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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
13.05.2003 Arafat rema contro
Il rais viola il percorso della Road Map: raccoglie soldi e nasconde terroristi

Testata:Informazione Corretta
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Arafat rema contro»
La diplomazia internazionale è in piena attività, per mettere in moto il
processo di pace fra Israele e Palestina, bloccato due anni e mezzo fa da
Arafat. Gli Stati Uniti, i quattro padrini della Road Map, il presidente
egiziano Mubarak, perfino il presidente siriano Assad (per paura e per
convenienza, non per convinzione) portano tutti, chi più chi meno, acqua al
mulino delle buone intenzioni.
Ma cè qualcuno che rema contro. E, ancora come sempre, questo qualcuno è
Arafat.
Abu Mazen ha detto chiaramente a Powell, nel loro incontro di Jericho, che
avrebbe cercato non lo scontro ma il dialogo con le organizzazioni
terroristiche: evidente risultato della paralisi in cui lo ha inguainato
Arafat esautorando lo stesso primo ministro ed il ministro dell'Interno
Dahlan da ogni processo di disarmo e smantellamento del terrorismo
palestinese.
Arafat però non si è fermato a questa prima esplicita violazione del
percorso delineato nella Road Map. Egli ha già provveduto anche a nominare
persone di sua fiducia nei dipartimenti sottoposti al controllo del primo
ministro, affidando loro posizioni chiave quali quella di direttore
generale del ministero, che prevedono ampia autonomia decisionale.
Ma tutto ciò non può funzionare senza un flusso abbondante di denaro. Ed
ecco che Arafat ha preteso che venga versato all'Ufficio del Presidente
(cioè a lui stesso) il 10% di tutti gli importi che perverranno al governo
palestinese, inclusi i trasferimenti fatti da Israele al ministro delle
Finanze ed i 50 milioni di dollari promessi da Washington e destinati alla
creazione di nuovi posti di lavoro.
Il sito israeliano Debka, ben noto e citato come fonte affidabile da tutti i
media del mondo, ha nel frattempo diramato con uno scoop esclusivo il nome
del primo gruppo dei circa 200 terroristi ai quali Arafat dà rifugio nella
sua Muqata, il quartier generale in cui vive e lavora a Ramallah. Sono tutti
membri di Fatah e delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, alcuni
contemporaneamente vestono la divisa di ufficiali dei servizi di sicurezza
palestinesi. Ecco i nomi: Oni Khilo "Abu Ayad"(della Intelligence
palestinese), Mahmoud Damra (ufficiale anziano di Forza 17), Ali Barghuthi,
Ali Darwish "Abu Nawras", Ahmad Al-Am, Mohammad Shawish, Khaled Shawish,
Kamel Ghanam (questi due ultimi delle Guardie presidenziali di Arafat),
Mohammad Ghassan Sheikh, Mouzid Sawaftah, Ramzi Oubeida, Mohamad Rahal,
Rafat Maarouf, Tareq Kondah, Dawoud Al-Haj, Sgadi Saida.




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