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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.07.2003 Terrorismo, Italia e Unione Europea
Ecco l' opinione dell'Ambasciatore d' Israele

Testata:Il Corriere della Sera
Autore: Ehud Gol
Titolo: «Roma inserisca Hamas e Hezbollah nella lista nera»
Ehud Gol, ambasciatore d'Israele in Italia,esprime l'opinione ufficiale di Israele su terrorismo, Road Map, semestre italiano all'UE e altri argomenti in un articolo uscito il 1° luglio 2003 sul Corriere della Sera che riproduciamo integralmente.
Berlusconi ha compiuto «un atto di coraggio» nella sua recente missione


Oggi l'Italia assume il ruolo di Presidente dell'Unione Europea per l'undicesima volta nella sua storia. In quanto uno dei sei padri fondatori della Comunità Economica Europea a Roma nel 1957, l'Italia è stata testimone di molti cambiamenti ed evoluzioni nelle varie fasi della Cee e dell'Ue. La Presidenza di quest'anno si svolge in uno dei momenti più delicati, alla vigilia dell'allargamento dell'Ue da 15 a 25 Stati membri. La Presidenza italiana nei prossimi sei mesi dovrà affrontare cinque questioni principali: l'adozione della Convenzione Europea; le riforme economiche (nel campo delle pensioni e del mercato del lavoro, così come del rafforzamento della competitività); la partecipazione dei nuovi Stati membri ai lavori del Consiglio, l'articolazione di una politica comune sull'immigrazione e il crimine e la promozione del concetto di «Wider Europe» che prevede legami più stretti con altri Stati, inclusa la Russia e Israele, il consolidamento di una politica estera comune europea con chiara enfasi sul processo di pace in Medio Oriente. A tutti questi temi in agenda si aggiungeranno altre questioni quali il commercio internazionale, i problemi ambientali e la lotta contro il terrorismo internazionale e contro la proliferazione di armi non convenzionali.
Dal punto di vista israeliano, i mesi a venire segneranno una svolta: si avrà l'occasione di far avanzare il processo di pace, e si troveranno altresì di fronte a numerosi rischi, quali la crescita del terrorismo e l'aggravarsi della minaccia nucleare iraniana. La nomina di Abu Mazen in qualità di primo ministro, insieme all'accresciuto impegno americano nel processo di pace che ha seguito la guerra in Iraq, ha creato nuove opportunità che il Quartetto (gli Usa, la Russia, l'Onu e l'Ue) cercherà di usare per riportare sui binari il processo negoziale.
In questo contesto, il primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha fatto bene a visitare Israele tre settimane fa, alla vigilia della Presidenza italiana. La sua visita riflette le buone relazioni che esistono oggi tra i nostri Paesi e la profonda comprensione da parte dell'Italia delle difficoltà di sicurezza che Israele è costretta ad affrontare.
La decisione del primo ministro italiano di non incontrare Yasser Arafat, oltre ad essere un atto di coraggio molto raro tra i leader europei, ha inoltre enfatizzato le fratture interne europee e la creazione di un nuovo e diverso modello di pensiero su come promuovere e incoraggiare al meglio il processo di pace. Alcuni dei nuovi membri dell'Ue di certo seguiranno i passi dell'Italia su un cammino che deriva non da una presa di posizione pro-israeliana ma dalla comprensione che, in quanto opposto ad Arafat, il suo successore è deciso ad abbandonare la strada della violenza in favore di una risoluzione pacifica del conflitto. L'Italia, insieme agli Usa e ad Israele, comprende la necessità di incoraggiarlo e rafforzarne la posizione.
Tutti i segnali sembrano indicare che l'Italia intende usare la Presidenza europea per promuovere la sua posizione all'interno dell'Unione così come la posizione dell'Unione all'interno del Quartetto a fianco di Washington, mettendo a frutto le eccellenti relazioni che vanta con il mondo arabo e con Israele. Il Governo italiano comprende, forse meglio di qualsiasi altro governo europeo, quanto una posizione bilanciata possa rafforzare la sua influenza nella regione e, al contrario, quanto la tradizionale, quasi cieca posizione pro-palestinese dell'Europa e la sua automatica condanna di ogni azione israeliana siano dannose qualora si voglia giocare un ruolo costruttivo nella soluzione della crisi mediorientale, una soluzione che è anche nell'interesse dell'Europa.
In questo quadro, ci auguriamo che l'Italia si faccia anche guida dell'iniziativa volta ad includere i movimenti di Hamas e Hezbollah nella lista europea delle organizzazioni terroristiche, come giustificano la natura dei due gruppi e il fatto che la loro stessa esistenza serva il solo scopo di commettere atti di terrorismo e violenza contro Israele. Dichiararli illegali aiuterà l'ala moderata dell'Autorità Palestinese. La volontà italiana di rafforzare la posizione dell'Ue nel Medio Oriente presenta uno strumento concreto per sostenere tale politica nella forma di ciò che il Premier Ariel Sharon ha chiamato il «Piano Berlusconi» per la riabilitazione economica dell'Autorità Palestinese.
Questo è senza dubbio uno strumento chiave che permetterà alla Presidenza dell'Ue di mettere in evidenza i dividendi economici inerenti ad una soluzione politica della crisi in parallelo con la cessazione degli atti di terrore e violenza. Un atteggiamento bilanciato che combina una forte posizione contro il terrorismo da una parte e benefici economici per la leadership palestinese moderata dall'altra otterrà la piena collaborazione del governo israeliano.
La Presidenza italiana ha inizio in un momento delicato anche rispetto alle relazioni euro-atlantiche in seguito alla guerra in Iraq. Tutte le capacità diplomatiche del Presidente Berlusconi e del Ministro degli Esteri Frattini saranno messe alla prova sia nel ricomporre le fratture tra Israele e i suoi vicini che nel mitigare le tese relazioni tra il vecchio continente e l'America.
Dubito che oggi si possa trovare un altro Stato europeo capace di colmare la voragine a livello transatlantico e mediorientale. Dal punto di vista israeliano, una linea europea rafforzata ed equa sotto la guida dell'Italia potrà contribuire all'attuazione di una soluzione politica al conflitto in Medio Oriente.











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