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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
24.01.2023 Ucraina: quando i carri armati moderni?
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 24 gennaio 2023
Pagina: 11
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Il ritorno dei carri armati. Nel Risiko dell’Ucraina sono diventati decisivi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/01/2023, a pag. 11, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Il ritorno dei carri armati. Nel Risiko dell’Ucraina sono diventati decisivi".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

ODESSA — Perché si parla molto adesso di carri armati e guerra in Ucraina? Ci sono molte ragioni, vediamo le più importanti. In questi undici mesi di guerra Russia e Ucraina hanno usato soprattutto carri armati di epoca sovietica per il grosso dei combattimenti, come i T-64 e i T-72. Sono mezzi ancora micidiali, ma spesso hanno mezzo secolo di vita e anche più, sono rimasti indietro dal punto di vista tecnologico e molti sono già stati distrutti. Migliaia di carcasse di vecchi T-qualcosa sono sparpagliate in tutto il Paese. L’esercito di Mosca sta mandando sul fronte anche i carri armati modello T-90, più avanzati e meno vulnerabili. Ha spedito un gruppo di questi carri in prima linea ad agosto (il numero non è stato specificato), ne ha consegnati altri 200 all’esercito separatista nel Donbass a dicembre e ne ha appena mandato un altro gruppo a gennaio – e questi sono solo esempi perché spesso questi spostamenti non sono dichiarati. Per battere un carro russo T-90, dicono i soldati ucraini impegnati a difendersi nel settore più violento che oggi è quello di Bakhmut, ci vogliono almeno «tre carri dei nostri». Lo svantaggio è chiaro. I governi occidentali stanno promettendo a Kiev l’invio urgente di altri veicoli blindati, ma sono pesi piuma e non bastano contro i pesi massimi della Russia. I nuovi arrivi non sono all’altezza delle battaglie fra corazzati nelle pianure dell’Ucraina orientale, che ricordano quelle della Seconda guerra mondiale. Inoltre a primavera, che in termini militari è domani, tutti gli osservatori si aspettano una nuova offensiva russa e anche una controffensiva ucraina. La guerra invernale è stata ferma, con avanzamenti di pochi chilometri al mese, ma non appena diventerà di nuovo una guerra mobile serviranno i carri armati. Gli ucraini pianificano un affondo di 90 chilometri da Nord a Sud per tagliare il corridoio di terra che unisce la Russia alla Crimea e arrivare al mare, tra le città occupate di Melitopol e Mariupol. Per resistere ai russi e per avanzare hanno bisogno di carri che possano competere con l’esercito di Mosca. Il governo di Kiev vuole riconquistare una grande parte del territorio che ora è sotto il controllo russo perché pensa che altrimenti Mosca non vorrà mai negoziare sul serio. La dottrina militare sostiene che gruppi di attacco formati da carri armati e uomini a piedi sono la soluzione più efficiente per conquistare terreno in una guerra convenzionale come è quella in Ucraina. La scelta naturale è il Leopard 2 di fabbricazione tedesca, che oltre a essere veloce e resistente ha un sistema di puntamento laser che permette all’equipaggio di sparare e centrare i carri nemici anche mentre si muove su terreno accidentato. Inoltre non ha bisogno di un carburante speciale, come il carro Abrams americano, ma va a diesel – che è molto disponibile in Ucraina. Il governo ucraino chiede fra i 200 e i 300 carri, ma molti analisti occidentali pensano che già cento sarebbero abbastanza per decidere cosa succederà sul campo. E qui viene l’aspetto più vantaggioso – in teoria – della faccenda: ci sono già almeno 2mila carri Leopard 2 variamente distribuiti tra tredici Paesi europei. Vuol dire che molti governi alleati di Kiev potrebbero fornire non soltanto i carri, ma anche i pezzi di ricambio (i carri mangiano una quantità enorme di pezzi di ricambio) e l’addestramento necessario e il tutto è relativamente vicino ai confini dell’Ucraina. C’è un problema. I carri armati Leopard 2 sono prodotti e venduti dalla Germania, che impone una clausola comune in questo tipo di contratti: i Paesi acquirenti non possono consegnare i carri armati che ricevono a terzi, a meno che non ci sia un permesso esplicito. Vuol dire che per sbloccare i Leopard 2 è necessario il consenso di Berlino, che per ora non c’è. La Germania è molto riluttante a dare un aiuto decisivo all’Ucraina. Ieri ha detto che se la Polonia vorrà potrà mandarne subito un certo numero agli ucraini.

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