Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Salta il ponte-simbolo, Russia ancora in difficoltà Commento di Rosalba Castelletti
Testata: La Repubblica Data: 09 ottobre 2022 Pagina: 11 Autore: Rosalba Castelletti Titolo: «'È successa una cosa terribile'. I duri di Mosca sotto shock»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 09/10/2022, a pag.11, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "'È successa una cosa terribile'. I duri di Mosca sotto shock".
Rosalba Castelletti
Putin allo specchio: ecco Stalin
«Niente panico!». Il primo a dirlo, sui suoi profili social, è niente di meno che Mostik, il gatto mascotte del ponte di Kerch che congiunge la Russia alla Crimea. Stesso messaggio di Serghej Aksionov, governatore della penisola che dipende completamente dalla Russia da quando è stata annessa da Mosca nel 2014. Cerca di placare i timori di carenza di cibo e di carburante invitando la popolazione a «calmarsi». Le autorità russe vogliono rassicurare. In tv la notizia dell’esplosione sul ponte-simbolo non è in primo piano. E in serata arrivano le immagini del traffico autostradale ripristinato in tempi record. Un’inchiesta viene aperta, ma nessuna fonte ufficiale azzarda ipotesi. A parte il capo della Duma della Crimea Vladimir Konstantinov che accusa «vandali ucraini». La portavoce della diplomazia Maria Zakharova si limita a stigmatizzare le reazioni occidentali di «natura terroristica». Kiev, dal canto suo, incolpa dell’incidente una resa dei conti interna in Russia. I suoi servizi parlano di purghe nell’esercito, «centro di Mosca chiuso» e inondato di militari. Ma nella capitale non ci sono segni di movimenti di truppe e fonti contattate daRepubblica smentiscono le notizie di arresti come «disinformazione di Kiev». Ma anche se nessuno in Russia punta il dito, le reazionidanno per scontata una matrice ucraina. A partire da Aleksandr Kots, inviato militare diKomsomolskaja Pravda: «La cosa più stupida che si possa fare è rassicurare il Paese che niente di terribile sia successo. È successo». Margarita Simonjan, direttrice diRt, exRussia Today, è ancora più laconica: «E?». Il ponte di Kerch inaugurato da Vladimir Putin a bordo di un camion dopo la rielezione nel 2018 è l’opera fortemente voluta dal presidente per sancire il ruolo geopolitico della Russia capace di riuscire con un’opera di alta ingegneria laddove tutti — dai britannici a fine ’800 a Hitler e Stalin — fallirono, ma soprattutto l’irreversibilità del suo controllo sulla Crimea. Ci si aspetta una risposta. Se l’aspetta l’ideologo Aleksandr Dugin: «Cancellate immediatamente questo malinteso chiamato Ucraina dalla faccia della Terra», dice sulla tvTsargrad. Se l’aspetta il deputato russo Oleg Morozov: «Altrimenti questo tipo di attacco terroristico si moltiplicherà». E persino Leonid Slutskij, capo della Commissione per gli affari esteri della Duma: «La risposta dovrebbe essere dura, ma non necessariamente diretta». C’è chi la dà per scontata. Come Andrej Guruliov, membro della commissione della Difesa della Duma: «Serve sicuramente una risposta forte e la daremo, ma non c’è bisogno di correre». Putin, aggiunge, «sa prendere decisioni forti e ben bilanciate e lo farà». Prima di schiacciare il tanto temuto pulsante rosso, il presidente russo ha ancora altre opzioni per puntare all’escalation. E ieri il ministro Serghej Lavrov ha insistito che «la politica nucleare russa è puramente difensiva». Putin, sostengono esperti militari russi, potrebbe colpire con armi convenzionali i centri governativi oppure infrastrutture strategiche. È quello che chiede il propagandista-in-capo del Cremlino, Vladimir Soloviov: una ritorsione che colpisca «ponti, dighe, linee ferroviarie, centrali elettriche e altre infrastrutture». Un’altra opzione ancora sarebbe colpire i convogli che portano armi a Kiev, ma col rischio di colpire personale Nato e provocare lo scontro diretto. La posta nella partita a poker si fa sempre più alta. Ma non sembra ancora venuto il momento di calare il temuto asso.
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