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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
16.04.2003 Diario israeliano 16/04/03
Israele si prepara alla sera della Pasqua ebraica

Testata: La Stampa
Data: 16 aprile 2003
Pagina: 6
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La caduta di un faraone»
Riportiamo un articolo di Fiamma Nirenstein pubblicato su La Stampa mercoledì 16 aprile 2003, in occasione della Pasqua ebraica che ricorre questa sera.
ARIA di pensoso dopoguerra mentre stasera Israele celebra con la cena rituale, il «seder di Pesach», la Pasqua ebraica. Qui è sempre vero tutto e il contrario di tutto. Israele è percepito dai Paesi circostanti come una specie di partner silente nella vittoria americana sull’Iraq; ma la Siria, mentre procede la sua disputa con gli Usa, promette eventuali ritorsioni dirette su Israele. E gli Scud D di fabbricazione coreana con gittata di 700 km ci sono davvero, ci sono anche i B di 300 km, e i CS, tutti con testate non convenzionali, sperimentati nel luglio 2001. Sharon fa una profferta di pace, l’Autonomia palestinese fa sforzi per dare poteri effettivi ad Abu Mazen, ma ieri dentro una scuola si è trovata una bomba da tre chili di tritolo destinata a uccidere gli alunni. Israele fa le pulizie di Pasqua mentre non sa decidere di che umore è.

A Natanya un anno fa, all’albergo Park, decine di famiglie con vecchi e bambini facevano coro al più piccolo che, come vuole la tradizione, cantava «In che cosa è diversa questa notte da tutte le altre?» per introdurre il racconto dell’uscita degli ebrei dall’Egitto. Abedh Udeh, vestito da donna, spingeva le porte della sala, guardava la folla degli oranti e si faceva saltare per aria. Ci furono 29 morti, centinaia di feriti. Poi partì l’operazione Muro di Difesa, da tante parti accusata di uso eccessivo della forza. Lunedì quattro membri di Hamas responsabili dell’organizzazione del gesto terrorista, catturati a Tulkarem e a Nablus, sono stati condannati a vita.

Ma più che altro per curare la ferita, stasera - sembra impossibile - chi è sopravvissuto alla serata dell’anno scorso andrà di nuovo a sedersi ai tavoli dell’Hotel Park. Come sopporteranno quelle mura tanta emozione? Una donna rimasta vedova con due figli feriti gravemente, (la femmina ha riportato danni permanenti molto gravi) verrà col ragazzo; verrà anche una giovane rimasta tetraplegica dopo che ieri è stato esaudito il suo grande desiderio, navigare il cielo col parapendio. L’ha potuto fare sostenuta dalle braccia di volontari. Il figlio di una signora che portava sul braccio il numero del campo di concentramento, anche lui sarà là. Vecchietti sopravvissuti con i figli e i nipoti hanno discusso se era il caso di tanta emozione. E hanno deciso di sì: vale la pena essere vivi. In fondo, pensa Israele, un faraone (gli ebrei dicono che ce n’è uno per ogni generazione) è caduto, il Saddam che aveva promesso di usare per gli ebrei le armi chimiche e biologiche e che regalava 25mila dollari a famiglia di terrorista suicida. Almeno in questo, è diversa questa notte dalle altre, pensa Israele stasera.
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