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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
24.12.2022 Ucraina, Bremmer: 'E' presto per la svolta'
Intervista di Anna Lombardi

Testata: La Repubblica
Data: 24 dicembre 2022
Pagina: 2
Autore: Anna Lombardi
Titolo: «Bremmer: 'Apertura positiva ma temo che sia presto per la svolta'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/12/2022, a pag.2 con il titolo "Bremmer: 'Apertura positiva ma temo che sia presto per la svolta' ", l'intervista di Anna Lombardi.

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Anna Lombardi

Ian Bremmer | ChinaFile

Ian Bremmer

«Pronunciare la parola pace è sempre un bene e il fatto che il segretario di Stato Antony Blinken abbia discusso con i partner del G7 la proposta avanzata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Washington ha il suo peso. Ma è in linea con ciò che ha sempre detto l’amministrazione: tocca agli ucraini determinare i termini dei negoziati e noi li sosterremo. A parte registrare la rinnovata disponibilità in tal senso, non vedo altre azioni costruttive. Anzi, tutti si aspettano che la controffensiva di Kiev inizi già nelle prossime settimane».

Ian Bremmer, 53 anni, è l’analista politico esperto di rischi globali, fondatore di Eurasia Group, fra i think-tank più stimati di Washington. E se le parole di Blinken rappresentassero una svolta? «Purtroppo il conflitto non riguarda più solo Mosca e Kiev. S’è trasformato in una dolorosa guerra fra Russia e Nato ben più difficile da sanare della vecchia Guerra Fredda. Temo che non finirà così presto. Anzi, se l’offensiva di Kiev riuscirà a spezzare il “land bridge”, il cosiddetto ponte di terra fra Russia e Crimea, portando gli ucraini fino al mare, questi schiereranno lì gli Himars forniti dalla Nato, diventando una seriaminaccia per Mosca e aumentando il rischio di escalation da parte russa ».

L’arrivo dei missili Patriot americani che impatto avrà? «Ancora non sappiamo quando arriveranno, che estensione avranno, dove verranno piazzati. Né quanto ci vorrà ad addestrare gli ucraini affinché siano in grado di usarli in autonomia. Di sicuro contribuiranno a cambiare gli equilibri e infatti i russi sono già furiosi. Ma non possiamo ancora dire come e quando».

Putin ha reagito all’annuncio di quella fornitura affermando di essere pronto a usare nuove armi... «I missili ipersonici Zircon e balistici Sarmat di cui parla da tempo. Sa di non avere, almeno per ora, la capacità militare di una escalation sul terreno. Quello che vuol fare è aumentare la potenza dei danni chegià oggi infligge agli ucraini. La situazione si farà più cruenta».

Il presidente russo ha parlato per la prima volta in pubblico di “guerra” invece di “operazione militare speciale”. Cosa significa? «Inizialmente Putin sperava di liquidare l’invasione in pochi giorni. L’inattesa resistenza ucraina lo ha costretto a fare i conti con la realtà e ammettere come stanno le cose. Non mi sorprende che abbia finalmente usato la parola appropriata. Certo, ha detto “porre fine alla guerra” ma ha subito chiarito: “continueremo a lottare per questo”. Non vedo sorprese o svolte. Ribadisce di voler andare avanti fino a quando non ci si piegherà alle sue condizioni».

Come valuta il viaggio americano di Zelensky, appena concluso? «Quando un anno fa ci offrimmo di evacuarlo con la famiglia rispose “non mi serve un passaggio ma munizioni”. Ora è venuto in America di sua volontà e alle sue condizioni, mostrandosi forte. Può allontanarsi dal suo paese perché il suo governo è stabile, i militari disciplinati e fidati. E pure per Biden è stato importante. Un anno fa tutti dicevano che avrebbe pagato le conseguenze del disastroso ritiro dall’Afghanistan. Oggi è il leader della compatta coalizione antirussa e l’ impegno nei confronti di Kiev ne ha riscattato l’immagine».

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