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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Sette-Corriere Rassegna Stampa
22.05.2003 Fotografie per i disagi palestinesi
Un articolo corretto ma accompagnato da titoli e didascalie che disinformano

Testata:Sette-Corriere
Autore: Marina Valsenise
Titolo: «Che pace può nascere da un muro?»
L'articolo è estremamente corretto, equilibrato, onesto. Ciò che merita invece la nostra critica è innanzitutto il titolo, che non rispecchia minimamente né i contenuti, né i toni dell'articolo. E poi le foto. Si inizia con una foto su due pagine di un tratto di barriera ripreso in verticale da terra e da vicinissimo, in modo da lasciar vedere solo il cielo (immagine che sarebbe perfetta per illustrare il bellissimo e struggente racconto "Il cielo diviso" di Christa Wolf, sulla costruzione del muro di Berlino che riesce a dividere non solo la terra ma, appunto, anche il cielo. Ben poca attinenza ha invece col tema dell'articolo). Segue un'immagine di soldati israeliani, con la didascalia "Il muro è pattugliato dai soldati israeliani. Sono molte le torrette d'avvistamento fortificate costruite per le sentinelle ogni 300 metri". Poi arriva "alcuni giovani di un'organizzazione pacifista ebraica guardano attraverso le fenditure della barriera eretta a Gerusalemme Est, verso il quartiere arabo di Abou Dis". Se è "verso il quartiere arabo", e se le persone sono "giovani di un'organizzazione pacifista ebraica", sarebbe logico immaginare che ci troviamo dalla parte ebraica di Gerusalemme: e allora qualcuno dovrebbe spiegarci come mai le scritte da questa parte del muro siano in arabo e non in ebraico, come mai compaia una stella di David con dentro una svastica, e magari anche come mai questi "giovani pacifisti" abbiano più l'aspetto di bambini di scuola elementare (con tanto di zainetto in spalla!) o al massimo di prima media, che si fermano a sbirciare incuriositi dall'altra parte prima di rientrare per il pranzo. Poi è la volta di "donne palestinesi di Kalkilya prendono il tè, come ogni sera, sedute «all'ombra» del muro", immagine talmente assurda da far ritenere piuttosto improbabile che sia stata "colta" dal vero. Particolarmente interessante la didascalia della foto successiva: "Ragazzini israeliani camminano lungo la barriera costruita intorno al villaggio di Beit Jalah. Alla fine del 2003, il muro dovrebbe essere tre volte più lungo e due volte più alto di quello che sorgeva a Berlino". Che cosa ha a che fare il muro di Berlino con tre ragazzini che fanno il segno di vittoria perché ora finalmente, dopo oltre due anni e mezzo, potranno tornare a uscire di casa senza rischiare di farsi sparare addosso? E, più in generale, che cosa ha a che fare un muro nato per bloccare le idee con uno costruito per bloccare i terroristi? E infine una grande foto che mostra un palestinese che, col viso contratto per lo sforzo, fa passare al di sopra del muro a Gerusalemme est un'asse carica di pane. L'articolo parla anche, e non al condizionale, delle reali necessità di sicurezza di Israele; nelle foto c'è spazio solo per i disagi dei palestinesi.
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