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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
24.08.2023 La fine di Prigozhin. Ma in Ucraina la guerra continua
Analisi di Brunella Giovara

Testata: La Repubblica
Data: 24 agosto 2023
Pagina: 4
Autore: Brunella Giovara
Titolo: «Kiev: “Non cambia nulla, la guerra prosegue”»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/08/2023, a pag.4, con il titolo “Kiev: “Non cambia nulla, la guerra prosegue” ”, l'analisi di Brunella Giovara.

Kiev non ha opzioni

ZAPORIZHZHIA — Fuori uno. Ma rimane l’altro, e perciò la guerra continua come prima. Gli ucraini hanno sempre seguito con estrema attenzione l’evolversi dei rapporti tra il padrone della Wagner e il presidente Vladimir Putin, considerando il primo il criminale che ha schierato i suoi mercenari a Bakhmut, e non solo lì. E il secondo, un criminale più potente e politicamente più abile, che prima opoi avrebbe fatto fuori l’altro. Una “guerra tra scorpioni”, insomma, da analizzare giorno per giorno. E dal 24 giugno, con la cosiddetta “parata” di Prigozhin verso Mosca, che è finita come è finita, hanno dedotto che Putin avrebbe regolato presto i conti, ed era solo questione di tempo. Quindi, ora i conti sono regolati, se davvero Prigozhin è morto. Ma la questione ha riguardato direttamente l’Ucraina fino a quando la Wagner è stata schierata a Bakhmut, e lì l’esercito ucraino ha certo patito gli attacchi dei mercenari, disprezzando al massimo grado la strategia di combattimento del nemico: buttare al sicuro massacro la truppa, costituita per lo più da gente reclutata nelle carceri con la promessa della libertà dopo 3 mesi di servizio attivo. Talvolta male armati o addirittura disarmati, come lo stesso Prigozhin aveva lamentato (un giorno urlò che i suoi andavano all’assalto con le pale per scavare le trincee, e nient’altro, nella solita polemica contro l’esercito regolare del generale Gerasimov). Ma c’è un altro dato. Gli ucraini sono diffidenti, e fino a quando non avranno accertato che Prigozhin è davvero morto, non ci crederanno. Le agenzie di stampa ucraine insistono sul fatto che ci fossero in volo non uno ma due aerei di proprietà della PMC Wagner, e che Prigozhin potrebbe essersi salvato, atterrando a Mosca sull’aereo che non è caduto. Quindi, cautela, fino a quando non avranno la sicurezza dei fatti, attraverso l’intelligence militare. Perciò, il consigliere del presidente Zelenski, Mykhailo Podoliak, ieri sera ha commentato così: «A proposito di Prigozhin: vale la pena aspettare che la nebbia si dissolva. Nel frattempo, è ovvio che Putin non perdona nessuno. Lui aspettava il momento ». Perché «è ovvio che Prigozhin avesse firmato una speciale condanna a morte nel momento in cui ha creduto alle bizzarre garanzie di Lukashenko, e all’altrettanta assurda parola d’onore di Putin». E «l’eliminazione dimostrativa di Prigozhin e del comando Wagner due mesi dopo il tentato golpe è un segnale di Putin alle élite russe in vista delle elezioni del 2024. Attenzione! La slealtà equivale alla morte».

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