Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Sondaggio: gli israeliani guardano alla politica del 2023 disincantati, ma ottimisti L’inflazione preoccupa più della difesa, si vorrebbe un governo più diversificato, ma in termini di soddisfazione personale il paese si guadagna la piena sufficienza (anche dai cittadini arabi)
Testata: israele.net Data: 08 gennaio 2023 Pagina: 1 Autore: la redazione di Israele.net Titolo: «Sondaggio: gli israeliani guardano alla politica del 2023 disincantati, ma ottimisti»
Sondaggio: gli israeliani guardano alla politica del 2023 disincantati, ma ottimisti
L’inflazione preoccupa più della difesa, si vorrebbe un governo più diversificato, ma in termini di soddisfazione personale il paese si guadagna la piena sufficienza (anche dai cittadini arabi)
(da Israele.net)
In occasione del nuovo anno e dell’entrata in carica del nuovo governo Netanyahu, Israel HaYom ha commissionato un sondaggio per vedere cosa gli israeliani pensano che il 2023 abbia in serbo per loro nel campo della politica. Ben il 64% degli intervistati dichiara di guardare al nuovo anno con ottimismo. Questi includono sia elettori di destra, l’80% dei quali si dice ottimista, sia elettori di centro-sinistra, che dicono ottimisti per il 45%. Quando viene chiesto di valutare il proprio livello di felicità con un voto da 1 a 10, la risposta media è 7. Anche qui le opinioni politiche giocano un ruolo, con i sostenitori del blocco di destra – che comprende il Likud, gli ultra-ortodossi Shas ed Ebraismo Unito della Torà e il partito Sionista Religioso – il cui voto in media si aggira intorno all’8, mentre il voto dei sostenitori del blocco di centro-sinistra – Yesh Atid, Laburisti, Meretz e il partito di Unità Nazionale – si aggira intorno al 6,5-7. Per quanto riguarda gli arabi israeliani, il voto medio circa il proprio livello di felicità è 6, più basso ma pur sempre la sufficienza. A una domanda sull’agenda politica di quest’anno, la maggior parte degli intervistati affermano di essere maggiormente condizionati – e quindi più preoccupati – dall’economia, che in questo senso viene vista come prioritaria rispetto anche a questioni importanti come la difesa, la governance e le preannunciate riforme giudiziarie. Ben il 60% degli intervistati afferma che la propria capacità di guadagnarsi da vivere è stata influenzata dall’inflazione (che in Israele a fine 2022 ha superato il 5% su base annua) e che il costo della vita deve essere la questione più importante nell’agenda del nuovo governo. Solo il 18% esprime la convinzione che la propria situazione economica migliorerà nel 2023. Per quanto riguarda la composizione del governo entrante, è notevole il fatto che solo il 29% degli intervistati (per lo più religiosi osservanti) si dice pienamente soddisfatto, mentre la maggioranza si dichiara più o meno scontenta per la mancanza di una rappresentanza più diversificata. Per quanto riguarda la stabilità della coalizione, solo il 57% degli elettori del Likud, il partito di maggioranza relativa, si aspetta che il governo resti in carica per l’intero mandato di quattro anni, contro il 75% degli elettori del partito Sionista Religioso e il 71% degli elettori dello Shas.