Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Addio a Putin, bandiere americane in Armenia Visita ufficiale di Nancy Pelosi
Testata: Il Foglio Data: 20 settembre 2022 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Le bandiere americane in Armenia»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 20/09/2022, a pag. 3, l'editoriale "Le bandiere americane in Armenia".
Nancy Pelosi
Nel fine settimana, Nancy Pelosi, speaker della Camera e terza carica istituzionale americana, ha fatto “irruzione” in Armenia, ovvero nel giardino di Vladimir Putin, con una visita ufficiale. Al passaggio della delegazione americana – che includeva altri tre senatori, due dei quali di origini armene – migliaia di persone sventolavano le bandiere degli Stati Uniti invece di quelle russe. Pelosi ha condannato l’aggressione dell’Azerbaigian della settimana scorsa, definita “fuori legge e letale” per centinaia di civili, che in poche ore sono rimasti uccisi dai bombardamenti azeri. Poi Pelosi ha reso omaggio alle vittime del genocidio armeno a Erevan, in lacrime davanti alla folla che agitava le bandiere degli Stati Uniti ha definito l’Armenia un “partner prezioso per la democrazia e la sicurezza nel Caucaso”. Nel frattempo, nessun commento è arrivato da Mosca. Secondo molti analisti, i russi sono impegnati a salvare la faccia nella disastrosa campagna ucraina, ma ignorare gli altri fronti resta rischioso. Il basso profilo mantenuto da Putin dopo l’aggressione azera della settimana scorsa ha dimostrato agli armeni che non possono più contare sull’aiuto di Mosca per difendersi. Sfruttando questa incrinatura nelle relazioni con la Russia, gli Stati Uniti cercano di spingere Erevan sotto il loro ombrello. La strada non è semplice, se non altro perché i partner europei sono invece i principali clienti dei rivali azeri per il gas e non hanno interesse a esporsi ora contro Baku. I russi poi possono contare su una solida presenza militare nel paese, decidono quando e come fare la pace con gli azeri nel Nagorno-Karabakh, possiedono una fetta enorme dell’economia del paese, costringono Erevan a non avere scelta, se non quella di stare dalla loro parte. Dopo il riconoscimento del genocidio armeno da parte di Joe Biden, fare breccia nel cuore degli irredentisti armeni significherebbe per gli americani dovere garantire soldi e tante armi. Senza queste due condizioni, per Erevan sarebbe impossibile liberarsi dalla morsa russa.
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