Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Lettera aperta al segretario generale dell'ONU, Kofi Annan
Testata:Informazione Corretta Autore: Barbara Mella Titolo: «Lettera aperta al segretario generale dell'ONU, Kofi Annan»
"Ma te ce sei o ce fai?" chiedono a Roma. Ed è ciò che vorremmo chiedere a Lei, signor Kofi Annan. Lei sostiene, per esempio, che in Medio Oriente serve un contingente di pace che fermi la spirale della violenza. A parte il mantra della "spirale della violenza" ormai talmente becero che non vale davvero la pensa di soffermarsi a commentarlo, vorremmo chiederLe: si ricorda, caro signore, che cosa è successo meno di tre anni fa in Libano? No? Bene, vogliamo aiutarLa: con un'auto del Suo contingente di pace, le insegne del Suo contingente di pace, le divise del Suo contingente di pace, sotto gli occhi degli uomini del Suo contingente di pace, terroristi libanesi sono penetrati in territorio israeliano e hanno rapito tre soldati israeliani per poi ucciderli, senza mai più darne notizie, né tanto meno restituirne i corpi. Gli uomini del Suo contingente di pace hanno filmato il tutto, poi per un intero anno la Sua organizzazione ha negato che esistesse tale filmato, poi lo ha ammesso ma si è rifiutata di consegnarlo a Israele, poi ne ha consentito la visione ma una sola volta, per non rischiare che gli israeliani potessero individuare i terroristi, facendo così perdere alla Sua organizzazione la doverosa imparzialità fra terroristi e vittime del terrorismo. E si ricorda dei massacri avvenuti nell'ex Jugoslavia sotto gli occhi impassibili degli uomini del Suo contingente di pace? E si ricorda di quando nei campi profughi in Ruanda arrivavano tonnellate di cibo e i profughi morivano di fame perché bande armate si accaparravano tutto, e le "forze" Onu non erano in grado di contrastarle? E a noi sembrerebbe che queste due gaffes potrebbero bastare, che ci si potrebbe anche fermare qui, ma Lei non è dello stesso parere, no, e decide di proseguire. E così ha anche criticato la decisione di Washington e Israele di mettere da parte il leader palestinese, Yasser Arafat. «Sarebbe meglio - ha detto - esortarlo a lavorare per la pace e a sostegno del premier dell'Anp Abu Mazen. Devono lavorare insieme perché lo sforzo abbia successo». Ecco, finalmente un'idea! Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? Bisogna esortare Arafat a lavorare per la pace, ecco che cosa bisogna fare! Esortiamo Arafat a lavorare per la pace, e la pace si farà! E adesso ci dica, sinceramente, caro Kofi Annan: Lei ci è o ci fa?
POST SCRIPTUM: Forse non tutti i nostri lettori sanno che nel gennaio 1994 il generale Dallaire, comandante delle forze ONU in Ruanda, inviò a Kofi Annan, all'epoca capo delle missioni di pace dell'ONU, l'informazione che era imminente la messa in atto di un genocidio: Kofi Annan scelse di non intervenire. Tre anni e mezzo (e un milione di morti) più tardi Kofi Annan, diventato nel frattempo segretario generale dell'ONU, impedì al generale Dallaire di testimoniare in proposito (a chi volesse saperne di più sul genocidio in Ruanda, suggeriamo il bellissimo e agghiacciante "Desideriamo informarla che domani verremo uccisi con le nostre famiglie" di Philip Gourevitch, Einaudi). Tutti invece sanno, ma forse non tutti, nel frenetico incalzare degli avvenimenti, ricordano la parte avuta da Kofi Annan in quello che a Durban doveva essere un convegno internazionale sul razzismo e si trasformò in un'orgia di razzismo e di odio antiisraeliano e antisemita.