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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
05.04.2023 Segnali buoni da Israele
Ma c’è da fidarsi di Netanyahu?

Testata: Il Foglio
Data: 05 aprile 2023
Pagina: 3
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Il ministro della Giustizia dice: ho fatto un errore. La democrazia dei mea culpa»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 05/04/2023, a pag. 3, l'editoriale “Il ministro della Giustizia dice: ho fatto un errore. La democrazia dei mea culpa”.

A destra: una manifestazione contro il governo in Israele

La protesta in Israele si è placata da una settimana. Il premier Benjamin Netanyahu ha fermato la revisione della riforma giudiziaria per dare il tempo di giungere a un compromesso tra maggioranza e opposizione. Ogni tanto gli israeliani tornano in strada per dire che non hanno smesso di sorvegliare, come fosse un invito al primo ministro che conoscono da decenni a non fare strappi. Anche gli israeliani a favore della riforma così com’era scendono in strada, a volte vanno davanti all’ambasciata americana a dire al presidente Joe Biden di farsi i fatti suoi, ma usando toni meno lusinghieri. Non tutti si fidano delle promesse di Netanyahu, qualcuno teme che stia prendendo tempo, altri sostengono che ormai ha rotto il tabù del fare marcia indietro e non avrebbe senso ricominciare da capo. Un buon segnale è arrivato dal ministro della Giustizia, Yariv Levin, che di quella riforma contestata è l’architetto. In un’intervista a Channel 14 ha ammesso che un pezzo chiave della legislazione avrebbe portato a una situazione inaccettabile in un paese democratico, determinando lo strapotere della maggioranza. Levin non ha rinnegato tutto, ma ha contestato la parte sulle nomine dei giudici. La legge era già stata approvata in prima lettura, ora tornerà alla Knesset ammorbidita per la seconda e la terza. L’opposizione non ha fatto sapere ancora cosa pensa della riscrittura della riforma e se le parti stanno davvero dialogando, ma l’ammissione di Levin conferma ancora una volta che la democrazia israeliana è sana e che gli elementi moderati del governo più a destra della storia del paese hanno i loro anticorpi contro i loro alleati che moderati non sono. Questa settimana Netanyahu è stato visto con il ministro della Difesa che aveva allontanato durante le proteste per aver criticato la riforma. Gli estremisti del governo volevano che Yoav Galant venisse cacciato per sempre. Anche in questo il premier ha ascoltato i suoi e non gli altri perché sa bene quanto sia importante avere un uomo competente in un ministero vitale.

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