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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.08.2023 Zelensky in Olanda, arriva l’ok per gli F-16
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 agosto 2023
Pagina: 10
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Zelensky in Olanda, arriva l’ok per gli F-16: «Non è che l’inizio». Bombe russe sull’Est»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/08/2023, a pag.10, con il titolo ''Zelensky in Olanda, arriva l’ok per gli F-16: «Non è che l’inizio». Bombe russe sull’Est'' l'analisi di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

https://s.france24.com/media/display/cb655276-9483-11ec-b4f0-005056bfb2b6/w:980/p:16x9/2022-02-22T203147Z_244734880_RC27PS9L70F6_RTRMADP_3_UKRAINE-CRISIS-ZELENSKIY.JPG
Volodymyr Zelensky

Il presidente ucraino, in visita ufficiale in Olanda, torna a sorridere. Mentre promette vendetta per l’attacco su Chernihiv di due giorni fa, ha incassato la luce verde americana all’invio dei caccia F-16: adesso sia Danimarca che Paesi Bassi si dicono pronti a darne una sessantina. Zelensky è stato ben contento di farsi riprendere a bordo di un caccia nella base di Eindhoven nei Paesi Bassi. «Questi jet ci danno energia, fiducia e motivazione», ha dichiarato. «Non è che l’inizio». Ma non pare possano entrare in azione quest’anno. Occorre tempo per addestrare i piloti ucraini. Frederiksen ha confermato che una settantina di loro si trova già in Danimarca. I bombardamenti russi nell’est dell’Ucraina hanno intanto causato la morte di un civile e il ferimento di altri. E a Chernihiv si piangono ancora i morti. «Ma se i russi avessero subito anche solo un millesimo delle vittime e dei danni che hanno metodicamente e crudelmente inferto ai nostri civili e alle nostre città da 18 mesi, cosa direbbero: che stanno subendo un nuovo Olocausto?», esclama Ikra Suprun, una mamma di 37 anni che con le due figlie Camilla e Daria, gemelle diciassettenni, sta portando fiori di fronte al teatro nella piazza principale di Chernihiv, dove sabato a mezzogiorno i missili russi hanno colpito causando la morte di 7 persone e il ferimento di altre quasi 150. C’è dolore e sofferenza nei gesti, nelle parole e sui volti della popolazione di questa città. Ma non paura o rassegnazione. La foto sorridente di Sofia, 6 anni — la più giovane delle vittime che ha preso l’attenzione dei media — si distingue nettamente tra i fiori e i peluche deposti sul marciapiede dalla popolazione. Una compostezza che non cambia neppure quando chiediamo di commentare le accuse di «terrorismo» lanciate dai portavoce del Cremlino contro i droni ucraini, che ieri hanno causato cinque feriti alla stazione ferroviaria di Kursk e sono tornati a volare su Mosca provocando il blocco temporaneo degli aeroporti locali. «Noi facciamo bene a rispondere con le armi e dovremmo farlo molto di più. Non è possibile che i crimini del bandito Putin restino impuniti», dice il ventenne Andreii, che a sua volta sta lasciando un mazzo di rose per il suo amico Nazar, studente di legge 22enne, morto mentre passeggiava. Venire a Chernihiv il giorno dopo il massacro, proprio mentre i droni ucraini tornano a cercare di colpire in Russia e intanto Zelensky ringrazia gli alleati per il prossimo invio di caccia da combattimento, serve anche a ridare proporzione alle cose. I russi bombardano i nuclei urbani ucraini, ma la determinazione del Paese a difendersi resta più forte che mai. «Non abbiamo alternative. Putin capisce solo il linguaggio della forza, se faremo concessioni nella speranza illusoria della pace, lui poi tornerà a distruggerci», dice la gente spontaneamente di fronte ai rottami, ai bulldozer che puliscono le strade e a chi piange i propri cari. Il proprietario del bar di fronte al teatro, dove sabato vennero portate le vittime, ricorda che l’anno scorso i russi non osarono entrare in centro città, quando tra i primi di marzo e il 5 aprile avevano occupato la regione tutto attorno. «Qui si erano asserragliati soldati e volontari della protezione civile bene armati. Gli invasori preferirono evitare la guerriglia urbana», dice. La proprietaria dell’albergo dove alloggiamo è ancora più perentoria: «Il confine russo è soltanto una settantina di chilometri più a nord, vorremmo erigere un grande muro che ci separi dagli orchi».

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