Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Un'immagine scolpita nella mente: Abu Mazen e Sharon che si stringono la mano ad Aqaba con a fianco un Bush sorridente. Molte speranze, poche certezze, ma un certo cauto ottimismo, è innegabile, aveva cominciato a pervadere coloro che negli ultimi anni avevano assistito alla terribile escalation di terrorismo palestinese con la sua scia di sangue israeliano innocente.
Un'altra immagine scolpita nella mente: un autobus sventrato, dilaniato dalle fiamme, pezzi di corpi sparsi per la Via Jaffa, l'angoscia dei sopravissuti, le grida dei feriti, lo strazio dei familiari, i soccorritori che cercano di strappare alla morte qualche ferito. Quante volte abbiamo visto queste scene? Troppe sicuramente ma quello che è accaduto ieri nella affollatissima via Jaffa è molto più grave perché è come se un gigantesco masso fosse caduto su una strada che si cercava di asfaltare e di rendere più agevole, è come se un terremoto avesse aperto una voragine nel terreno ed ora il pericolo più grande è di cadere dentro quella voragine e non uscirne più.
Due giorni fa Israele aveva cercato di eliminare uno dei leader di Hamas, Abdel Aziz Rantisi, e c'è chi vuole vedere in questa nuova strage una risposta all'azione israeliana. E' un grave errore su cui l'opinione pubblica internazionale deve riflettere.
Questo atroce fatto di sangue che, oltre a 16 morti ha provocato 120 feriti, non è la risposta a nulla, è la volontà di Hamas continuamente dichiarata di lottare contro i "sionisti invasori" , una lotta che trova la sua migliore espressione nello sterminio di vittime innocenti. Il terrorismo non può e non deve trovare alcuna giustificazione, le lacrime di coccodrillo non servono più. Da ogni parte si sente dire che Abu Mazen deve essere aiutato affinché la sua posizione nel mondo politico palestinese si rafforzi ma prima di tutto è il nuovo leader palestinese che deve "aiutarsi" usando il pugno di ferro contro i terroristi, nemici della pace e del popolo palestinese.
E mentre l'opinione pubblica si scaglia contro Sharon perché ha cercato di eliminare un pericoloso terrorista, nessuno ricorda che i primi passi verso la realizzazione della Road Map vengono proprio dal primo ministro israeliano, quel generale che aveva vinto le elezioni promettendo di difendere le colonie ed invece in questi giorni, seguendo le direttive del piano di pace, ha cominciato a "smantellare" i primi insediamenti illegali. Dunque se è giusto aiutare Abu Mazen , è altrettanto doveroso non lasciare solo Sharon a raccogliere i corpi straziati dei suoi figli.
Quale sarà l'esito della Road Map? Sharon ce la sta mettendo tutta, Abu Mazen ci sta provando per uscire dal tunnel della violenza. Nessuno però in questo momento può prevedere cosa accadrà nelle prossime settimane. Quello che è certo è che il terrore deve finire ora, immediatamente, senza se e senza ma ed è su questo punto che non ci possono essere concessioni né giustificazioni di sorta, pena il deragliamento definitivo della Road Map.