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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
02.02.2024 Europa: si all’Ucraina
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 02 febbraio 2024
Pagina: 6
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «L’Europa dà l’ok agli aiuti all’Ucraina: in arrivo 50 miliardi per la guerra a Putin»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/02/2024, pag.6, con il titolo "L’Europa dà l’ok agli aiuti all’Ucraina: in arrivo 50 miliardi per la guerra a Putin", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Orban
L'ungherese Orban ha tolto il veto ai fondi per l'Ucraina.

L’Unione Europea ha finalmente raggiunto l’accordo sulla revisione del bilancio comune: l’Ucraina avrà i suoi aiuti, Zelensky soddisfatto dice che l’Ue ha mandato un segnale oltre all’Atlantico, ma anche Orbán esulta perché ha ottenuto di fatto che l’Ungheria sia più un “sorvegliato speciale”. «Tutti i 27 leader hanno concordato un pacchetto di sostegno aggiuntivo di 50 miliardi di euro per l’Ucraina all’interno del bilancio dell’Ue», aveva già scritto su X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, pochi minuti dopo l’inizio formale della riunione del Consiglio.
Sì perché questo risultato è stato ottenuto grazie soprattutto a una serie di riunioni preliminari, su tutte quella tra il presidente del Consiglio Meloni e il premier ungherese, con l’aggiunta poi di Macron e Scholz, la triade che già aveva tentato di convincere Orbán al precedente incontro. Infine sono arrivati anche il polacco Tusk, il belga De Croo e l’olandese Rutte. Di fatto i leader europei sono riusciti a ottenere il sì del premier ungherese con tre aggiunte: una relazione annuale da parte della Commissione europea sull’attuazione del pacchetto di aiuti, un dibattito a livello di leader sull’attuazione del pacchetto e, se necessario, la possibilità di chiedere alla Commissione di proporre una revisione del nuovo bilancio, secondo l’ultima versione del progetto di conclusioni del Consiglio europeo.

NUOVE REGOLE

La parte che però premeva di più a Orbán riguarda un passaggio che fa riferimento alle precedenti conclusioni del dicembre 2020 e in cui si ribadisce che la Commissione debba essere «obiettiva, equa, imparziale e basata sui fatti» e debba garantire la «non discriminazione» nell’attivare il meccanismo per bloccare i finanziamenti dell’Ue alle capitali nazionali.
Il riferimento concreto è ovviamente a quei 6,3 miliardi di euro dei fondi di coesione dell’Ue che sono stati congelati per l’Ungheria a causa di carenze nello stato di diritto e che evidentemente tutte queste garanzie fanno sperare a Orban che saranno presto ripristinati.
La presidente della Commissione ha poi però tenuto a precisare che il primo ministro ungherese non ha ricevuto alcuna rassicurazione su questo punto: «C’è la legge sui fondi di coesione, una legge sul Next Generation Eu e c’è la legge sul meccanismo di condizionalità. Queste leggi non hanno nulla a che fare con lo strumento per l’Ucraina e la revisione di medio termine» ha detto la von der Leyen. Ma Orbán sostiene anche di aver ricevuto «garanzie» sul fatto che i fondi ungheresi non finiranno comunque all’Ucraina. «Non partecipiamo alla guerra, non inviamo armi, siamo ancora sulla strada. Dal lato della pace!» ha scritto su Facebook. L’importante tuttavia per l’Ue era riuscire ad evitare l’impasse in un momento in cui anche gli aiuti americani stentano ad arrivare, e anche ad evitare che una spaccatura interna alla Ue, cioè una decisione a 26 con l’esclusione di Budapest. Sarebbe stato «un precedente pericoloso» ha sottolineato la Meloni.

DESTINAZIONE

I 50 miliardi destinati a Kiev sono infine divisi tra fondo perduto, 17 miliardi, e prestiti dal bilancio comunitario, 33 miliardi. La prima tranche da 4,5 miliardi dovrebbe arrivare entro marzo, mentre nel documento finale si fa presente che «potenziali entrate potrebbero essere generate in base ai pertinenti atti giuridici dell’Unione riguardanti l'uso di entrate straordinarie detenute da enti privati e derivanti direttamente dalle attività immobilizzate della Banca Centrale di Russia». Ma questa è una strada tortuosa e ancora tutta da percorrere. Il presidente ucraino Zelensky ha commentato che «con la sua unità l’Europa dà il ritmo agli affari globali» e che «il continuo sostegno finanziario dell’Ue all’Ucraina rafforzerà la stabilità economica e finanziaria a lungo termine, che non è meno importante dell’assistenza militare e della pressione delle sanzioni sulla Russia». Un elogio dell’affidabilità dell’Europa che è anche ovviamente un messaggio diretto agli alleati d'oltreoceano.

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