Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La diplomazia internazionale è in piena attività, per mettere in moto il processo di pace fra Israele e Palestina, bloccato due anni e mezzo fa da Arafat. Gli Stati Uniti, i quattro padrini della Road Map, il presidente egiziano Mubarak, perfino il presidente siriano Assad (per paura e per convenienza, non per convinzione) portano tutti, chi più chi meno, acqua al mulino delle buone intenzioni. Ma cè qualcuno che rema contro. E, ancora come sempre, questo qualcuno è Arafat. Abu Mazen ha detto chiaramente a Powell, nel loro incontro di Jericho, che avrebbe cercato non lo scontro ma il dialogo con le organizzazioni terroristiche: evidente risultato della paralisi in cui lo ha inguainato Arafat esautorando lo stesso primo ministro ed il ministro dell'Interno Dahlan da ogni processo di disarmo e smantellamento del terrorismo palestinese. Arafat però non si è fermato a questa prima esplicita violazione del percorso delineato nella Road Map. Egli ha già provveduto anche a nominare persone di sua fiducia nei dipartimenti sottoposti al controllo del primo ministro, affidando loro posizioni chiave quali quella di direttore generale del ministero, che prevedono ampia autonomia decisionale. Ma tutto ciò non può funzionare senza un flusso abbondante di denaro. Ed ecco che Arafat ha preteso che venga versato all'Ufficio del Presidente (cioè a lui stesso) il 10% di tutti gli importi che perverranno al governo palestinese, inclusi i trasferimenti fatti da Israele al ministro delle Finanze ed i 50 milioni di dollari promessi da Washington e destinati alla creazione di nuovi posti di lavoro. Il sito israeliano Debka, ben noto e citato come fonte affidabile da tutti i media del mondo, ha nel frattempo diramato con uno scoop esclusivo il nome del primo gruppo dei circa 200 terroristi ai quali Arafat dà rifugio nella sua Muqata, il quartier generale in cui vive e lavora a Ramallah. Sono tutti membri di Fatah e delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, alcuni contemporaneamente vestono la divisa di ufficiali dei servizi di sicurezza palestinesi. Ecco i nomi: Oni Khilo "Abu Ayad"(della Intelligence palestinese), Mahmoud Damra (ufficiale anziano di Forza 17), Ali Barghuthi, Ali Darwish "Abu Nawras", Ahmad Al-Am, Mohammad Shawish, Khaled Shawish, Kamel Ghanam (questi due ultimi delle Guardie presidenziali di Arafat), Mohammad Ghassan Sheikh, Mouzid Sawaftah, Ramzi Oubeida, Mohamad Rahal, Rafat Maarouf, Tareq Kondah, Dawoud Al-Haj, Sgadi Saida.