Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Dal 2006 l'Onu ha condannato Israele 96 volte. Siria solo 35 e Iran 10: la dimostrazione della faziosità delle Nazioni Unite
Le condanne piovono da tutte le parti. Tregua umanitaria immediata e incondizionata, si proclama quasi ovunque. Si dice che Israele si accanisca contro le popolazioni civili innocenti della Striscia di Gaza. È vero che non è sempre facile distinguere tra questi civili innocenti e i militanti di Hamas, che nella maggior parte dei casi vestono abiti civili. Ogni giorno, dozzine di uomini armati, lasciando ospedali, scuole o edifici dell'UNWRA, si arrendono ai soldati dell'IDF contro cui sparavano in precedenza. Depongono le armi, sollevano le magliette per dimostrare che non indossano cinture esplosive e si allineano obbedienti nella fila dei prigionieri. Altri militanti, più fortunati, hanno sparato una serie di proiettili dal loro nascondiglio nella stanza di un bambino, prima di scappare attraverso la botola opportunamente posizionata sotto il letto del bimbo. Alcuni di loro e i loro leader fuggono dalla zona di combattimento verso il Nord, nascosti nelle ambulanze incaricate di evacuare i malati, oppure si confondono tra la folla che approfitta dei corridoi umanitari per raggiungere il Sud. Ci sono anche degli appartamenti normali in edifici ordinari in cui furono tenuti prigionieri gli ostaggi e dove, secondo i racconti concordanti di coloro che hanno avuto la fortuna di riconquistare la libertà, furono sottoposti a maltrattamenti, arrivando fino ad abusi fisici, sessuali, e psicologici. Purtroppo la Croce Rossa, così indignata dal “disastro umanitario” di Gaza, non ha compiuto gli sforzi necessari per venire in loro aiuto o, almeno come richiede il suo statuto, per garantire che fossero trattati bene. Si sussurra che se Hamas esita a negoziare il rilascio di coloro che restano, è perché troppi di loro avrebbero storie terribili da raccontare con i postumi a riprova, o perché sono stati assassinati dai loro carnefici. L'esercito ha già scoperto i cadaveri di molti di loro. Infine c'è la popolazione che ha visto tutto, ha sentito tutto, sapeva tutto e che ogni tanto ha denunciato questo o quell'ostaggio che cercava di scappare. Una popolazione che spesso esprimeva ad alta voce la propria gioia nell'apprendere che un attentato aveva colpito gli ebrei maledetti. È questa “popolazione innocente” che dovrebbe essere protetta a tutti i costi. Dall’altra parte del confine, chi si preoccupa per le centinaia di migliaia di israeliani costretti a fuggire dopo le atrocità del 7 ottobre? Questi stanno ancora aspettando, presso dei parenti o in albergo, di poter tornare nella loro casa. Nei loro kibbutz, nelle loro città devastate ma che sono ancora bersagliate da salve di missili, lanciati dalle zone umanitarie allestite in prossimità del confine egiziano. Ma no, bravi, avete indovinato, i combattenti di Hamas si nascondono tra il formicaio di “rifugiati”. Quanto al Segretario Generale delle Nazioni Unite, così preoccupato per i bambini di Gaza, non ha avuto una parola per i 32 piccoli israeliani rapiti, tra cui Kfir, questo neonato di 10 mesi che non ha sopportato la prigionia. Nemmeno una parola per i bambini sopravvissuti al massacro, ma traumatizzati per sempre da ciò che hanno vissuto.