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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Secolo XIX Rassegna Stampa
21.05.2003 Non si può eliminare Arafat perchè l'Europa ancora lo corteggia
Intervista al direttore del Centro Studi Strategici di Israele

Testata:Secolo XIX
Autore: Cristiano Fubiani
Titolo: «Inbar: Israele ha le mani legate. Non può eliminare il rais, per ora»
Pubblichiamo l'intervista di Cristiano Fubiani al direttore del Centro di studi strategici "Begin-Sadat" di Tel Aviv, pubblicata sul Secolo XIX il 21 maggio 2003.
Gerusalemme. «Israele non può eliminare Arafat, almeno per il momento». Lo dice a denti stretti, Efraim Inbar, 56 anni, direttore del Centro di studi strategici "Begin-Sadat"di Tel Aviv. Nonostante le dichiarazioni di fuoco e gli strali che Sharon ha scagliato contro il rais palestinese a seguito dei recenti attentati terroristici, per adesso lo Stato ebraico avrebbe infatti le mani legate.
Professor Inbar, Israele considera Arafat il peggiore dei terroristi, ma perché non ha il coraggio di colpirlo?
«Personalmente ritengo che il presidente dell’Anp si sia macchiato delle stragi più sanguinose e che, come tale, dovrebbe essere considerato un obbiettivo da colpire. Israele però non può permettersi di eliminarlo, almeno per il momento. E’ vero che gli americani lo hanno isolato, ma gli europei continuano a corteggiarlo. Questo è un grave errore, ma lo Stato ebraico non vuole essere isolato. Solo quando l’Ue capirà che Arafat è il vero ostacolo sulla via della pace e si deciderà a unirsi nella comune lotta al terrorismo le cose cambieranno ».
Il vice-premier Ehud Olmert ha detto però che finché Arafat sarà al potere gli ebrei non potranno sentirsi al sicuro. L’ipotesi dell’esilio del rais si avvicina?
«Olmert ha ragione quando dice che gli ebrei non possono sentirsi al sicuro, con o senza Arafat. Il costante desiderio dei palestinesi è infatti proprio quello di uccidere il più alto numero possibile di ebrei e gli attentati dei giorni scorsi lo confermano. Quanto all’ipotesi dell’esilio, credo che a Israele convenga molto di più tenerlo bloccato a Ramallah, che non lasciarlo libero di organizzare missioni terroristiche all’estero».
A proposito di terrorismo: Abu Mazen è in grado di fermare i gruppi armati?
«Ne dubito. Israele lo sta mettendo alla prova, chiedendogli di avviare una guerra civile contro Hamas, la Jihad islamica e gli estremisti di al-Fatah. Il suo impegno dovrebbe essere quello di uccidere i terroristi. Dubito che lo farà, ma se non lo farà il suo governo è destinato a crollare».
Il neo-premier dell’Anp ha però annunciato di voler riavviare il dialogo con le organizzazioni armate già la prossima settimana al Cairo.
«Questi colloqui non servono a nulla. Sono falliti in passato e falliranno ancora. Né Hamas, né la Jihad vogliono una tregua. Cinque attentati suicidi in meno di 48 ore sarebbero dovuti servire ad Abu Mazen per capire chi sono i suoi interlocutori».
Capitolo diplomazia e "road map". Quale futuro per il piano di pace?
«L’incontro tra Sharon e Abu Mazen è un fatto positivo. Israele intende dare al neo-premier dell’Anp una chance e la "road map" contiene elementi nuovi rispetto al passato, ma non dobbiamo dimenticarci che il suo successo dipende solo dai palestinesi. Se loro dimostreranno di saper fermare il terrorismo, riformando i servizi segreti e neutralizzando Arafat, la pace è possibile. In caso contrario, ogni accordo salterà e gli stessi palestinesi sprofonderanno nell’abisso».


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