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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Mahmoud Abbas persevera e firma: Hitler non era antisemita e gli ebrei d'Europa non hanno alcun legame con la Terra d'Israele 09/09/2023
Mahmoud Abbas persevera e firma: Hitler non era antisemita e gli ebrei d'Europa non hanno alcun legame con la Terra d'Israele
Analisi di Michelle Mazel 

(traduzione di Yehudit Weisz)



Abu Mazen

Il presidente dell'Autorità palestinese sa di poter contare sulla benevola comprensione dell'Occidente e sull'appoggio dei nemici di Israele. Per questo si permette, nella totale impunità, di ritornare sul suo argomento preferito, come ha fatto lo scorso 23 agosto durante una riunione del consiglio rivoluzionario di Fatah. Se Hitler uccise gli ebrei, ovviamente non fu perché era antisemita, visto che gli ebrei d’Europa non erano semiti. Discendenti secondo lui dalla tribù turca dei Cazari, non hanno alcun legame con il popolo della Bibbia e con la terra d'Israele. Per Mahmoud Abbas, il vero motivo per cui Hitler decise di eliminarli, fu perché loro erano dediti all’usura e al riciclaggio di denaro a danno dei buoni cittadini tedeschi. Una teoria ribadita molte volte verso la quale i partecipanti al cosiddetto consiglio rivoluzionario non hanno di certo trovato nulla da eccepire. Le maggiori cancellerie europee, che si atteggiano a paladine della lotta all’antisemitismo, hanno tardato a reagire. Senza dubbio i loro servizi di intelligence non hanno ritenuto utile informarli. Si è dovuto aspettare che Memri, l’indispensabile Istituto di ricerca sui media del Medio Oriente pubblicasse il video del discorso, e la sua traduzione in inglese.

L'Unione europea condanna con la massima fermezza dichiarazioni che definisce false ed enormemente ingannevoli, ritenendo che “tali distorsioni storiche... non possono che esacerbare le tensioni nella regione(!).” Per l'ambasciatore tedesco in Israele questo discorso è “un insulto alla memoria di milioni di uomini, donne e bambini assassinati. I palestinesi dal loro leader meritano di ascoltare la verità storica, e non simili distorsioni.”  Uscendo dal suo consueto riserbo, il consolato francese a Gerusalemme ha twittato: “La Francia condivide l'emozione suscitata dalla pubblicazione di un video che riporta le dichiarazioni del presidente Abbas il 26 agosto. Noi le condanniamo e le consideriamo totalmente inaccettabili… La Francia ribadisce la sua più forte condanna dell’antisemitismo e della negazione della Shoah in tutte le loro forme, così come la sua determinazione a lottare instancabilmente contro questa piaga.”   

Apprezziamo gli sforzi compiuti per non aver fatto un banale copia e incolla. Nel 2018, infatti, una portavoce di Federica Mogherini, allora capo della diplomazia dell'Unione Europea, dichiarò che “il discorso pronunciato dal presidente palestinese Mahmoud Abbas il 30 aprile conteneva osservazioni inaccettabili sulle origini dell'Olocausto e sulla legittimità di Israele.”  Discorso seguito da una levata di condanne.                                                                                                                                                  Il lettore informato avrà notato che si condanna il discorso più di chi lo pronuncia.

Il presidente dell'Autorità Palestinese può dormire sonni tranquilli. Continuerà a essere un interlocutore privilegiato per gli europei e sarà accolto con tutti gli onori se per caso deciderà di recarsi a Parigi, Bruxelles o Berlino.

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Michelle Mazel

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