaggi israeliani che tiene prigionieri. Il peso negoziale di Hamas sta ancora nelle vite appese e comunque distrutte, nella pressione dei loro famigliari che protestano ogni sera contro il governo di Israele.

I terroristi alzano il prezzo dell’accordo e anche se il premier Benjamin Netanyahu ha detto che non accetterà un compromesso a qualsiasi costo, è di questo che si sta parlando. La sopravvivenza di Hamas sta in questi negoziati e i terroristi insistono sul numero di palestinesi che Israele dovrebbe liberare dalle sue carceri per veder tornare a casa gli ostaggi. I nomi che vengono fuori sono quelli di leader legati all’organizzazione o al compimento di atti terroristici, sono tutti uomini che hanno giurato di odiare Israele e di combattere per la sua fine. Hamas vuole la liberazione di terroristi di alto profilo e Keshet 12, Canale 12, ha riferito che l’elenco non include uomini legati agli attentati compiuti tra il 2000 e il 2005. Abdullah Barghouti è stato ritenuto responsabile della morte di sessantasei israeliani, mentre Ahmad Saadat, attualmente in isolamento, ha organizzato nel 2001 l’assassinio di Rehavam Ze’evi, ministro del turismo israeliano. Fra i terroristi citati da Keshet 12 c’è anche Ibrahim Hamed, che viene considerato il prigioniero più pericoloso nelle carceri israeliane, è stato il comandate di Hamas in Cisgiordania ed è stato condannato per l’omicidio di 46 civili. Nella lista ci sono anche Abbas al Sayed e Muhammad Arman, il primo pianificò l’attentato al Park Hotel di Netanya nel 2002 e il secondo era il comandante della squadra Silwan che effettuò gli attacchi al Café Moment e all’Università ebraica di Gerusalemme.

Chiedere la liberazione di questi terroristi per nulla pentiti equivale alla promessa di ripetere il 7 ottobre, è una storia che torna dallo scambio per la liberazione di Gilad Shalit. Yahya Sinwar, che è stato nelle carceri israeliane e ben conosce la mentalità dello stato ebraico, sa che sta portando avanti un ricatto che riscriverà la storia del futuro di Israele. Il ricatto è semplice, in sé porta la minaccia di ripetere il 7 ottobre e suona così: o liberate i terroristi pronti a riorganizzarsi per un nuovo attacco, o noi terremo gli ostaggi e la ferita per la vostra democrazia sarà profonda.

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