Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Tra i soldati israeliani Cronaca di Daniele Raineri
Testata: La Repubblica Data: 05 novembre 2023 Pagina: 7 Autore: Daniele Raineri Titolo: «»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/11/2023, a pag.7, con il titolo "Gaza, la caccia ai leader Hamas" l'analisi di Daniele Raineri
Daniele Raineri
Tunnel a Gaza
ASHKELON — Dov’eri quando ti hanno ferito? «Nel settore nord, lato spiaggia. Faccio parte del gruppo che si muove parallelo al mare e scende da nord a sud verso Gaza City ». E come ti hanno ferito? «Con un missile anticarro. Sparano questi missili da lontano, è andata bene, io sono l’unico della mia squadra che è stato preso». Il secondo giorno di operazioni Hamas ha centrato un trasporto truppe israeliano, un Namar, e ha ucciso tutti e undici i soldati a bordo. Eri anche tu a bordo di un trasporto corazzato? «No, le schegge mi hanno colpito mentre ero con i miei compagni, ma eravamo a piedi. La mia squadra avanza sempre a piedi. Ci spostiamo da un palazzo all’altro, in alcuni entriamo e in altri no perché sono troppo pericolosi, attraversiamo zone che sono campo aperto specie vicino al mare». È una tattica di guerra moderna, i missili anticarro non servono più soltanto per far saltare i carri, sono sparati anche contro i soldati, ormai vanno pensati come l’arma di un supercecchino con un complesso di onnipotenza: una squadra di due di Hamas, pancia a terra, che non vede l’ora di inquadrare un bersaglio, con il missile e il sistema di puntamento che a malapena sporgono da un bordo di terra o dal parapetto di un edificio che a volte è a chilometri di distanza. In questo caso il bersaglio è stata la squadra del fante israeliano Ira. Ira, ventun’anni, sdraiato in un letto d’ospedale a Ashkelon a sette km dalla Striscia, con la gamba avvolta in una fasciatura bianca macchiata di sangue, appartiene alla brigata Nahal ed è stato ferito ieri nella prima settimana di invasione israeliana della Striscia di Gaza. Faceva parte del lato Nord della tenaglia che assedia Gaza City. I combattimenti contro il gruppo Hamas sono violenti e sono già morti ventisei soldati israeliani, tre volte la media settimanale dell’ultima operazione di terra dentro la Striscia – ormai nove anni fa. Questa volta la guerra è differente, ha una natura esistenziale perché in teoria, secondo quello che dicono governo e generali di Israele, alla fine dell’operazione Hamas non dovrebbe esistere più. Una coppiadi amici di Ira è accanto al letto, lei in tuta con anello al naso, lui in sandali e mitra a tracolla. Arriva anche la fidanzata di Ira si sdraia nel letto e lo contempla. E civili ne vedete, mentre avanzate? «No, è un deserto, non vediamo nessuno, sono andati tutti via da quel settore perché nessuno vuole stare in mezzo ai combattimenti tra noi e Hamas. Alla sera quando sta per fare buio ci raggiunge un bulldozer blindato, spinge la terra che si alza e diventa un muro, lo fa quattrovolte in modo da creare un piccolo perimetro e noi ci mettiamo lì in mezzo e dormiamo. Meglio che passare la notte dentro un edificio, perché non sai cosa ci può essere dentro ». L’assunto base, per le truppe israeliane che entrano dentro Gaza, è che tutto è minato e ci sono trappole esplosive dappertutto, perché è così che combatte Hamas e il gruppo palestinese sapeva alla perfezione prima di fare i raid contro i civili israeliani del 7 ottobre che ci sarebbe stata un’invasione israeliana. Sapeva tutto in anticipo: i bombardamenti aerei devastanti, l’operazione di terra, le reazioni politiche e pubbliche. E quindi si è preparato. Per quello che ne sa la squadra di Ira, potrebbe entrare in un edificio minato alle fondamenta e quelli di Hamas lo fanno saltare in aria con un comando remoto. È successo. Vedete i guerriglieri? «No. Loro ci vedono, fanno qualcosa – usano i missili controcarro, oppure i loro cecchini sparano – e poi spariscono giù sotto nei tunnel. È come acchiappa la talpa». Per chi non lo ricorda: è il gioco con la talpa che sbuca dai fori e tu devi colpirla con un martello di legno. «Un mio amico è stato preso da un cecchino, un proiettile lo ha centrato sull’elmetto e un altro proiettile gli ha attraversato la gamba. E poi il cecchino è sceso dal tetto fino al piano terra, si è infilato un tunnel e ciao». E quando vedete un tunnel che fate? «Abbiamo l’ordine di non avvicinarci. Chiamiamo la squadra di genieri specializzati (la Yahalom), loro hanno delle bombe apposta e lo fanno saltare». Alla fine dell’operazione che cosa farete? Era una domanda politica per chiedere che cosa pensa che succederà se le truppe israeliane prenderanno il controllo di un territorio popolosissimo e governato dal 2007 da Hamas: c’è già una soluzione pronta? Risponde così: «Dopo la vittoria? Ci sposeremo!» e guarda la fidanzata. Manca il cuore di rifare la domanda. Aggiunge questo: «Gaza non è un Vietnam. Non stiamo combattendo lontano dalle nostre case, combattiamo per noi e se non lo facciamonon lo farà nessun altro». Uscendo incontriamo il soldato Yam, è su una sedia a rotelle e ha l’occhio bendato, non sa ancora se lo salverà. Fa parte della stessa brigata di Ira, è stato ferito due giorni fa. È entrato dentro un palazzo di Gaza con un altro soldato, ha visto l’imboccatura di un tunnel sul fondo del pavimento, mentre decidevano cosa fare «sono arrivati i terroristi e ci hanno lanciato una granata», non c’è stato il tempo di uscire. L’hanno portato qui in ospedale, ha compiuto ventun’anni sul lettino operatorio.