Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Parole chiare sul terrorismo islamico Un plauso a E.Galli della Loggia
Testata:Il Corriere della Sera Autore: Ernesto Galli Della loggia Titolo: «Chi non può più far finta di nulla»
Un plauso a Ernesto Galli Della Loggia per il suo editoriale su Corriere del 18 maggio 2003, che riproduciamo integralmente. Segnaliamo ai nostri lettori la critica nelle prime righe alla RAI e al suo linguaggio mistificante. Nel più puro stile informazione corretta. Ben fatto, Ernesto ! Dopo tante critiche al Corriere questa è l'occasione per inviare dei complimenti. Nella guerra scatenata l’11 settembre dal terrorismo islamico (islamico, cari giornalisti del Gr1 , non «internazionale»: perché avere paura delle parole?), l’attentato di Casablanca, immediatamente dopo quelli altrettanto sanguinosi della Cecenia e di Riad, è fuor di dubbio una battaglia vinta. Ma vincere le battaglie non vuol dire necessariamente vincere la guerra, anzi talvolta può voler dire il contrario: creare le premesse per perderla. I morti dell’ultima settimana, infatti, possono rendere più difficile, assai più difficile, la posizione di Al Qaeda e dei suoi alleati da almeno due punti di vista. Innanzitutto perché la virulenza omicida islamista tende inevitabilmente a compattare il fronte contrapposto. In poche parole tende a cancellare le differenze tra Europa e Stati Uniti. L’Europa può permettersi di dissentire e di distinguersi dagli Usa finché non si trova essa stessa in prima linea. Ma quando a essere uccisi sono suoi cittadini, sono anche suoi cittadini, quando i morti non sono solo i morti americani delle Twin Towers, come è accaduto a Casablanca, allora essa si rivela quella che è, un fantasma politico e, non fosse altro che per ragioni di pura sopravvivenza, non può che schierarsi alla fine dalla parte degli Stati Uniti. Una strategia europea contro il terrorismo infatti non c’è. A proposito dell’Iraq c’è stato solo il tentativo di trattenere gli Usa, di prendere tempo, di stare a vedere: insomma, una pura azione in negativo, ritardatrice e basta; ma sul piano delle iniziative in positivo, delle cose da fare, che cosa ha mai proposto e ha da proporre l'Europa per combattere il terrorismo islamico? Nulla, che si sappia. Di fronte a fatti che imporrebbero una qualche reazione effettiva, o se non altro una qualche strategia di risposta, di fronte ad attentati come quelli di ieri, si vede quale consistenza politica rappresenti il duo Chirac-Schröder. Ma gli attentati di Riad e Casablanca possono rivelarsi un boomerang ai danni di Al Qaeda per un’altra e forse più importante ragione ancora. Perché in prospettiva essi non consentono più alle classi dirigenti e ai governi dei Paesi arabi di fare come se nulla fosse, o di nascondersi dietro una blanda condanna di maniera del terrorismo. Le bombe che scoppiano nelle loro città, sulle loro spiagge, sotto i loro palazzi, chiamano direttamente in causa il loro controllo della situazione, la loro capacità di assicurare la legge e l’ordine, insomma il loro potere. Quelle bombe sono anche - eccome! - contro di loro. Ma l’entrata di fatto dei governi arabi nel mirino del terrorismo islamico dischiude, almeno potenzialmente, prospettive del tutto nuove rispetto all’oggi. Per esempio l'ipotesi che possano iniziare finalmente una discussione pubblica all’interno delle società islamiche sui rapporti tra religione e politica, un esame di coscienza sul carattere brutalmente elementare di tanta cultura politica diffusa in quelle contrade, e che inoltre possa incrinarsi la doppiezza congenita di quelle classi dirigenti, sempre sotto il ricatto di opinioni pubbliche per lo più disposte all'eccitazione e al radicalismo e delle quali però le stesse classi dirigenti non sono capaci di sollecitare quasi mai la riflessione e il buon senso. L’11 settembre, come si vede, ha cambiato tutto, sta cambiando tutto: chi non vuole convincersene rischia sempre di più di non capire nulla.
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