giovedi` 28 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
05.03.2023 Emirati Arabi: affari di pace di Meloni
Cronaca di Francesco Olivo

Testata: La Stampa
Data: 05 marzo 2023
Pagina: 14
Autore: Francesco Olivo
Titolo: «Emirati Arabi: affari di pace»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/03/2022, a pag.14, con il titolo "Emirati Arabi: affari di pace" la cronaca di Francesco Olivo.

Meloni negli Emirati ricuce lo strappo nel nome delle armi - la Repubblica
Giorgia Meloni negli Emirati

Mentre corrono a prendere l'aereo che li riporta in Italia, Giorgia Meloni e Antonio Tajani sono soddisfatti. Negli Emirati Arabi e prima in India, hanno strappato alcuni buoni contratti, l'Eni ha consolidato la sua presenza, l'industria della Difesa può tornare a esportare, ma soprattutto si sono ricuciti legami che si erano rotti. Ci sono gli affari, insomma, ma per la premier quello che conta è la politica: «Io non sono solita approcciare i rapporti bilaterali parlando di soldi - spiega al termine della visita ad Abu Dhabi - a me interessa che ci sia una forza politica nelle relazioni perché le cose poi vengono da sé, se l'Italia è un partner affidabile, credo che non ci sono limiti in quello che si può fare insieme. Oggi il tema dell'energia per noi è preminente, la cooperazione in ambito di difesa è interessante. Ma si tratta di ricostruire una serietà nella relazione». Senza citarlo, Meloni ce l'ha con Luigi Di Maio, ministro degli Esteri ai tempi della messa al bando degli Emirati da parte dell'Italia per l'export di armi. Da queste parti la mossa, votata dal Parlamento nel 2019, è stata vissuta come un'offesa gravissima, che ha comportato la chiusura di una base militare (strategica per raggiungere l'Afghanistan), la rottura di alcuni ricchi contratti e, quello che più conta, il congelamento di una relazione strategica. Chi ha assistito all'incontro tra la premier e il presidente degli Emirati arabi uniti, Mohammed bin Zayef e anche al pranzo (al ristorante giapponese) che ne è seguito racconta che l'accoglienza è stata molto calorosa: lo sceicco e il ministro degli Esteri (suo fratello) hanno portato Meloni e Tajani al ristorante guidando una macchina, tra lo stupore degli altri automobilisti. Nella delegazione italiana, come già in Algeria e Libia, era presente anche Claudio Descalzi, l'ad di Eni che ha siglato un accordo di cooperazione con Adnoc, la compagnia petrolifera di Stato, il cui simbolo compare su molti degli enormi grattacieli affacciati sul golfo. L'accordo coprirà molti ambiti della transizione energetica «sostenibilità e decarbonizzazione». La conferma di Descalzi non è in discussione, almeno per quanto riguarda Meloni e Tajani, «anche Berlusconi ha dato il suo via libera», spiega il vicepremier. Al centro dell'incontro e del pranzo che ne è seguito c'è stata però soprattutto la politica estera. L'Italia ha chiesto una mano allo sceicco su alcuni dossier fondamentali per il governo, sui quali l'influenza degli Emirati è molto grande, in primis Tunisia e Libia (Abu Dhabi sostiene con l'Egitto il generale Haftar). Poi si è parlato della guerra: gli Emirati hanno un posizione neutrale, e il sospetto che qui abbiano trovato rifugio gli oligarchi in fuga dall'Occidente è molto alto. Così, Tajani e Meloni hanno insistito nell'appello alla mediazione, già rivolto all'India. La risposta di Bin Zayef non è stata formale, secondo la sua visione Vladimir Putin difficilmente si fermerà e così il messaggio è stato rigirato: l'Europa deve aiutare ad arrivare alla fine delle ostilità. La coppia Tajani-Meloni va d'accordo, e il coordinatore di Forza Italia spera che la sintonia coinvolga anche Silvio Berlusconi: «Si sentono molto più spesso ora», dice il vicepremier rivendicando una mediazione che, nei suoi auspici, dovrebbe offrire un po' di serenità in più a Palazzo Chigi.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT