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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.04.2003 Abu Mazen e Arafat : alcuni giudizi sui giornali di oggi
La semicaduta di Arafat sembra rattristare la stampa italiana

Testata:Informazione Corretta
Autore: la redazione
Titolo: «Abu Mazen e Arafat alcuni commenti sui media»
I media hanno dato ampio spazio alla notizia del compromesso tra Arafat e Abu Mazen, pubblichiamo i commenti ad alcune testate.
IL NUOVO registra il record imbattibile della giornata. La homepage non fa
cenno all'accordo fra Arafat ed Abu Mazen per la costituzione di un governo
palestinese che sposti i centri del potere politico e le strategie
complessive verso un esautoramento di Arafat e verso uno smantellamento
delle centrali terroristiche. La pagina degli esteri riporta la notizia
dell'attentato a Kfar Saba, ma in calce informa che un giornalista italiano
sarebbe stato arrestato perché fotograva "l'esercito israeliano" che
picchiava un ragazzo palestinese di 15 anni (senza accennare al perché);
racconta di una invasione di cinghiali a Berlino, di molte altre cose
interessantissime ed importanti come la vittoria del Milan e gli stipendi
dei militari - ma non una virgola su Arafat ed Abu Mazen.


REPUBBLICA ON LINE ha un piccolo richiamo nella homepage, che si manifesta
poi come un articolo in cui si presenta il "braccio di ferro" (così lo
definisce) fra i due leaders palestinesi come un problema di nomi, ed in
particolare una disputa sulla presenza o meno di Dahlan nel governo. Neppure
mezza parola viene dedicata ai motivi autentici dello scontro, ad Arafat che
non vuole cedere il suo potere assoluto e non vuole che vengano
smantellate le centrali del terrore.
Non una parola sul fatto che Hamas ha già risposto ad Abu Mazen dicendogli:
a) che ora è il momento della resistenza , non della pace, e
b) che comunque egli dovrà prima smantellare la centrale del terrore personale di Arafat, cioè le Brigate dei Martiri di Al Aqsa.


Nel GR di RADIO 2 delle ore 7,30, la notizia dell'attentato alla stazione
ferroviaria di Kfar Saba (presentata prima come Kfar, poi come Ksaba) è
stata data con la notazione che "è morto anche il presunto estremista
palestinese". Stai a vedere che ora gli attentati li fanno anche i moderati.


EUROPA, quotidiano della Margherita , scrive in prima pagina,sopra la testata "Il governo Sharon, che ha abbandonato la via del dialogo,raccoglie frutti amari. Una realtà di violenza e tensioni che si riflette sul tessuto sociale ed economico". Un po' come dire che la notizia di oggi non è il compromesso palestinese, ma Sharon che non vuole dialogare. Non c'è male come capovolgimento della realtà.
A pag.3, il titolo che riguarda Arafat-Abu Mazen è" Dopo un assedio internazionale Yasser Arafat dà luce verde al governo di Abu Mazen. C'è chi teme una guerra civile". Chiunque ha letto le cronache su quanto è avvenuto non potrà non apprezzare la delicatezza con la quale il titolista ha scelto le parole. Si veda "assedio", che dà l'idea di un povero Arafat circondato, "luce verde" espressione positiva, che mette Arafat in una "luce" che certo non ha meritato, visti i tentativi di rimanere bene in sella al potere.
Si chiamerà Europa, ma rimane il vecchio Popolo di democristiana memoria. Non c'è più Andreotti ,ma Rutelli non ne fa sentire la mancanza.


IL GIORNO, di proprietà Riffeser, non propriamente un campione della sinistra, non è su una linea diversa. L'occhio benevolo sull'Iraq alle prese con i cattivi occidentali lo getta Franco Cardini, come dire una garanzia che nulla verrà detto e scritto che possa essere sgradito all'orecchio musulmano. Si sprecano invece le prese in giro contro Bush, "Cesare texano", "gendarme del mondo" e via di questo passo.
"Arafat cede e approva a denti stretti il premier Abu Mazen", titola il Giorno, mentre Giorgio Acquaviva in un servizio da Betlemme, riracconta un'altra volta la storia dell'assedio della basilica, di come gli israeliani abbiano messo sotto assedio i poveri frati, e quanta crisi ci sia nella città. Tutto il tono lascia intendere che la responsabilità non è del terrorismo palestinese, mai nominato, ma degli israeliani che hanno il brutto vizio di voler catturare i terroristi, ovunque si nascondano. Il DNA di quotidiano democristiano di sinistra che segnò fin dal primo numero il Giorno aleggia evidentemente nella redazione ancora oggi. Non importa quale sia la proprietà.

IL SOLE 24 ORE Un articolo listato a lutto è invece quello di Ugo Tramballi. Si sente che il suo beniamino Arafat ha perduto e che lui ne è più che rattristato. Mai letto un articolo così triste. E' come se gli fosse crollato il mondo addosso. Nessun chiaro-scuro, Arafat non conta più nulla ed è una tragedia. Tramballi non ipotizza nemmeno che Arafat possa rimanere della partita (come in reltà capiterà). Ha perso il potere e Tramballi non se ne dà pace. Siamo persino noi un po' tristi per lui. Suvvia Tramballi, si tiri su, Arafat si riprenderà di certo, lei gli stia sempre vicino, come ha sempre fatto in questi anni. Almeno non si abbatta e ci provi

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