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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
04.03.2003 E' ora di mandare via Saddam!
Un appello degli intellettuali francesi sull'Irak

Testata: La Stampa
Data: 04 marzo 2003
Pagina: 28
Autore: Pascal Bruckner, André Glucksmann, Romain Goupil
Titolo: «Pacifisti aprite gli occhi»
Riportiamo un articolo di tre intellettuali francesi, Pascal Bruckner, André Glucksmann, Romain Goupil, uscito su Le Monde e riportato da La Stampa martedì 4 marzo 2003.
NEL 1991 chiedevamo alle democrazie di fermare con tutti i mezzi - anche militari, se necessario - i macelli e le pulizie etniche allora inaugurate da Slobodan Milosevic in Croazia. Fummo allegramente contraddetti dagli stati maggiori, dagli esperti e dai governi, per non parlare della maggior parte dei leader politici. Dopo otto anni e 200 mila morti, è proprio un intervento della Nato che permette di rimpatriare un milione di kosovari. Già a quell´epoca i pacifisti ci spiegavano che la spedizione «americana» contro la Serbia avrebbe messo il mondo a ferro e fuoco. Oggi Milosevic è chiamato da un tribunale a dare spiegazioni dei crimini commessi contro l´umanità. Saddam Hussein non è certo meno crudele di Milosevic ed è molto più pericoloso. Demonizzando George W. Bush - «nuovo Satana», «nuovo Hitler», «nuovo Bin Laden» - chi ha manifestato per la pace il 15 febbraio ha dimenticato nelle sue proteste il signore di Baghdad, questo grande ammiratore di Stalin, che da trent´anni schiaccia, tortura e soffoca il suo popolo. Quest´uomo scherza con il fuoco nel cuore di una polveriera mondiale, il Medio Oriente. Sfida la comunità internazionale e insiste a non disarmare francamente e radicalmente. E´ arrivato il momento che lasci la scena. Occorre che il Consiglio di Sicurezza dell´Onu lo costringa a farlo, se possibile pacificamente, ma se non ottempera, militarmente. Di tergiversazione in tergiversazione, più si aspetta, più alto sarà il prezzo per le popolazioni irachene, e più l´Onu si scredita. Come non ricordare il genocidio dei tutsi in Ruanda (1994), compiuto sotto gli occhi di una comunità internazionale passiva? Come non pensare oggi al martirio del popolo ceceno, mentre l´alleanza «morale» franco-tedesca erige la Russia a cantore della pace? Saddam Hussein non è certo l´unico dittatore ma lui, almeno, possiamo metterlo in condizione di non nuocere appoggiando la pressione delle forze anglo-americane alle frontiere dell´Iraq. Sarebbe dannoso ridurre l´attuale crisi a uno scontro franco-americano, mentre i punti di vista dei due Paesi potrebbero essere complementari. Sarebbe calamitoso che Parigi, per vanagloria e cocciutaggine, andasse al veto, con il rischio di rompere la solidarietà occidentale e far vacillare un altro po´ l´Europa (la quale, non dimentichiamo, non si riduce al solo asse Parigi-Berlino). Che Saddam se ne vada, volente o nolente! Gli iracheni, i curdi, gli sciiti ma anche i sunniti respireranno più liberamente e i popoli della regione saranno sollevati. Dopo Milosevic, i Balcani non sono il paradiso, ma vi regna più pace e meno dittatura. Il dopo-Saddam non sarà tutto rose e fiori, ma è meno buio di trent´anni di tirannia, di esecuzioni sommarie e di guerre.
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