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La Repubblica Rassegna Stampa
30.04.2023 G7 in Giappone: Zelensky invitato
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 30 aprile 2023
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Cresce nel G7 il timore per la Cina»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/04/2023, a pag. 1, con il titolo "Cresce nel G7 il timore per la Cina" l'analisi del direttore Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari

Nota stampa: Vertice G7 - ECCO

Fra meno di un mese ad Hiroshima, in Giappone, si svolgerà il summit del G7 e dal lavoro in corso fra gli sherpa, segnato da guerra in Ucraina e sostegno alla crescita globale, emergono in maniera chiara tre temi strategici per l’agenda dei leader perché descrivono in quale direzione stanno evolvendo gli equilibri globali: un crescente timore sull’aggressività della Cina; la necessità di scongiurare l’uso di armi atomiche; l’importanza di non far scivolare l’India nel campo delle autocrazie. Per i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada, Giappone e Italia più Unione Europea che si riuniscono all’ombra del secondo anno di conflitto in Ucraina — il presidente Volodymyr Zelensky è invitato al summit — alla volontà di rafforzare l’isolamento della Russia di Vladimir Putin come Paese aggressore si somma anzitutto la preoccupazione per il ruolo della Cina di Xi Jinping. Dagli scambi di briefing e comunicazioni diplomatiche fra Washington e Tokyo emerge la convinzione che Pechino voglia sfruttare il conflitto ucraino per estendere la sua egemonia geopolitica sulla Russia, trasformando Mosca in una sorta di nazione vassalla, tassello cruciale di un nuovo ordine globale destinato a ruotare attorno alla Cina. Secondo tali interpretazioni il ruolo di Xi come possibile “mediatore” fra Mosca e Kiev avrebbe dunque come obiettivo non tanto l’urgenza della tregua in Ucraina ma la radicale trasformazione dell’equilibrio Cina-Russia, facendo leva sull’isolamento economico del Cremlino per trasformarlo in un junior partner di Pechino. Da qui la contrarietà di Washington e Tokyo per le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron dopo la recente visita in Cina perché l’idea di un’Europa «più vicina a Pechino» viene definita da uno sherpa «un grave errore» in quanto «rafforza il disegno di Xi». È in tale cornice che il G7 si prepara a redigere un testo assai esplicito contro le mire di Pechino su Taiwan, auspicando una maggiore presenza dei Paesi del G7 nelle acque degli Stretti “come deterrente”, come impegno concreto per ostacolare l’intenzione di Xi di “catturare” entro il 2033 l’isola nazionalista, indipendente dal 1948. Da qui l’importanza della prevista missione navale italiana negli Stretti di Taiwan, dove è stabilmente presente la Us Navy ed anche inglesi e francesi si affacciano sempre più spesso. Sotto questo aspetto, il G7 si avvia a dare una dimensione della rivalità con Pechino complementare all’approccio disegnato dalla Nato con la strategia dell’Indo-Pacifico approvata dal summit di Madrid. Da qui anche le pressioni dei partner — moderate ma costanti — sull’Italia affinché rinunci al Memorandum of Understanding con la Cina sull’adesione alla nuova Via della Seta, firmato dal Conte II, alla scadenza naturale di fine anno. «L’Italia è l’unico Paese del G7 che aderisce alla Nuova Via della Seta», osserva una fonte diplomatica da Washington. Finora Roma ha risposto a tali richieste liquidando l’intesa con la Cina come «una carta morta» ma la comunicazione del mancato rinnovo ancora non è stata recapitata a Pechino. È proprio «l’aggressività cinese nella penetrazione in più Stati lungo la Via della Seta» a far temere agli sherpa del G7 che Xi «stia accelerando» nella costruzione di una coalizione multilaterale che va dall’Asia Centrale all’Africa, dalla Russia fino al SudAmerica. Se la minaccia che porta la Cina è “globale” e “strategica”, quella che viene dalla Russia evoca i peggiori incubi per milioni di giapponesi. Il premier Fumio Kishida ospiterà i Grandi a Hiroshima per sottolineare proprio la necessità di mantenere alta la prevenzione contro l’uso delle armi atomiche simili a quella che distrusse il 6 agosto 1945 la città nipponica. Il fatto che Mosca continui a minacciare esplicitamente l’uso di ogive tattiche contro l’Ucraina è considerata da più partner del G7 come il «più grave dei pericoli» perché «infrange il tabù sul loro uso che dura da 78 anni — spiega un alto diplomatico asiatico — e può portare nazioni a rischio come la Nord Corea e l’Iran a ricorrere all’atomica per perseguire i propri aggressivi interessi ai danni dei Paesi vicini». Ultima, ma non per importanza, la questione dell’India perché se il Sud Globale è al centro dell’attenzione del G7 per la necessità di coinvolgerlo nel sostegno a crescita, innovazione tecnologica e svolta ecologica, in realtà New Delhi pone una sfida assai più sofisticata perché nel suo approccio alla guerra ucraina spesso sceglie l’astensione, e pur non condividendo la guerra di Putin, fa bene attenzione a non schierarsi mai all’Onu a favore di Kiev. L’India somma il legame storico con Mosca — basato sulle forniture militari — alle convergenze con Pechino contro le misure globali pro green proposte da Usa e Ue. Rischia dunque di essere una democrazia — la più popolosa del mondo — che scivola nel campo delle autocrazie. «Dobbiamo evitare che l’India di oggi diventi la Cina di domani», suggerisce un veterano delle feluche del G7, spiegando che «neutralizzare il rischio di escalation militari o nucleari» passa anche attraverso il rafforzamento di nuove organizzazioni come il Quad che — riunendo Usa, India, Giappone ed Australia — costituiscono un «forum per il dialogo sulla sicurezza destinato a rafforzare i legami multilaterali». Londra ha chiesto in effetti di aderire al Quad ma New Delhi si è opposta — rispolverando l’identità anti-coloniale che ne fece durante il secondo Novecento uno dei leader dei Non Allineati — tuttavia è diffusa la sensazione che se Italia o Francia avanzassero simili richieste, le porte potrebbero aprirsi. Ovvero, il Quad può diventare un foro multilaterale per intensificare la cooperazione Europa-Asia-Nordamerica su un binario multi-continentale alternativo a quello della Via della Seta di Xi. In attesa che nel 2024 a presiedere il G7 sia proprio l’Italia.

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