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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
29.04.2003 La Siria è sotto pressione...
ma continua a dichiarare che l'unico problema è Israele

Testata:Informazione Corretta
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «La Siria sotto pressione dagli Stati Uniti»
Il termine "capro espiatorio" , che ha origini religiose, ha assunto nel
corso della storia molti significati, ma è sempre attuale quello
specificamente riferito alla tattica (o strategia?) dei regimi autoritari di
trovare in una "vittima sacrificale" (altra terminologia religiosa)
vulnerabile e facilmente riconoscibile il diversivo contro il quale dirigere
la rabbia del popolo.
Nell'Europa cristiana e nella Russia zarista si trattava, sempre o quasi,
degli ebrei. Per il mondo arabo il "capro espiatorio" o "vittima
sacrificale" è Israele.
La Siria è stata posta sotto pressione dagli Stati Uniti dopo la rapida e
facile (per ora) conclusione della guerra contro Saddam. Possiede armi di
distruzione di massa, ha aiutato Saddam, aiuta attivamente più o meno tutte
le organizzazioni terroristiche, occupa militarmente uno stato sovrano
(il Libano) - e si tratta di fatti incontrovertibili. Eppure, la Siria ha
promosso una campagna di pubbliche relazioni negli Stati Uniti, inviando a
New York e Washington una sua rappresentante. Questa signora ha
esplicitamente negato qui fatti, ha glissato sulle accuse specifiche, per
dichiarare: "L' unica soluzione nel Medio Oriente è di por termine
all'occupazione israeliana ed agli insediamenti...invece di condannare
Hamas e la Jihad Islamica e gli Hezbollah e gli attentatori suicidi e tutte queste cose, fate finire l'occupazione, fate finire gli insediamenti".
In Egitto, il settimanale Al Ahram, considerato portavoce ufficiale del
governo, ha pubblicato un articolo firmato dal suo direttore Ibrahim Nafie.
"Gli Hezbollah...operano legittimamente per mandare via Israele dall'area
agricola di Shebaa", scrive Al Ahram, trascurando il dettaglio che questa
area viene considerata dalle Nazioni Unite come facente parte del territorio
siriano, mentre gli Hezbollah (notoriamente al servizio della Siria)
agiscono nel sud del Libano.
"Nessuno può chiedere ragionevolmente lo smantellamento delle strutture
militari di Hezbollah. Israele, e non la Siria, è da mettere sotto accusa
per la violenza nel sud del Libano (nota: Israele si è completamente
ritirato dal Libano per decisione dell' allora primo ministro Barak)...E per
quanto concerne l'esistenza in Siria di un programma di armi di distruzione
di massa, è importante sottolineare che i governi ed i popoli arabi accusano
Washington di usare un doppio standard nel Medio Oriente. (Washington)
insiste accusando gli stati arabi...col pretesto del possesso di armi di
distruzione di massa mentre blocca ogni tentativo di distruggere le stesse
armi in Israele...".
Su un altro fronte di scontri diplomatici, le notizie di martedi mattina (29
aprile) sono che Arafat ha creato un Consiglio Nazionale Palestinese per
togliere ad Abu Mazen ogni potere reale nel controllo della sicurezza
(leggi: attività terroristica),ha nominato il suo fido Erekat a capo della
delegazione che dovrà condurre eventuali negoziati di pace, esautorando
totalmente Mazen anche su questo fronte, ed ha fatto nominare Azzam
al-Ahmad, inviato personale di Arafat presso Saddam, ministro dei Trasporti
e della Tecnologia. La seduta del Consiglio Legisltativo Palestinese, che
dovrebbe approvare la nomina del nuovo gabinetto con a capo Abu Mazen, si
trasforma di conseguenza in una farsa, nella quale il burattinaio Arafat ha
giocato tutte le sue carte per non cedere al nuovo primo ministro altro che
qualche evanescente simbolo del proprio potere assoluto, ma non la sua vera
essenza.




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