Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Budapest blocca gli aiuti Ue all'Ucraina Cronaca di Claudio Tito
Testata: La Repubblica Data: 07 dicembre 2022 Pagina: 12 Autore: Claudio Tito Titolo: «Budapest blocca gli aiuti Ue a Kiev ora rischia di perdere i fondi del Pnrr»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/12/2022, a pag. 12, con il titolo "Budapest blocca gli aiuti Ue a Kiev ora rischia di perdere i fondi del Pnrr" la cronaca di Claudio Tito.
Kherson
L’Ungheria blocca gli aiuti all’Ucraina. E ora rischia di diventare la spina più acuminata per il governo italiano. Perché se il caso non si risolverà entro due settimane, i fondi – compresi quelli del Pnrr – destinati a Budapest saranno bloccati. E servirà un voto a maggioranza qualificata in Consiglio. L’Italia, insieme ai Paesi “sovranisti”, potrebbe essere determinante. Giorgia Meloni, insomma, dovrà schierarsi con l’ungherese Orbán o con il resto dei soci fondatori dell’Ue. Un vero intrigo. Fatto di veti e controveti. L’esecutivo magiaro ieri ha bloccato l’adozione da parte dell’Ecofin (i ministri finanziari dell’Ue) del piano di prestiti da 18 miliardi di euro per Kiev. La risposta dell’Ue è stata dello stesso livello: Budapest non riceverà i soldi del Recovery (5,8 miliardi) e saranno congelati i soldi dei fondi di coesione (7,5 miliardi) già sospesi per il mancato rispetto dello Stato di diritto. A questo schema i magiari hanno aggiunto il “niet” alla aliquota minima del 15% per la tassazione delle società, la cosiddetta minimum tax. Lo scontro dunque è durissimo. Gli altri 26 Paesi stanno pensando di procedere comunque con gli aiuti all’Ucraina utilizzando le singole garanzie nazionali. «Le notizie di oggi – ha poi scritto proprio il premier ungherese Orbán - sono fake news. L’Ungheria è pronta a fornire assistenza finanziaria all’Ucraina, su base bilaterale. No veto e nessun ricatto ». A suo giudizio, il punto importante è evitare che si faccia ulteriore debito comune. Per Bruxelles, però, si tratta dell’ulteriore mossa di Budapest per trattare sui fondi e mostrare alla Russia la sua vicinanza. Il tempo stringe. Il Pnrr deve essere approvato entro il 31 dicembre. I fondi di coesione addirittura entro il 19. Di fatto la palla passa al vertice dei leader che si riunirà il 15 dicembre e a una riunione straordinariadell’Ecofin. «Il raggiungimento del compromesso con l’Ungheria – ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti - è fondamentale per sbloccare i fondi europei per l’Ucraina, la tassazione globale minima e ovviamente il Pnrr ungherese. La conclusione positiva della vicenda è oggettivamente nell’interesse di tutti». In effetti in molti stanno cercando una mediazione per evitare che lo stallo. A cominciare dalla Germania. Infatti la Commissione tornerà a valutare le riforme approvate dall’Ungheria per capire se il giudizio sullo Stato di diritto possa essere cambiato. E anche l’Italia è una diretta interessata. Perché, nell’eventuale voto a maggioranza qualificata, sarebbe l’ago della bilancia tra filo-Orbán e gli anti-Orbán. Considerando che già il mese scorso FdI e Lega al Parlamento europeo avevano votato per difendere proprio l’Ungheria. Ma farlo anche al Consiglio, significherebbe entrare definitivamente nella “black list” d’Europa.
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